La Giornata dell’Economia. Il rapporto stilato dalla Camera di Commercio Viterbo-Rieti per capire l’andamento economico dell’Alto Lazio

di LUCA BERNARDINI-

VITERBO – Questa mattina, alle ore 10.30, presso la Sala Riunioni della Camera di Commercio di Viterbo in Via Fratelli Rosselli n.4, ha avuto luogo la “giornata dell’economia”, una conferenza voluta dalla stessa Camera di Commercio per esporre il resoconto economico dell’asse Viterbo-Rieti.

Come affermato al principio da Paola Cuzzocrea, questo incontro “è il primo rapporto economico dell’Alto Lazio”. Secondo la Dottoressa, “per avere un riscontro ottimale bisogna ragionare in termini sinergici, soprattutto con l’utilizzo dei dati a disposizione”.

L’idea della Dott.ssa Cuzzocrea, ovvero quella di fare una squadra comune tra le città di Viterbo e Rieti, è stata ripresa anche dal Presidente della Camera di Commercio Domenico Merlani. Con il suo intervento l’attenzione si è spostata sui reali valori di alto livello economico delle due città laziali: l’elevata importanza del settore agricolo, secondo Merlani, “deve continuare a creare bisogni, come ha sempre fatto nel tempo”.

“Il periodo del 2021 è stato altalenante dal punto di vista economico”, così il Presidente Merlani ha continuato il suo intervento, confermando successivamente che il lavoro politico svolto sia stato proficuo e fondamentale per la ripresa economica territoriale e nazionale.

Nonostante questo entusiasmante innalzamento, Merlani ha confermato come tutto questo lavoro abbia trovato una nuova difficoltà con l’inizio del conflitto russo-ucraino. “La guerra ha riportato giù la crescita delle materie prime, proprio per questo è di fondamentale importanza mettere tutti al corrente dei dati ufficiali di andamento economico del luogo”.

Secondo il Presidente della Camera di Commercio, oltre alla problematica economica scaturita dal conflitto bellico, l’Italia e tutti i paesi dell’Unione Europea dovranno risolvere anche il vertiginoso aumento dei tassi d’interesse, fenomeno già avvenuto in territorio americano e probabile questione d’interesse europea. “Il Pnrr sarà una delle soluzioni migliori per risanare l’economia delle piccole e delle grandi realtà, tuttavia il Piano dovrà sconfiggere tutte le varie problematiche causate da tutti quei cavilli burocratici presenti nel Belpaese”.

Oltre all’argomento Pnrr, gli argomenti d’interesse della Camera di Commercio sono, secondo Merlani, la Digitalizzazione e il turismo. Per quanto riguarda il primo punto, la Camera si è attivata per creare convenzioni, anche con l’appoggio di Roma, per un’effettiva messa in opera di questo innalzamento tecnologico della società.

Per quanto riguarda l’argomento turismo, il Presidente ha affermato come la Camera di Commercio creerà, sia nel territorio viterbese che in quello reatino, degli sportelli per i contributi per tutti i settori turistici delle zone, settori che “più di tutti hanno bisogno di un riconoscimento nazionale per il valore economico che portano nelle nostre realtà”.

Durante la conferenza si è anche discusso della questione forza-lavoro. Come affermato anche da Merlani, specialmente tra le donne e i giovani, la problematica del lavoro è “tristemente viva e presente nel territorio dell’Alto Lazio”. Per cercare di risolvere tutto questo, il Presidente della Camera di Commercio ha asserito che “bisogna aiutare i giovani a farli partecipare a dei corsi di specializzazione in modo tale da renderli ancora più appetibili sul mercato del lavoro”.

Concludendo il suo intervento, il Presidente ha passato la parola a Francesco Monzillo, Segretario Generale della Camera di Commercio Viterbo-Rieti, il quale ha esposto il Rapporto economico con delle diapositive. Con il PowerPoint trasmesso è stato possibile capire la grande somiglianza tra la città di Viterbo e la città di Rieti, ambedue realtà importanti ma messe ai margini della situazione economica regionale e nazionale.

Come infatti si nota dai dati, il PIL viterbese e reatino faticano a raggiungere i livelli della Regione Lazio e dell’intero territorio nazionale. Per capire meglio tutto questo basta leggere i dati della ricchezza pro-capite, Viterbo raggiunge un livello di 19.331 € e Rieti 17.271 €, mentre il livello nazionale corrisponde a 25.545 €.

Dal punto di vista della potenza agricola, Viterbo continua ad essere una grande potenza economica, superando anche la città di Rieti. Anche i dati sul turismo denotano una vittoria schiacciante del viterbese, spinto anche dalle numerose attrazioni di livello nazionale ed internazionale come la Macchina di Santa Rosa. Tuttavia, per quanto riguarda tutti gli altri servizi che compongono la città, il territorio reatino ha dei valori più alti del viterbese, dimostrando come si debba lavorare in maniera costante per tenere alto il livello economico di una città.

Di seguito qualche dato del rapporto: L’andamento demografico dell’imprenditoria italiana nel 2021 riflette le conseguenze della pandemia da Covid-19, mostrando a livello nazionale un saldo negativo tra il numero di nuove imprese iscritte e quello delle imprese cessate nell’anno pari a meno 11.840 unità, con un tasso di crescita rispetto all’anno precedente del -0,20%.
Anche nel Lazio si riscontra nel 2021 un saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni, che risulta essere
pari a meno 44.049 unità, con un tasso di crescita in relazione al 2020 del -7,17%.
Invece, per quanto riguarda il movimento anagrafico delle imprese delle province di Viterbo e di
Rieti, si evidenzia una situazione leggermente positiva nel 2021, a differenza del contesto nazionale
e regionale.
Nella provincia di Viterbo, nel 2021, si è registrato un movimento anagrafico con un saldo positivo
di 313 unità, al netto delle cancellazioni d’ufficio che non sono correlate a fenomeni economici ma
esclusivamente amministrativi, con un tasso di crescita del +0,82% rispetto all’anno precedente.
Anche la provincia di Rieti mostra un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni nel 2021 pari a 128
unità, al netto delle cancellazioni d’ufficio, con lo stesso tasso di crescita del viterbese e cioè del
+0,82% rispetto al 2020.
La Tuscia arriva a contare 38.232 imprese registrate, mentre la provincia di Rieti ne conta 15.659, a
fronte di 614.26 registrate nel Lazio e 6.067.466 registrate in Italia. Le imprese attive a Viterbo sono 33.403, a Rieti risultano 13.496. Nel viterbese le iscrizioni sono state 2.031 nel 2021 (erano state 1.823 nel 2020), che generano un tasso di natalità del 6,08%; nel reatino sono state 909 nel 2021 (813 nel 2020), che generano un tasso di natalità del 6,74%, mentre le cancellazioni sono state 1.718 (erano state 1.743 nel 2020) a Viterbo, con un tasso di mortalità del 5,14% e a Rieti 781 nel 2021 (685 nel 2020) che generano un tasso di mortalità del 5,79%.
In questo contesto occorre sottolineare che il numero di imprese di un settore oltre che delle iscrizioni e cessazioni può risentire anche dei cambiamenti di attività. La variazione nello stock del numero di imprese di un determinato settore consente meglio, rispetto al semplice saldo tra iscritte e cessate, di rilevare la presenza di un processo di crescita o riduzione dei settori di attività.

