“La comunità che accoglie”: il convegno della Caritas diocesana oggi a Viterbo (VIDEO)

di WANDA CHERUBINI-

VITERBO- “La comunità che accoglie, azioni innovative e politiche sociali a supporto della fragilità” è il titolo dell’interessante convegno svoltosi questa mattina presso la sala Mendel del convento della SS. Trinità dei padri agostiniani, organizzato dalla Caritas e la diocesi di Viterbo. Luca Zoncheddu, direttore della Caritas diocesana di Viterbo, ha aperto i lavori, ricordando come questo incontro nasca a ridosso della Giornata mondiale dei poveri e come si celebri oggi la giornata mondiale dei diritti dei minori. “Stiamo vivendo un tempo particolare di fragilità dove è cambiato qualcosa: viviamo dentro una crisi economica, con una pandemia che ha aperto squarci sulla fragilità e nonostante l’immissione cospicua delle risorse anche da parte della Comunità europea, ci troviamo oggi con una povertà che continua ad essere presente e crescente – ha evidenziato- Il report presentato pochi giorni fa a Roma fa vedere come il tema della fragilità impatta non con tantissimi nuovi poveri, ma c’è una cronicità assoluta alta (una persona su 10 in Italia vive nella povertà assoluta) e poi si è assottigliata tantissimo quella condizione di fragilità”.  Ha preso, quindi, la parola il Vescovo di Viterbo, Orazio Francesco Piazza, che ha affermato: “Mi voglio muovere su un crinale che è quello della comunità che accoglie e sull’altro che è quello del germoglio di futuro. La comunità per poter accogliere deve avere consapevolezza di essere comunità, ristrutturare le trame sociali è fondamentale perché il cancro sociale è proprio quello dell’indifferenza e della distanza.  Noi siamo preoccupati di tante cose e la prima è quella di ricostruire la trama sociale, capace di raccoglie ed integrare nel rispetto delle diversità, ma capace di vivere le differenze. La coscienza sociale è decisiva. Ho voluto il Polo sociale al centro della città soprattutto per integrare nel polo sociale una serie di servizi, tra cui anche la formazione alla sensibilità sociale politica, comincerò un corso. C’è oggi qui con noi don Paolo,  vicario episcopale per la socialità. Sicuramente da parte nostra l’impegno deve essere forte. L’isolamento non è mai produttivo, moltiplica le problematiche, che possono toccare la sicurezza, la degradazione sociale (pensiamo alla povera ragazza uccisa, Giulia). Affinché tali tragedie non possano più avvenire deve crescere la struttura culturale, quel controllo sociale di una volta che aveva una radice morale, la responsabilità comunitaria. Solo così possiamo rispondere a questo diagramma della povertà che purtroppo va crescendo. E’ inevitabile prima ancora di parlare di giustizia e ingiustizia della povertà. La povertà è comunque frutto di uno squilibrio e la comunità che cresce compensa, attraverso la mutualità, attraverso voi volontari, quello che purtroppo nel nostro tempo è diventato uno stile di vita di cui non ci accorgiamo più:  ci accorgiamo di quello che stiamo vivendo solo nelle tragedie. L’accoglienza deve essere incondizionata, ma accurata. Non possiamo accogliere e lasciare per strada. Secondo crinale quello del germoglio: la carità è la risposta concreta perché quel germoglio dia futuro, la dignità che permette il futuro. Per far crescere questo germoglio, dice Isaia, bisogna mettere le mani tra le spine. Un futuro può germogliare attraverso le piccole gocce di sangue di chi dirada le spine. Anche il report diocesano ci dice che l’incremento delle povertà è evidente, ma sono convinto che attraverso opere sinergiche  su tutto il territorio si possa almeno dare un piccolo gesto che permette alle persone di poter sperare. Impariamo a sorridere all’altro e da lì nasce tutto”.

