“La comunicazione web e televisiva: informazione e giornalismo”, svolto il convegno dell’Ucsi

di WANDA CHERUBINI –

VITERBO – Si è celebrata ieri mattina, presso la sala Mendel del complesso agostiniano della Santissima Trinità, la festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. La mattinata si è aperta con la S.Messa officiata dal Vescovo di Viterbo, Mons. Lino Fumagalli per proseguire con un interessante convegno organizzato dall’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) in collaborazione con l’ufficio comunicazione sociale della diocesi di Viterbo ed il Centro studi criminologici di Viterbo. Dopo l’intervento del Vescovo Lino che ha sottolineato l’importanza  della comunicazione e di “educare i fruitori” dell’informazione, ha preso la parola per un breve saluto, il Padre priore Juray Pigula,  che ha ricordato come la chiesa della SS. Trinità festeggia il 700 esimo anno della Madonna Liberatrice. “Siamo felici che avete scelto questo posto e sarete sempre i benvenuti”. Il direttore dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi, don Emanuele Germani ha ricordato come la ricorrenza della festività di San Francesco di Sales impegna ogni anno ad affrontare un tema diverso e quest’anno si è scelto quello della “comunicazione web e televisiva: informazione e giornalismo”, definendolo “un campo virtuale che coinvolge tutti come persone perché la maggior parte degli individui usa il web per la maggior parte del tempo, diventando parte anche integrante nelle relazioni interpersonali”. Don Emanuele ha quindi ricordato che tra i tanti temi trattati dal Papa per la giornata delle comunicazioni sociali,  all’articolo 2 dice: “Non sempre le storie che girano sul web sono buone. Anziché racconti costruttivi si producono storie distruttive. Abbiamo bisogno di coraggio per accogliere e creare racconti buoni e per respingere quelli falsi e sbagliati. Sono contento – ha concluso don Emanuele- che questo incontro ci darà risposte e spunti interessanti”.

Un saluto la presidente dell’Ucsi di Viterbo, Lia Saraca lo ha poi fatto al direttore del Centro studi criminologici, Domenico Martinelli ed alla direttrice scientifica, Rita Giorgi. E’ iniziato, quindi, il convegno con il primo dei relatori, Saverio Simonelli, presidente Ucsi Lazio, vicedirettore Tg2000, che ha parlato della “Memoria quando il giornalismo diventa racconto condiviso da una comunità”. Simonelli ha evidenziato il messaggio totalmente rivoluzionario del Papa che prende in considerazione la notizia e il racconto. Ha poi affermato: “Sul web l’attenzione  alla pagina non supera un minuto, in televisione non più di un minuto e mezzo. Non c’è nulla di più contraddittorio tra dare la notizia e cercare di trarne un racconto. Dobbiamo puntare alla partecipazione attiva dei nostri utenti. Il messaggio del Papa ci dice che bisogna tessere storie, bisogna immergere le persone nelle storie, farli immedesimare. Il Papa prosegue dicendo che l’uomo è un essere narrante perché è un essere in divenire. Il Papa ci invita a raccontare storie positive perché con una trama si possono  costruire rapporti e una comunità veramente solidale. Il Papa ancora ci dice che narrare le storie è come accumulare energie creative che ci fanno riscoprire umani. L’empatia dovrebbe essere il fine ultimo per fare informazione, dando soprattutto dignità alle storie dell’altro. Nessuno è una comparsa nella scena del mondo”.