I settori più numerosi in termini assoluti e in ordine di peso sul totale delle imprese registrate in
ciascuna provincia sono l’agricoltura (con un peso del 30,7% per Viterbo e del 23,7% per Rieti), il
commercio (20,6% nel viterbese e 19,1% nel reatino), le costruzioni (13,4% a Viterbo e 16,7% a
Rieti) ed i servizi di alloggio e ristorazione (6,4% nella Tuscia e 7,5% nel reatino) e le attività
manifatturiere (5,2% a Viterbo e 6,1% a Rieti).
Se si analizzano i singoli settori a livello provinciale nell’anno 2021, relativamente al comparto
agricolo, nella provincia di Viterbo si è registrata una lieve diminuzione delle imprese registrate, con
una variazione annua dello stock delle imprese agricole pari al -0,1% circa, mentre nella provincia di Rieti si è riscontrata una diminuzione leggermente più accentuata delle imprese agricole, con una
variazione annua dello stock del -0,5%.
Anche le imprese appartenenti al settore del commercio, sia quelle viterbesi che quelle reatine,
subiscono nel 2021 un leggero calo, rispettivamente una variazione annua dello stock negativa e pari al -0,8% per le prime e del -0,1% per le seconde.
Il settore delle costruzioni, invece, segna nel 2021 un discreto rimbalzo, sia per Viterbo che per Rieti, spinto in gran parte dai bonus e dagli incentivi introdotti dal Governo proprio per rivitalizzare questo settore, con una crescita dello stock del +4,1% per la Tuscia e del +3,8% per il reatino.
Le imprese di servizi di alloggio e ristorazione crescono a Viterbo (variazione dello stock positiva,
pari a +1,8%), mentre subiscono una lieve contrazione a Rieti (variazione dello stock pari a -0,4%).
Le aziende manifatturiere continuano a calare nel 2021, sia nella Tuscia che nel reatino, seppur
rimangono ancora uno dei settori più rappresentativi dell’economia dei due territori. A Viterbo si
registra una loro diminuzione dello stock pari a -1,9%, mentre a Rieti del -2,0%.
Molto positiva la variazione annua dello stock per le attività immobiliari (+4,2% a Viterbo e +2,8%
a Rieti), così come le attività di noleggio, agenzie di viaggio e quelle di supporto alle imprese (+3,5% a Viterbo e +5,4% a Rieti).
Il settore delle attività finanziarie e assicurative vede nel 2021 una variazione dello stock negativa
nella provincia di Viterbo (-1,6%), mentre nella provincia di Rieti si registra una variazione dello
stock positiva (+1,2%).
Risulta in crescita il settore della sanità a Viterbo (con una variazione dello stock del +5,8%), ma non a Rieti (-0,6%) e aumentano la propria base imprenditoriale le attività professionali, scientifiche e tecniche (+3,4% a Viterbo e +12,3% a Rieti), anche se il peso economico di questi ultimi due comparti citati è molto marginale nel contesto economico provinciale.

Il manifatturiero
Le province di Viterbo e di Rieti non presentano una particolare vocazione industriale, come si evince dall’incidenza percentuale del settore manifatturiero nei rispettivi territori provinciali. Infatti, il peso medio di questo comparto nel 2021 per la provincia di Viterbo è pari al 5,4%, a Rieti risulta essere il 6,1%, percentuali che risultano essere entrambe più o meno in linea con il dato regionale (per la regione Lazio il settore manifatturiero costituisce il 5,1% del totale delle imprese), ma leggermente inferiori rispetto al valore rilevato a livello nazionale (8,9% per l’Italia nel 2021).
Nonostante ciò, all’interno di questo ampio settore troviamo una importante tradizione manifatturiera legata in parte a concentrazioni produttive, come nel caso del distretto della ceramica di Civita Castellana, che riveste un ruolo importante nelle dinamiche economiche locali. Altra concentrazione di rilievo risiede nell’industria alimentare collegata in parte alle risorse dei territori delle due province e sicuramente alla loro vocazione agricola.
Nel complesso, proprio il comparto della lavorazione alimentare, bevande comprese, è il settore che
conta il maggior numero di aziende nel 2021, sia nella provincia di Viterbo (con 435 imprese, pari al
21,7% delle aziende registrate tra tutte quelle del comparto manifatturiero provinciale) che nella
provincia di Rieti (217 imprese che rappresentano il 22,8% sul totale del comparto). Seguono le
imprese impegnate nella lavorazione dei prodotti in metallo (17,6% nel viterbese e 18,7% nel reatino), l’industria del legno e della fabbricazione di mobili (13,5% per Viterbo e 15,8% per Rieti) e l’importante settore della lavorazione dei minerali non metalliferi (11,9% nella Tuscia e 6,2% nel
reatino) che contiene l’industria ceramica per lo più localizzata nel Distretto di Civita Castellana.
Questi quattro comparti mettono in luce la presenza di un sistema manifatturiero fortemente
concentrato. Osservando le variazioni nel tempo del numero di imprese per settore, occorre rilevare
un aumento nell’incidenza dell’industria alimentare e delle bevande, che nel viterbese è passata dal
20,2% del 2011 al 21,7% del 2021, mentre a Rieti dal 19,2% del 2011 al 22,8% del 2021. Per la
provincia di Viterbo si rileva un leggero calo nel settore della fabbricazione dei prodotti della
lavorazione dei minerali non metalliferi, che in quest’ultimo decennio è stato oggetto di
ristrutturazione industriale (12,4% nel 2011 a fronte del 11,9% nel 2011). Sia per la provincia di
Viterbo che per quella di Rieti, si riscontra una contrazione del settore dell’industria del legno e
fabbricazione di mobili, che è passato dal 16,2% del 2011 al 13,5% del 2021 nella Tuscia e dal 17,7% del 2011 al 15,8% del 2021 nel reatino). Il comparto della fabbricazione di prodotti in metallo, invece, segna una leggera ripresa nella provincia di Viterbo (dal 17,1% del 2011 al 17,6% del 2021) e un calo nella provincia di Rieti nello stesso arco temporale (dal 20,0% del 2011 al 18,7% del 2021).