E’ stata quindi illustrata, tramite slide,  l’analisi dei dati sulla fragilità a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse. Nello specifico è stata posta l’attenzione sulla mensa sociale della Caritas diocesana, aperta tutti i giorni l’anno, compresi i festivi con il pasto inteso come occasione di relazione, per stabilire un rapporto di fraterna accoglienza. La mensa è nata nel 1995. Nel 2022 ha erogato 19839 pasti con una media di 64 pasti giornalieri. Nel 2023, fino ad oggi, ha erogato 25001 pasti con una media di 74 pasti giornalieri ed una media mensile di accessi servizi doccia/lavanderia di 40, contro i 64 del 2022. Un altro servizio illustrato è “Tenda” il centro di accoglienza notturna, che fornire un ripara durante la notte alle persone in situazioni di temporanea emergenza abitativa. Il servizio è nato nel 2000. Nel 2022 ha ospitato 93 persone per 1901 pernottamenti e 13 pernottamenti giornalieri. Nel 2023 ha accolto finora 87 persone per 1467 pernottamenti e 10 pernottamenti giornalieri. Inoltre, è stato illustrato il progetto “Orti solidali”, nato nel 2016 nel quartiere di Santa Barbara, destinato a persone che vivono in condizione di povertà o stanno attraversando  un periodo difficile.  Gli ortisti sono 45 ed ogni orto ha un’estensione di 80-10 metri. Il valore economico prodotto è di 10 mila euro l’anno.

Inoltre, è stato presentato il progetto “Abitiamo”, condividere la quotidianità e trovare benessere, che attualmente coinvolge 21 ragazzi. La Caritas diocesana fornisce spazio agli studenti, un’abitazione con una filosofia di reciprocità: mettersi a disposizione dei progetti Caritas come volontari. Al momento sono state spese oltre 2 mila ore nel servizio Caritas e realizzati 11 stage formativi.  Infine, è stato evidenziato il progetto “S-Nodi”, che ha come obiettivo quello di trasformare i luoghi in comunità per il contrasto alla povertà educativa. Sono stati realizzati uno spazio famiglia di ascolto, una biblioteca di quartiere, 32 realtà coinvolte nella rete, oltre 60 adulti beneficiari delle attività, oltre 120 minori beneficiari delle attività e 832 ore di volontariato per l’animazione di comunità.

Si è, quindi, aperto il dibattito con il neo prefetto di Viterbo, Gennaro Capo. “La Prefettura non è soltanto un ufficio di ordine e sicurezza. I temi del sociale giocano un ruolo fondamentale”. Il prefetto si è detto disponibile ad avviare insieme dei progetti là dove la Caritas e la Curia dovessero ritenerlo utile. “C’è una grande varietà d’offerta nei progetti che avete presentato oggi – ha aggiunto il Prefetto – E’ giusto che sia così perché dall’ascolto della popolazione capiamo quali sono i bisogni e l’attività di accompagnamento fa capire che ci può essere un futuro. Ma è necessario che ci sia una rete: non si può lasciare esclusivamente nelle mani del volontariato questo discorso fondamentale. Vi sono vari attori che devono agire. Importante che le istituzioni tutte attuino anche loro una strategia che vada nella stessa direzione in cui Caritas e mondo del volontariato stanno lavorando”.

Ha preso, quindi, la parola l’assessore comunale ai servizi sociali Patrizia Notaristefano, che ha evidenziato l’importanza di fare rete. “Ho proposto in tema di povertà quello che diventerà un percorso sul recupero alimentare e gli incontri già stanno avvenendo con varie realtà che lavorano sul territorio. Vogliamo però essere facilitatori di un percorso che superi le individualità perché insieme possiamo realizzare molto di più. Il tavolo sugli sprechi alimentari che abbiamo messo insieme con l’ateneo viterbese ci permette di capire dove e come si possono recuperare alimenti per fornire cibi freschi a km zero. E’ un lavoro ambizioso, ma siamo sicuro che andrà a vantaggio di tutte quelle realtà che hanno difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena. Sollecito la partecipazione ai tavoli distrettuali”.