E’ stata, quindi, la volta di Fabio Bolzetta, presidente associazione dei WebCattolici  Italiani (WeCa), che ha trattato il tema del “Giornalismo tra la televisione e il web”. Bolzetta ha spiegato come la riflessione parta dall’esercizio quotidiano del mestiere di giornalista e su come le nuove tecnologie abbiano cambiato il lavoro del giornalista. Ha poi portato ad esempio un’indagine svolta su come la Chiesa viene rappresentata sulla stampa. “Si è visto che si sono pubblicati 13779 articoli dal 1 marzo 2017 al 28 febbraio 2019- ha detto Bolzetta- Siamo in un anno in cui il tema dell’immigrazione era molto sentito, come oggi. Si è scoperto come su certi temi lo spazio che viene concesso sulla carta stampata sia diverso da quello del web, ovvero lo stesso tema trova un posizionamento diverso. Le nuove tecnologie hanno cambiato e ucciso la produzione di contenuti informativi. Le nuove tecnologie hanno sì semplificato il nostro lavoro però sarebbe banale fermarsi a ciò, perché lo hanno articolato in una maniera nuova.  A tutti noi viene chiesto di produrre più contenuti nel minor tempo. In Italia esistono 112 milioni di schermi, ma soltanto 42  milioni sono televisori. La televisione continua ad avere un primato informatico, ma nelle ultime elezioni politiche gli elettori dei 5 Stelle hanno dichiarato che il web è stata la principale fonte informativa. Esiste un format che in tv negli anni non è mai cambiato ed è quello del telegiornale. Ma c’è però una grande differenza rispetto al passato: una volta il servizio giornalistico finiva con la messa in onda, oggi non è così, visto che dopo la tv scivola nel web.  Inoltre, oltre la metà degli italiani che cercano sul web le notizie lo fa attraverso i social media ed i motori di ricerca. Il nostro lavoro, quindi, è un mestiere artigiano che trova sempre nuove competenze e uno sforzo di categoria di riposizionamento”. Ha poi parlato della WeCa Web Cattolici , nata a Roma, e come abbia creato un tutorial su chiesa e internet e fatto qualche cenno al libro scritto a due mani con Angelo Romeo. E’ stata, quindi, la volta di Angelo Romeo, docente di Sociologia all’Università di Perugia, che ha parlato del “giornalismo tra televisione e web”, prendendo a spunto il libro in questione, intitolato “Il giornalismo fra televisione e web”. “E stato scritto da persone diverse in termini di competenze – ha spiegato Romeo –  Viviamo in un’epoca in cui tutti pare siamo giornalisti. Tutti possono accedere alla rete, ma questa democratizzazione ha creato un po’ di eccesso”. Romeo ha poi posto l’accento sulla “notiziabilità” e le fakenews, sottolineando l’importanza dell'”educazione all’informazione”. Ha poi aggiunto: “Oggi si parla di comunicazione tout court e di differenziazione tra comunicazione digitale e quella dei mezzi tradizionali. Quello che è cambiato è il modo  in cui vengono diffusi i contenuti. La rete non dovrebbe essere uno spazio a sé che trova poi conferma sulla stampa e la tv, ma deve offrire serietà di  trasmettere contenuti e non  avere a che fare con bufale a più non posso. Tutto ciò è disarmante. Si deve parlare di educare all’uso della rete. La scuola si dedica all’acquisto di contenuti informatici, di strumenti, ma non è quella dell’educazione all’uso di questi sistemi. Il mondo digitale è un mondo in cui tutti possono andare ad intaccare le professioni. Cosa fa quindi il giornalismo? Il giornalismo, come tutte le comunicazioni, è in continua innovazione.Il rischio è che a volte ci facciamo sopraffare dal digitale. Ma la macchina non potrà mai sostituire l’essere umano. Dobbiamo guardare alla rete come strumento che ci aiuti e non complichi la vita”-

Infine,il direttore dell’area giornalismo e componente del comitato scientifico del Centro per gli studi criminologici, Domenico Martinelli ha parlato del Csm, quale centro di formazione superiore e della formazione che viene offerta anche ai giornalisti con approfondimenti di cronaca, critica, satira e diritto all’oblio.  Ha, infine, parlato della rivista scientifica “Eunomica” nata nell’ottobre del 2018.  Dopo alcuni interventi, la giornata si è conclusa con un piacevole pranzo conviviale.

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