Le imprese artigiane
Dopo alcuni anni in cui le imprese artigiane hanno subito un graduale e costante ridimensionamento, non solo a livello provinciale ma anche regionale e nazionale, il loro numero nel 2021 è tornato a salire, almeno per quanto riguarda le province di Viterbo e Rieti. Al 31 dicembre 2021 le imprese artigiane registrate risultano essere 7.366 nel viterbese (in crescita del +2,3% rispetto al 2020) e 3.538 nel reatino (in aumento del +1,5% rispetto all’anno precedente).
I settori in cui si concentra il maggior numero di imprese artigiane sono, per quanto riguarda la
provincia di Viterbo, quello delle costruzioni con 3.496 imprese che rappresentano il 47,5% del totale delle imprese artigiane registrate nella provincia, quello delle attività manifatturiere con 1.236 imprese ed un’incidenza sul totale del 16,8% e quello delle attività di altri servizi (in particolare quelli inerenti ad altre attività di servizi personali) con 1.075 imprese (14,6% del totale).
I settori prevalenti a Rieti, invece, sono ugualmente quelli delle costruzioni con 1.744 imprese che
rappresentano il 49,3% del totale delle imprese artigiane registrate in questa provincia, delle attività manifatturiere con 532 imprese ed un’incidenza sul totale del 15,0% e delle attività di altri servizi con 489 imprese (13,8% del totale).
La presenza di imprese artigiane, diffusa in maniera “trasversale” seppur non uniforme nei diversi
settori economici, ha un peso significativo a livello territoriale molto importante: nella provincia di
Viterbo esse rappresentano complessivamente il 19,3% del totale delle imprese registrate sul
territorio, mentre in quella di Rieti hanno un’incidenza del 22,6% sul totale delle imprese registrate
in quest’ultima provincia.
Nel Lazio le imprese artigiane rappresentano il 15,4% del totale delle imprese regionali, mentre il
loro peso raggiunge il 21,2% se si prende come riferimento tutte le imprese dell’intero territorio
nazionale.
A livello settoriale, il comparto delle costruzioni ha registrato nel 2021 un aumento del numero di
imprese artigiane registrate del +4,9% a Viterbo e del +4,2% a Rieti rispetto all’anno precedente,
mentre si è rilevata una loro contrazione nel settore delle attività manifatturiere del -2,4% nella Tuscia e del -2,7% nel reatino rispetto al 2020. Il settore delle altre attività di servizi segna un +2,0% a Viterbo e un +0,4% a Rieti delle imprese artigiane, mentre il loro calo più netto si registra per quanto riguarda la provincia di Viterbo nel settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche (-5,2%) e per quanto concerne la provincia di Rieti nel settore dell’agricoltura (-8,8%). Nel settore del commercio, le cui imprese artigiane rappresentano a Viterbo il 6,8% e a Rieti il 5,8% del totale delle 22 imprese artigiane in ciascuna provincia, si rileva una loro diminuzione del -1,0% nel viterbese e del -2,9% nel reatino.

I principali indicatori provinciali
In questi ultimi anni, il mercato del lavoro delle province di Viterbo e di Rieti, oltre a risentire di
alcune difficoltà strutturali, ha sofferto gli effetti della crisi economica, facendo registrare a partire
dal 2011 un graduale ridimensionamento. Nel 2020, la pandemia da Covid-19 ha complicato
ulteriormente la situazione economica provinciale e, nello specifico, il quadro occupazionale.
Prendendo in considerazione i dati relativi al tasso di attività, ossia il rapporto tra le persone
appartenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento, analizzando
l’andamento degli ultimi 6 anni, è possibile evidenziare un calo del -2,7% nel territorio viterbese,
mentre nel territorio reatino si registra un leggero aumento del +1,9%.
Si è passati, infatti, da un tasso di attività pari al 65,9% nel 2016 ad uno pari al 63,2% nel 2021 per Viterbo, mentre per Rieti si è assistito ad un parziale miglioramento, da un 62,7% nel 2016 ad uno per 64,5% del 2021. Tale diminuzione per la Tuscia risulta molto più significativa rispetto a quella registrata sia a livello regionale (il Lazio ha mostrato una riduzione del tasso di attività pari al -0,9% dal 2016 ad oggi) sia nazionale (nello stesso periodo l’Italia nel suo complesso ha registrato un calo pari al -0,4%), mentre la provincia di Rieti è andata su livelli migliori.
Per quanto riguarda il tasso di occupazione, si è registrata una sua diminuzione dal 2016 al 2021 sia nel viterbese, pari al -14,0% (passando dal 55,9% al 41,9%), sia nel reatino, pari al -12,2% (passando dal 54,9% al 42,8%). Anche il Lazio ha mostrato una diminuzione, precisamente del -13,4%, così come a livello nazionale si registra un -12,6%. In particolare, gli occupati della provincia viterbese risultano 111.000 circa nel 2021, in diminuzione del -2,0% rispetto all’anno precedente, mentre nella provincia reatina risultano 56.000 circa gli occupati nel 2021, anch’essi in diminuzione del -4,0% rispetto al 2020.
Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, ovvero il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro, dal 2016 fino al 2020 si è registrata una sua costante diminuzione,
sia a livello nazionale che regionale e provinciale, che però si è arrestata nel 2021, quando è ripreso
a risalire complice anche la pandemia da Covid-19. Nel 2021, il tasso di disoccupazione risulta pari
a 10,9% a Viterbo, 10,4% a Rieti, dato superiore al corrispondente regionale e nazionale (10,0% nel Lazio e 9,5% in Italia).
Nel 2021, i disoccupati nella provincia viterbese risultano 14.000, cioè il 26,9% in più rispetto al
2020. A Rieti essi sono 6.000, cioè il 40,7% in più rispetto al 2020.
A questa situazione si ricollega il tasso di inattività, cioè il rapporto tra le persone non appartenenti
alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento, che nel 2021 rispetto al 2016 è in
aumento del +1,5% a Viterbo, mentre risulta in diminuzione del -10,6% a Rieti. All’interno della
fascia di popolazione corrispondente agli inattivi, rientrano coloro che, pur non avendo un lavoro ed
essendo interessati a lavorare, non lo cercano attivamente perché disperano della possibilità di
trovarlo. Nel 2021, la provincia di Viterbo mostra un tasso di inattività pari al 36,8%, mentre quella
di Rieti pari a 35,5%, percentuali nettamente maggiori rispetto a quella regionale (33,4%), mentre
Rieti è in linea con quello nazionale che registra un tasso di inattività del 35,5%. In valori assoluti,
nel 2021, gli inattivi nella provincia di Viterbo sono 71.251, mentre a Rieti risultano essere 33.532.

