di ANNA MARIA STEFANINI-
VITERBO- È sabato. Dopo una settimana di studio o lavoro, i ragazzi vogliono divertirsi.
Che fare in una città di provincia come Viterbo? Dopo le “vasche” pomeridiane al Corso o ai centri commerciali, scatta l’ora dell’apericena. Giovani, giovanissimi e adulti si danno appuntamento nei diversi bar della nostra bella città.
Un prosecco o un coctail e ha inizio la sera del “sabato del villaggio”.
Prima della pizzettata fra amici, è di moda ormai l’apericena, addirittura, in alcuni casi, “rinforzato” con ogni ben di Dio, servito su piattini singoli al posto del tradizionale buffet, sconsigliato in tempi di Covid.
A proposito del Coronavirus e del numero dei casi in aumento, si reagisce ora con indifferenza, vista l’esasperazione alla quale hanno portato le restrittive norme di qualche tempo fa, delle quali tutti abbiamo subito le conseguenze, soprattutto a livello psicologico.
Ieri sera, c’è stata l’apertura di un nuovo locale sulla Tuscanese: file di ragazzi attendevano il loro turno per entrare, in una serata fortunatamente non troppo fredda. Sandro Gentili, storico organizzatore di eventi viterbesi e ideatore e promotore di “locali storici”, controllava che tutto fosse a posto.
Molti giovani anche al Theatro, al Nova e negli altri locali da ballo del capoluogo.
Prima della pandemia, le discoteche della Tuscia erano 12. Dopo la mannaia del virus e della chiusura prolungata, alcune non hanno riaperto.
Ora però, soprattutto fra i ragazzi, ma anche fra separati e single, ci sono il desiderio di normalità e tanta voglia di uscire, almeno il sabato sera.
L’età media di chi frequenta locali da ballo si è molto abbassata e spesso vorrebbero entrare in discoteca alcuni giovanissimi non maggiorenni, con il benestare di genitori spesso assenti o distratti.
Quando escono dal ballo e, spesso, dallo “sballo”, alcuni giovani vengono presi talvolta dal raptus di compiere atti vandalici inspiegabili.
Questi e altri sono gli effetti collaterali della febbre del sabato sera.