La consigliera comunale Luisa Ciambella ha detto: “Questo incontro credo sia stato voluto per lanciare un allarme a tutti sul momento complicato che stiamo vivendo. Nel 2016, come assessore al bilancio del comune di Viterbo, ricevemmo dal Vescovo Fumagalli un appello simile. Il comune di Viterbo storicamente, con fondi propri, investe  sulla povertà tra i 170 e 180 mila euro l’anno, considerate che i fondi del comune di Viterbo si aggirano intorno ai 6-8 mln di euro di fondi propri, quindi, si tratta dell’1 per cento circa. A questo fondi noi faticosamente aggiungemmo 60 mila euro. Credo che il corso di cui il Vescovo parlava ce lo dovrebbe sollecitare come classe dirigente perché troppo spesso ci si trincera dietro la burocrazia. Tutte le istituzioni dovrebbero fare rete, stabilendo una quota x negli anni di fondi di bilancio. Papa Francesco ci parla della povertà come scandalo. Lo scandalo secondo me è nell’egoismo di tutti. Quello che posso fare come modesto consigliere di minoranza è quello di sollecitare gli altri colleghi ad approvare un ordine del giorno per stabilire una percentuale progressiva del bilancio sociale del Comune affinché queste risorse possano essere destinate a queste attività. Poi però dobbiamo capire come si fa: c’è il rischio che gli amministratori siano presi da un altro tipo di cancro, quello di dire che non facciamo il nostro dovere perché il bene comune è al centro, ma lo facciamo per cortesia, perché gli altri sono in uno stato di bisogno e se lo devono ricordare nel momento opportuno. Forse il Vescovo dovrà farci un corso pure su questo. Dobbiamo trovare, quindi, il modo di coordinarci, c’è bisogno di una rete”.

E’ stata poi la volta del consigliere regionale Enrico Panunzi, che sulla povertà ha detto: “E’ un problema strutturale. Uno degli elementi più altamente positivi è quello di comunità. Il problema si risolve se una comunità viene permeata da questo spirito. I problemi  sono di una comunità. Oggi viviamo una vita di fretta, non abbiamo tempo di aspettare chi cammina più piano. Poi c’è la diatriba tra intervento statale e privati. Noi abbiamo tonnellate di cibo al giorno che vanno al macero e in un momento di grande esagerazione ci permettiamo di spendete circa 100 miliardi di euro in due anni per una guerra. Qui c’è l’assunzione di un problema primario. Il divario di chi ha sempre di più e chi ha sempre di meno si sta allargando”. Ha poi elogiato i progetti Caritas assicurando la massima disponibilità.

La consigliera comunale Alessandra Troncarelli ha sottolineato: “Il volontariato da solo non può farcela. La Caritas non può essere considerata come proprietà privata, ma qualcosa che fa del bene alla città. Servono risorse economiche. Come ex assessore alla regione Lazio abbiamo portato avanti con Panunzi tante battaglie disarmati e forse siamo stati l’unica amministrazione che invece di fare tagli su sanità e sociale ha invece garantito quelli che sono i livelli essenziali delle prestazioni socio-assistenziali. Sicuramente la co-programmazione e la co-progettazione sono fondamentali e noi abbiamo co-progettato e co- programmato le risorse dei fondi ministeriali  e regionali e negli ultimi tre anni parliamo di 163 milioni di euro arrivati per la Regione Lazio sul tema della povertà. Più di 50 milioni di euro l’anno e ci sono state linee  di intervento fondamentali, tra cui l’attivazione dei lavori di pubblica utilità. E’ vero che dobbiamo superare il principio dell’assistenzialismo,  ma serve arrivare a dama, ovvero restituire la dignità ad ogni singola persona con il lavoro”.

Il Vescovo Piazza ha voluto, quindi, sottolineare come la metà del bilancio della diocesi sia tutto dedicato alla carità.

Infine, Martino Rebonato del Ceis ha evidenziato come sia fondamentale conoscere di più chi è povero, programmare meglio e realizzare i progetti nei tempi giusti.

Sara De Luca della Cisl ha ribadito la vicinanza del sindacato ai progetti di solidarietà, mentre Sergio dell’Arci ha evidenziato l’importanza di saper cooperare.

La giornata si è conclusa con l‘inaugurazione del centro di ascolto e polo sociale diocesano in via S. Maria in Volturno e con l’inaugurazione e la benedizione della mensa sociale da parte del vescovo Piazza.

 

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