L’articolazione settoriale della forza lavoro
L’articolazione settoriale della forza lavoro permette la rilevazione delle vocazioni economiche del
territorio e consente di studiare l’apporto che ciascun comparto fornisce al livello di occupazione.
I dati provinciali registrati nel 2021 rafforzano la predominanza del settore terziario all’interno del
sistema economico viterbese e reatino. Nella provincia di Viterbo il settore dei servizi comprende,
infatti, l’80,9% della forza lavoro, corrispondente a 77.751 occupati, un valore decisamente maggiore rispetto a quello nazionale (69,3%), ma allo stesso tempo inferiore rispetto a quello rilevato a livello regionale (82,1%). Nella provincia di Rieti, invece, il settore dei servizi occupa il 78,6%, al quale corrispondono 44.216 lavoratori.
Il settore secondario a Viterbo assorbe il 9,3% della forza lavoro, contando precisamente 8.904
occupati (di cui 7.221 risultano inseriti nel comparto relativo alle costruzioni), a Rieti il 18,7%,
contando 10.532 occupati (di cui 5.973 risultano inseriti nel comparto relativo alle costruzioni).
Il settore primario nella provincia di Viterbo comprende al suo interno 9.468 lavoratori, pari al 9,8%
della forza lavoro impegnata, mentre in quella di Rieti 1.507 lavoratori pari al 2,7%. In particolare,
la percentuale di lavoratori della provincia viterbese occupati nell’agricoltura (9,8%) risulta maggiore a quella regionale (2,8%) e nazionale (4,1%), così come quella della provincia reatina (2,7%).
Volendo eseguire un confronto rispetto ai dati rilevati nel 2020, nel 2021 il settore dell’agricoltura ha registrato un aumento dei lavoratori pari al +44,1% nella provincia di Viterbo, mentre in quella di Rieti una diminuzione pari al -48,3%. Inoltre, si osserva una forte diminuzione degli occupati
nell’industria in senso stretto (-88,4% a Viterbo e -2,8% a Rieti), mentre per quanto riguarda il settore delle costruzioni si riscontra un forte aumento del numero dei lavoratori (con un +10,9% nel viterbese e un +32,1% nel reatino). Nel settore del commercio, alberghi e ristoranti, si registra, invece, una contrazione degli occupati sia a Viterbo (-4,4%) che a Rieti (-2,7%).

La Cassa Integrazione Guadagni
La Cassa Integrazione Guadagni è stata istituita con Decreto Legislativo n. 788/1945, ed è una
prestazione economica erogata dall’INPS con la funzione di sostituire od integrare la retribuzione dei lavoratori sospesi o lavoranti ad orario ridotto in concomitanza di eventi espressamente previsti dalla legge. Il trattamento di integrazione salariale è attualmente disciplinato dal D.Lgs. 148/2015 ed opera:
· per l’intervento ordinario in presenza di sospensioni o riduzioni temporanee e contingenti
dell’attività d’impresa che conseguono a situazioni aziendali, determinate da eventi transitori non
imputabili all’imprenditore o ai lavoratori, ovvero da crisi temporanee di mercato;
· per l’intervento straordinario a favore di imprese industriali e commerciali in caso di
ristrutturazione, riorganizzazione e conversione aziendale, ovvero nei casi di crisi, nonché in caso di
contratti di solidarietà (dall’entrata in vigore della norma il contratto di solidarietà è una causale
dell’intervento straordinario).
L’intervento in deroga è destinato ai lavoratori di imprese escluse dalla CIG straordinaria, quindi
aziende artigiane e industriali con meno di 15 dipendenti o industriali con oltre 15 dipendenti che non possono fruire dei trattamenti straordinari. La CIG in deroga alla vigente normativa è concessa nei casi in cui alcuni settori (tessile, abbigliamento, calzaturiero, orafo, ecc.) versino in grave crisi
occupazionale. Lo strumento della cassa integrazione guadagni in deroga permette quindi, senza
modificare la normativa che regola la CIGS, di concedere i trattamenti straordinari anche a tipologie
di aziende e lavoratori che ne sono esclusi.
Rispetto al 2020 che è stato caratterizzato dalla pandemia da Covid-19, la quale ha creato le
condizioni per un supporto straordinario alla Cassa Integrazione Guadagni per fronteggiare la
suddetta emergenza epidemiologica, nel 2021 si è registrato un calo generale delle ore autorizzate
agli operai e agli impiegati, sia nelle province di Viterbo e di Rieti che a livello regionale e nazionale.

Le dinamiche del commercio estero
Le dinamiche del 2021
Il 2021 ha fatto registrare un forte aumento del livello di esportazioni rispetto all’anno precedente,
dopo il blocco delle attività dovuto alla pandemia da Covid-19 che ha causato una riduzione della
produzione e dei consumi a livello globale.
Per quanto riguarda la situazione a livello nazionale, nel 2021 è possibile evidenziare un aumento
complessivo delle esportazioni rispetto all’anno precedente pari al +18,2%, andamento opposto
rispetto a quello del 2020 che, invece, aveva fatto registrare un calo del -9,7%.
Entrando nel dettaglio regionale, il Lazio ha registrato nel 2021 un aumento dell’export (+11,5%),
una crescita dovuta in maniera rilevante alla provincia di Roma che da sola ha segnato un +31,7%
delle esportazioni rispetto al 2020.
Nel 2021 le province di Viterbo e di Rieti hanno mostrato un incremento dell’export rispettivamente
del +10,2% e del +9,7% rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, le esportazioni relative alla
provincia viterbese verso i Paesi UE (post Brexit) sono rimaste invariate rispetto al 2020, mentre per quanto concerne i Paesi extra-UE è riscontrabile un aumento delle stesse rispetto all’anno precedente.
Il mercato europeo nel suo complesso rimane comunque il primo mercato di sbocco per la provincia
di Viterbo. Per quanto riguarda la provincia reatina, invece, le esportazioni verso i Paesi europei
nell’anno 2021 risultano il 90,6%, mentre quelle verso i Paesi extra-UE rappresentano il 9,4% delle
esportazioni complessive. Quindi, anche per la provincia di Rieti, il mercato europeo risulta il
principale mercato di sbocco per le esportazioni con un aumento del 7,9% nel periodo considerato.

