La festa di Juppiter al Campidoglio, tra amici e 200 ragazzi

ROMA – Centomila ragazzi all’anno che, da tutta Italia, partecipano a laboratori artistici, attività educative, sportive e a qualunque altra iniziativa per esprimersi, condividere e crescere. Un legame con le scuole, le comunità e i territori che dura da trent’anni ininterrotti, ricorrenza che era d’obbligo festeggiare.

Era il 1992 quando l’associazione di promozione sociale Juppiter apriva la sua sede a Capranica (Viterbo), come centro giovanile della Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi. Un luogo pensato per bambini e adolescenti, con un’attenzione particolare ai disabili, per non lasciarli soli nel tortuoso cammino della crescita e per accompagnarli attraverso lo sport, la musica, la comunicazione, il volontariato.

Oggi Juppiter ha spento le sue 30 candeline al Campidoglio, in un anniversario-evento intitolato – parafrasando Jannacci – “Trent’anni senza andare fuori tempo”, che è stato anche l’occasione per presentare il primo libro di Juppiter edizioni, “Piccole storie nella pancia di Dio”. A fare gli onori di casa, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che si è soffermato su uno dei tratti distintivi dell’associazione: l’inclusività. “Bisogna essere capaci di partire prima dai fragili e mettersi nei loro panni: tutti noi staremmo meglio – ha detto Gualtieri -. C’è bisogno di corpi intermedi che pratichino inclusione e valorizzazione dei giovani. Intorno al mondo della scuola c’è tanto da fare, c’è da diffondere un’idea contagiosa per rendere la città più bella. Per questo oggi dico a voi di Juppiter: benvenuti a Roma, città inclusiva dove spero potremo praticare insieme inclusione e valorizzazione”.

Duecento ragazzi – una piccola rappresentanza dei tanti che partecipano alle iniziative di Juppiter – hanno ballato e cantato alla Sala della Protomoteca. Una festa per i giovani e per gli amici di sempre dell’associazione, intervenuti da remoto e in presenza. Tra i nuovi amici, presente in Campidoglio, la giornalista del Tg1 Valentina Bisti, che ha letto due storie tratte dal libro. L’inviato di Avvenire, Pino Ciociola, ha lanciato l’idea di dare vita al giornale di Juppiter, e il regista e conduttore televisivo Pif, che ha mandato un video messaggio, si è detto “stupito fin dal primo incontro con l’associazione dalla cura nei dettagli in ogni iniziativa, oltre che dai contenuti. Sono stati i primi a riconoscermi un premio per il mio lavoro”.

Don Mazzi scherza sul “mistero del nome”: “Non saprò mai perché l’avete chiamata Juppiter, ma pazienza. È nata spontaneamente e naturalmente: oggi raccoglie a 360 gradi il mondo dei giovani. È la bellezza di quello che chiamiamo terzo settore e che io ho sempre chiamato speranza. Ogni ragazzo è un seme, ma il seme è un mondo unico e grande, un mistero infinito di bellezza, un pezzo di Dio”.

Se trent’anni sono passati “senza andare fuori tempo”, un motivo ci sarà. “Il segreto credo sia nelle parole di Don Mazzi, quando ci dice che ogni tre anni dobbiamo rifare tutto nuovo, ripensare da capo le attività e l’approccio con i ragazzi: forse è così che riusciamo sempre ad avvicinarci a loro – dichiara Salvatore Regoli, presidente dell’associazione Juppiter -. Siamo fortunati perché sogniamo cose belle, ci incontriamo e ci abbracciamo, cosa che per qualche anno non abbiamo fatto e dobbiamo tornare a fare. Dobbiamo riconquistare la pulizia degli abbracci, come ci insegnano i giovani ogni giorno”.

 

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