I mercati di sbocco per le province di Viterbo e di Rieti
Nel 2021, l’Europa rappresenta di gran lunga il primo mercato di sbocco per le province di Viterbo e
di Rieti, costituendo rispettivamente il 74,9% per la prima e l’88,0% per la seconda delle esportazioni complessive della provincia.
In particolare, per quanto riguarda la provincia viterbese, nel 2021 si registra un aumento delle
esportazioni verso l’Europa dell’8,6% rispetto all’anno precedente, mentre relativamente agli altri
continenti si riscontra una crescita dell’export del +5,5% verso l’Africa (che ha un peso del 3,3% sul totale delle esportazioni viterbesi), del +28,3% verso l’America (che ha un’incidenza dell’8,7%), del +10,1% verso l’Asia (che rappresenta l’11,5% del totale delle esportazioni) e del +14,1% verso
l’Oceania (1,7% dell’export complessivo).
Scendendo nel dettaglio, all’interno dell’ambito europeo, nel 2021 le esportazioni della provincia di
Viterbo verso i Paesi UE (post Brexit) sono aumentate del +7,6% rispetto all’anno precedente
(arrivando a costituire il 63,4% dell’export complessivo verso l’Europa), mentre quelle verso i Paesi
extra-UE (post Brexit) registrano un aumento del +15,1% (con un peso del 36,6% sul totale delle
esportazioni verso il continente europeo). Analizzando i singoli Paesi europei, si nota una crescita
delle esportazioni verso la Germania del +21,4% rispetto al 2020, le quali hanno un peso del 18,2% sul totale delle esportazioni viterbesi. Con tale incidenza, la Germania rappresenta il partner
principale della provincia di Viterbo per quanto riguarda l’export. Anche le esportazioni verso la
Francia (che rappresentano il 13,8% dell’export totale) crescono nel 2021, precisamente del +1,2%, così come anche quelle verso la Spagna, (+48,9% rispetto all’anno precedente e pesando il 6,2% sul totale). Tra gli altri Paesi, aumentano le esportazioni verso la Svizzera (+25,3% e un’incidenza del 5,1%), l’Austria (+19,1% ed un peso del 5,7%), Paesi Bassi (+8,3% e una quota del 3,9% sul totale) e Polonia (+19,6%, con un peso del 2,4%), mentre diminuiscono quelle verso la Slovenia (-45,7% e un’incidenza del 2,9%), il Belgio (-7,0% e una quota del 2,9% sul totale) e il Regno Unito (-7,5%, con un peso del 2,8%).
In ambito extra europeo, si rileva una crescita delle esportazioni della provincia viterbese verso gli
Stati Uniti (+24,4% e con un’incidenza del 5,9% sull’export totale) e la Corea del Sud (+11,9% e un peso del 4,7%). Altri Paesi, che comunque rappresentano una quota minore sul totale delle
esportazioni, sono l’Australia (con un’incidenza dell’1,3%) che registra un aumento del +11,0%, gli
Emirati Arabi Uniti (+42,7% e 1,1% di peso), il Giappone (+47,8%, con un peso dello 0,8%), la Cina (+31,7% e una quota dello 0,7% sul totale) e l’India (+18,4%, con un’incidenza dello 0,6%).
Per quanto concerne, invece, la provincia reatina, nel 2021 si registra un aumento delle esportazioni verso l’Europa del +7,9% rispetto all’anno precedente, mentre relativamente agli altri continenti si riscontra una crescita dell’export del +69,0% verso l’Africa (che ha un peso del 3,7% sul totale delle esportazioni reatine), del +11,7% verso l’America (che ha un’incidenza del 3,0%), del +13,8% verso l’Asia (che rappresenta il 4,7% del totale delle esportazioni) e del +3,9% verso l’Oceania (0,5% dell’export complessivo).
Scendendo nel dettaglio, all’interno dell’ambito europeo, nel 2021 le esportazioni della provincia di
Rieti verso i Paesi UE (post Brexit) sono aumentate del +6,3% rispetto all’anno precedente (arrivando a costituire il 83,1% dell’export complessivo verso l’Europa), mentre quelle verso i Paesi extra-UE (post Brexit) registrano un aumento del +30,5% (con un peso del 16,9% sul totale delle esportazioni verso il continente europeo). Analizzando i singoli Paesi europei, si nota una crescita delle esportazioni verso il Belgio del +17,0% rispetto al 2020, le quali hanno un peso del 52,5% sul totale delle esportazioni viterbesi. Con tale incidenza, il Belgio rappresenta il partner principale della
provincia di Rieti per quanto riguarda l’export. Anche le esportazioni verso la Germania (che
rappresentano il 2,8% dell’export totale) crescono nel 2021, precisamente del +9,5%, così come anche quelle verso la Spagna (+17,4% rispetto all’anno precedente e pesando il 4,7% sul totale), Regno Unito (+5,0% con un peso del 1,4%) e Paesi Bassi (+37,2% e un’incidenza dello 0,7%).
Diminuiscono, invece, quelle verso l’Austria (-20,4% e che hanno una quota del 15,1% sull’export
totale) e la Francia (-0,1%, con un peso del 3,4%).
In ambito extra europeo, si rileva una crescita delle esportazioni della provincia reatina verso gli Stati Uniti (+45,6% e con un’incidenza del 1,9% sull’export totale), verso il Giappone (+213,5% ed un peso dello 0,5%) e la Corea del Sud (+67,7% e 0,2% di peso), mentre diminuiscono quelle verso la Cina (-0,8%, con un peso dell’1,3%), gli Emirati Arabi Uniti (-1,7% e una quota dello 0,9% sul totale), l’Australia (-10,7% ed un’incidenza dello 0,3%) e l’India (-31,2% ed un peso dello 0,1%).
Anche relativamente alle importazioni, l’Europa si conferma il principale mercato di riferimento per
le province di Viterbo e di Rieti, costituendo rispettivamente il 73,0% per la prima e il 92,1% per la
seconda delle importazioni complessive della provincia.
In particolare, per quanto riguarda la provincia viterbese, nel 2021 si registra un aumento delle
importazioni dall’Europa del +27,8% rispetto all’anno precedente, mentre relativamente agli altri
continenti si riscontra una crescita dell’import del +14,2% dall’Africa (che ha un peso del 2,3% sul
totale delle importazioni viterbesi), del +16,3% dall’America (che ha un’incidenza del 3,8%), del
+26,2% dall’Asia (che rappresenta il 20,9% del totale delle importazioni) e del -9,8% dall’Oceania
(0,01% dell’import complessivo).
Scendendo nel dettaglio, all’interno dell’ambito europeo, nel 2021 le importazioni della provincia di
Viterbo dai Paesi UE (post Brexit) sono aumentate del +39,2% rispetto all’anno precedente (arrivando a costituire il 60,0% dell’import complessivo dall’Europa), mentre quelle dai Paesi extra-UE (post Brexit) registrano un aumento del +11,5% (con un peso del 40,0% sul totale delle importazioni dal continente europeo). Analizzando i singoli Paesi europei, si nota una crescita delle importazioni dalla Germania del +64,6% rispetto al 2020, le quali hanno un peso del 12,3% sul totale delle importazioni viterbesi. Con tale incidenza, la Germania rappresenta il partner principale della provincia di Viterbo per quanto riguarda l’import. Anche le importazioni dalla Francia (che rappresentano il 9,2% dell’import totale) crescono nel 2021, precisamente del +30,7%, così come anche quelle dai Paesi Bassi (+49,8% ed un peso del 11,5%) e quelle dalla Spagna, (+15,8% rispetto all’anno precedente e pesando il 7,1% sul totale). Tra gli altri Paesi, aumentano le importazioni dal Regno Unito (+21,3% e un’incidenza dell’1,4%), Belgio (+74,1%, con una quota del 3,7%), Portogallo (+90,5% ed un peso dell’1,0%), Romania (+33,6% e 3,8% dell’import totale) e Bulgaria (+131,0% ed una quota dell’1,3%), mentre diminuiscono quelle dalla Turchia (-15,5% ed un peso del 9,9%) e dall’Austria (-8,8% ed un’incidenza del 2,3%).
In ambito extra europeo, si rileva una crescita delle importazioni della provincia viterbese dagli Stati
Uniti (+10,2% e con un’incidenza dell’1,1% sull’import totale), la Cina (+7,7% e un peso del 7,9%), l’India (+69,7% ed una quota dell’1,9%), la Georgia (+104,1%, con un peso del 3,5%), l’Azerbaigian (+25,1% ed un’incidenza del 3,9%) e l’Argentina (+163,4% ed un peso dell’1,3%).
Per quanto concerne, invece, la provincia reatina, nel 2021 si registra un aumento delle importazioni dall’Europa del +8,4% rispetto all’anno precedente, mentre relativamente agli altri continenti si riscontra una crescita dell’import del +33,5% dall’Africa (che ha un peso del 0,7% sul totale delle importazioni reatine), del -39,6% dall’America (che ha un’incidenza del 0,4%), del +9,3% dall’Asia (che rappresenta il 6,7% del totale delle importazioni) e del +140,5% dall’Oceania (0,02% dell’import complessivo).
Scendendo nel dettaglio, all’interno dell’ambito europeo, nel 2021 le importazioni della provincia di
Rieti dai Paesi UE (post Brexit) sono aumentate del +8,9% rispetto all’anno precedente (arrivando a costituire il 91,2% dell’import complessivo dall’Europa), mentre quelle dai Paesi extra-UE (post
Brexit) registrano un aumento del +2,9% (con un peso del 8,8% sul totale delle importazioni dal
continente europeo). Analizzando i singoli Paesi europei, si nota una crescita delle importazioni
dall’Austria del +3,3% rispetto al 2020, le quali hanno un peso del 66,8% sul totale delle importazioni del reatino. Con tale incidenza, l’Austria rappresenta il partner principale della provincia di Rieti per quanto riguarda l’import. Anche le importazioni dalla Germania (che rappresentano l’8,4% dell’import totale) crescono nel 2021, precisamente del +65,7%, così come anche quelle dai Paesi Bassi (+69,1% rispetto all’anno precedente e pesando il 6,4% sul totale), Francia (+31,2% con un peso del 2,8%) e Romania (+11,2% e un’incidenza del 2,7%). Diminuiscono, invece, quelle dal Regno Unito (-34,0% e che hanno una quota dello 0,6% sull’import totale) e dal Belgio (-73,8%, con un peso dello 0,9%).
In ambito extra europeo, si rileva una crescita delle importazioni della provincia reatina dagli Stati
Uniti (+7,7% e con un’incidenza dello 0,4% sull’import totale), dalla Cina (+14,5% ed un peso del
5,3%) e dalla Corea del Sud (+260,7% e 0,6% di peso), mentre diminuiscono quelle dall’India (-
43,3%, con un peso dello 0,2%).

La dinamica dei depositi
Il sistema del credito, elemento essenziale di ogni sistema economico, nel corso degli ultimi anni è
stato al centro del dibattito politico ed economico europeo per il suo ruolo all’interno delle attuali
dinamiche economiche. Per questo motivo, è fondamentale dedicare un approfondimento a tale
sistema, allo scopo di esaminare le principali variabili, quali i depositi e gli impieghi bancari, la
rischiosità del credito e il costo del denaro.
Il primo ambito preso in osservazione è quello dei depositi, caratterizzato dalla consistenza di risorse che famiglie, imprese e altri Enti dispongono e depositano presso il sistema bancario e postale. A tal riguardo, bisogna sottolineare che l’economia italiana è caratterizzata da un’elevata propensione al risparmio delle famiglie, con un ammontare di depositi largamente superiore a quello presente in numerosi Paesi delle economie avanzate.
Nella provincia di Viterbo, i depositi bancari hanno registrato una crescita piuttosto costante negli
ultimi anni, segnando un +5,7% nel 2016, +2,0% nel 2017, +0,9% nel 2018, +4,5% nel 2019 e +9,3% nel 2020. Tale trend risulta confermato anche per il 2021, che evidenzia un’ulteriore crescita con un +6,2% rispetto all’anno precedente. L’entità di tale aumento risulta più o meno in linea con
l’andamento a livello nazionale (+5,7% rispetto al 2020), mentre per quanto riguarda il risultato
registrato dalla regione Lazio, l’ammontare dei depositi è aumentato nel 2021 del +2,8%, in
contrapposizione al 2020 in cui i depositi erano diminuiti del -4,5% rispetto al 2019.
Anche nella provincia di Rieti i depositi bancari sono aumentati negli ultimi anni, segnando un +4,2% nel 2016 e un +2,6% nel 2017, ma hanno avuto una battuta d’arresto nel 2018 per poi risalire con un +4,9% nel 2019 e un +8,7% nel 2020. Nel 2021 continua la loro crescita, seppur inferiore rispetto all’anno passato, con un +4,4%.
Come accade in tutta l’Italia, anche nelle province di Viterbo e Rieti, in maniera ancor più accentuata per quest’ultima, il principale soggetto “finanziatore” del sistema bancario è rappresentato dalle famiglie, che detengono per Viterbo il 79,1% e per Rieti l’86,2% delle risorse bancarie e postali, seguite dalle imprese con il 18% a Viterbo ed il 10,6% a Rieti.
La distribuzione dei depositi per tipologia di clientela mette in luce una concentrazione più alta nelle
province di Viterbo e di Rieti delle risorse a favore delle famiglie rispetto alla media nazionale
(55,9%), mentre per quanto riguarda le imprese la differenza nell’incidenza è meno marcata (24,3% in Italia), così come per gli altri settori (19,8% a livello nazionale), un fenomeno riconducibile da un lato alla minore diffusione di medie e grandi imprese e dall’altro alla minore concentrazione di Enti pubblici.
Il 2021 ha evidenziato una dinamica caratterizzata da un aumento dei depositi delle imprese che, nella provincia di Viterbo, crescono del +16,2% rispetto all’anno precedente, un incremento ben più consistente rispetto a quello osservato per le famiglie che si ferma a un +3,5%. In forte incremento anche i depositi degli altri settori (+29,9%), anche se meno importanti in valore assoluto per la provincia viterbese. Nella provincia di Rieti, i depositi delle imprese nel 2021 crescono del +10,6%, quelli delle famiglie il +3,2% e quelli degli altri settori del +21,5% rispetto al 2020.
Anche livello nazionale si registra un aumento dei depositi delle imprese (+11,9%), di entità maggiore rispetto a quello delle famiglie (+4,4%). Negli altri settori sempre in aumento i depositi con un +2,4%.

La dinamica dei prestiti
Diversamente dai depositi, gli impieghi bancari hanno registrato nella provincia di Viterbo un
graduale ridimensionamento negli ultimi anni, seguendo una dinamica altalenante che ha
parzialmente caratterizzato anche lo scenario nazionale. L’ammontare dei finanziamenti del sistema
bancario, dopo una diminuzione costante evidenziata fin dal 2010, ha successivamente registrato
un’inversione di tendenza nel 2015, mostrando una crescita complessiva degli impieghi del +3,1%.
Nel 2016 e nel 2017 si sono evidenziate nuovamente delle riduzioni, arrivate perfino al –5% nel 2018 e al -2,6% nel 2019. Nel 2020 si è registrato, invece, nuovamente un aumento dei prestiti del +1,1% rispetto al 2019. Tale incremento si è riconfermato nel 2021 (+1,2% rispetto al 2020) al quale hanno contribuito esclusivamente le famiglie, i cui prestiti sono aumentati del +4,3% rispetto all’anno precedente, mentre i prestiti alle imprese nel 2021 sono diminuiti del -2,5%. I prestiti agli altri settori sono aumentati del +1,3% rispetto al 2020.
Anche per la provincia di Rieti si è riscontrato negli ultimi anni un andamento più o meno altalenante dei prestiti, andando dal + 1,1% nel 2015, al -4,4% del 2016, e poi dal +0,8% del 2017 al -4,0% del 2018. Nel 2019 gli impieghi bancari hanno registrato un lieve aumento (+0,8%), così come nel 2020 (+0,2%). Nel 2021 i prestiti nella provincia di Rieti sono cresciuti del +1,1% rispetto all’anno precedente, incremento al quale hanno contribuito, come per il viterbese, solo le famiglie, i cui prestiti sono aumentati del +3,4%, mentre quelli relativi alle imprese e agli altri settori sono diminuiti rispetto al 2020 (rispettivamente del -2,3% e del -4,7%).
La stessa dinamica si è mostrata a livello nazionale, dove i prestiti per le famiglie nel 2021 sono
aumentati del +4,0% e quelli per le imprese hanno subito una contrazione del -0,6%. Gli altri settori hanno subito, invece, una riduzione pari al -3,7% rispetto all’anno precedente. A livello regionale, nel 2021 per il Lazio si è registrato un aumento del +4,9% dei prestiti alle famiglie e una contrazione più marcata per quelli alle imprese e agli altri settori (rispettivamente -6,6% e -6,3%).
Osservando la distribuzione degli impieghi per tipologia di clientela, nella provincia di Viterbo, le
imprese e le famiglie si dividono il 94,9% di tutti gli impieghi, assorbendo rispettivamente il 53,8%
ed il 41,1% delle risorse, mentre nella provincia di Rieti le famiglie assorbono il 63,9% e le imprese
il 28,6%, raggiungendo complessivamente il 92,5% degli impieghi.
Tali percentuali sono molto superiori sia alla media nazionale, soprattutto per le famiglie, che in Italia hanno un peso solamente del 32,6% mentre le imprese raggiungono il 42,1%, che a livello regionale, dove nel Lazio gli impieghi delle famiglie arrivano al 17,0% e quelli delle imprese al 19,6%. Gli altri settori nel viterbese assorbono, invece, solo il 5,1% dei finanziamenti, mentre nel reatino il 7,5%, percentuali nettamente inferiori alla media regionale (63,4%) e nazionale (25,3%).

Il turismo Il quadro turistico provinciale.
Per le province di Viterbo e Rieti, caratterizzate da una scarsa industrializzazione del territorio, il
turismo rappresenta un importante elemento chiave di sviluppo strategico, soprattutto grazie alla
presenza di un patrimonio naturalistico e culturale di indiscutibile rilevanza, in grado di attrarre
potenzialmente flussi significativi di turisti sia nazionali che internazionali.
Il livello qualitativo dell’offerta turistica generale e la derivante spinta alla crescita, tuttavia,
dipendono non solo dalla ricchezza di risorse, ma anche dall’offerta ricettiva, così come dal
complesso delle politiche di promozione del territorio, che hanno lo scopo di creare efficaci sinergie
tra turismo e altri comparti del sistema produttivo.
Volendo procedere all’illustrazione delle tendenze attualmente in atto nella provincia di Viterbo e in
quella di Rieti relativamente al settore turistico, bisogna innanzitutto analizzare i dati relativi ai
principali indicatori per il 2021.
Risulta fondamentale premettere che l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha generato anche per l’anno 2021 una problematica importante per il turismo, anche se in maniera inferiore rispetto al 2020, anno in cui la pandemia ha influito in maniera decisamente negativa sulle presenze e sugli arrivi di turisti, non solo a livello locale ma anche nazionale ed internazionale.
Osservando i dati provinciali, Viterbo presenta un buon posizionamento nella graduatoria nazionale
delle province per quanto riguarda l’indice di permanenza media, registrandosi in 47° posizione, con un rapporto presenze/arrivi pari ad una media di 3,3 giorni di presenza, un dato leggermente inferiore rispetto alla media italiana che si attesta, invece, a 3,6. Molto più in basso troviamo la provincia di Rieti, che si classifica in 98° posizione, con una permanenza media pari a 2,2 giorni di presenza.
Per quanto riguarda l’indicatore della qualità alberghiera, che considera il numero di alberghi a 4 e 5 stelle rispetto al numero totale di alberghi, la provincia di Viterbo presenta un valore pari al 23,53% mentre per la provincia di Rieti il valore è del 19,23%, a fronte del 20,85% rilevato per l’Italia. Tale valore, apparentemente positivo, deve tuttavia scontare un numero di strutture alberghiere piuttosto basso sia per la provincia di Viterbo che per quella di Rieti.
Per quanto riguarda gli altri indicatori, la provincia di Viterbo si allontana dalle posizioni migliori
della graduatoria, presentando valori inferiori rispetto alla media nazionale.
Con riferimento all’indice di internazionalizzazione turistica, il rapporto tra arrivi stranieri e totale
arrivi risulta pari al 12,11% per Viterbo, lontano rispetto al dato nazionale (34,19%). Per Rieti la
situazione è pressoché la stessa della Tuscia, con un valore di 10,97%. Tale informazione mette quindi in evidenza la necessità di potenziare ed investire sul miglioramento della capacità attrattiva nei confronti del turismo estero.
Per quanto riguarda, infine, l’indice di concentrazione turistica, il rapporto arrivi/popolazione risulta
circa al 64,9% per Viterbo e al 26,5% per Rieti. Anche in questo caso, l’indice risulta decisamente
inferiore a quello registrato per l’Italia (133,4%). Da sottolineare come tali indicatori risultino
drasticamente diminuiti rispetto al 2019, che si sono praticamente dimezzati nell’anno della pandemia da Covid-19.

Passando ad analizzare i principali dati riguardanti arrivi e presenze (ricordando che per arrivi si
intende il numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati negli esercizi ricettivi nel periodo considerato
e per presenze si intendono il numero di notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi nel periodo
considerato), si può osservare una quasi totale preponderanza del turismo interno rispetto a quello
estero presso le strutture viterbesi (gli arrivi di italiani costituiscono l’87,89% e le presenze di italiani l’85,91%) e in misura ancora maggiore per le strutture reatine (89,03% per gli arrivi di italiani e 90,49% per le presenze di italiani). Tali percentuali risultano nettamente condizionate dalla situazione legata alla pandemia da Covid-19, che ha influito in maniera evidente per quanto riguarda gli arrivi e le partenze al di fuori dei confini nazionali. Va comunque precisato che anche i dati relativi al 2019,
Viterbo 12,11% Rieti 10,97% ITALIA 34,19%
Viterbo 3,33 Rieti 2,24 ITALIA 3,67
Viterbo 23,53% Rieti 19,23% ITALIA 20,85%
Viterbo 64,91% Rieti 26,51% ITALIA 133,4%
Indice di concentrazione turistica (arrivi /popolazione)
Tab. 1 – I principali indicatori turistici delle province di Viterbo e Rieti (2021; valori %)
Indice di internazionalizzazione turistica (arrivi stranieri / totale arrivi)
Indice di permanenza media (presenze / arrivi)
Indice di qualità alberghiera (alberghi 4-5 stelle / totale alberghi)
prima della pandemia, mostravano una palese predominanza del turismo interno (79% circa sia degli arrivi che delle presenze totali).

Provincia di Viterbo
Differentemente dalla Provincia di Rieti caratterizzata dalla prevalenza di aziende zootecniche di carattere estensivo, nella Provincia di Viterbo operano aziende dall’indirizzo produttivo diversificato. Sono 4.300 le aziende Viterbesi che vendono aperte tra il 2010 ed il 2022, 1981 (pari al 46,07%) sono specializzate nella produzione frutticola (in particolare olivo, nocciolo, castagno e vite); mentre 1197 (pari al 27,84%) si caratterizzano da un ordinamento produttivo cerealicolo. Molteplici sono
anche le aziende specializzate nella produzione di ortaggi di pieno campo, contando ben 321 aziende; così per la produzione zootecnica estensiva e specializzata, rispettivamente con 246 e 213 aziende.
Come per la Provincia di Rieti, anche la Provincia di Viterbo ha osservato una riduzione significativa del numero di aziende negli ultimi dieci anni. Il settore più interessato da tale cambiamento rimane quello zootecnico specializzato, contraendosi nella crescita, a seguire quello specializzato nella produzione di alimenti per il bestiame. Anche le aziende ad indirizzo produttivo frutticolo sono state interessate da una riduzione del numero di aziende in dieci anni. Pur poche in termini assoluti, si rileva un aumento significativo delle aziende ad indirizzo produttivo florovivaistico che passano da 15 ed incrementano di 48 unità.

Contando 1901 aziende, ovvero il 44,21% di quelle operanti in Provincia, i comuni sottostanti alla macroarea dell’Alto Viterbese si caratterizzano da un’importante eterogeneità degli indirizzi produttivi. In linea con il dato Provinciale, il 70% delle aziende sono specializzate nelle produzioni cerealicole o frutticole, mentre dalla restante quota emergono 272 aziende zootecniche estensive e specializzate, pari al 14,31% delle complessive; e 153 aziende specializzate nella produzione di ortaggi di pieno campo, pari a 8,05%.
Nell’ultimo decennio il minor incremento del numero di aziende operanti nell’area è avvenuto soprattutto a carico di quelle legate alle produzioni zootecniche specializzate, ed a cascata delle mangimistico-foraggere specializzate. Importante anche la Coltivazione di altri alberi da frutta, frutti
di bosco e in guscio, colture permanenti 46%. Coltivazione di cereali (escluso il riso),
legumi da granella e semi oleosi 28% Allevamento 5% Coltivazione di ortaggi (inclusi i meloni)
in foglia, a fusto, a frutto, in radici, bulbi e tuberi in piena aria, patate , barbabietole 7%
Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista 6%
Silvicoltura ed altre attività forestali 2%, Altro 6%,  Altra 26%.

Contando 514 aziende (pari a 11,95% di quelle presenti in Provincia), i comuni di Tarquinia e di Montalto di Castro si caratterizzano da una forte specializzazione produttiva. Le 111 aziende orticole rappresentano il 21,60% delle totali, seconde solo alle 298 aziende cerealicole le quali ne rappresentano il 57,98%. A pari diffusione di riportano le 39 aziende zootecniche e le 37 arboree specializzate, rispettivamente il 7,59% ed il 7,20% delle aziende operanti sul territorio.
Da una prospettiva temporale, il numero di aziende sottostanti alla macroarea del Litorale è stato interessato da cambiamenti meno marcati rispetto al dato Provinciale, seppur comunque significativi. La contrazione del numero delle aziende zootecniche specializzate emerge anche in quest’areale. La flessione più importante si osserva nelle aziende specializzate nella produzione
Coltivazione di altri alberi da frutta, frutti di bosco e in guscio, colture permanenti 75%
Coltivazione di cereali (escluso il riso), legumi da granella e semi oleosi 8%. Allevamento
4%. Coltivazione di ortaggi (inclusi i meloni) in foglia, a fusto, a frutto, in radici, bulbi e
tuberi in piena aria, patate , barbabietole 3%. Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista 4%,Altro 6%,  Altra 17%.

Viticoltura e Vino
La Regione Lazio si caratterizza per una grande varietà di vitigni coltivati, sia autoctoni che internazionali. Tra i vitigni a bacca nera il vitigno più importante è il Cesanese, fortemente diffuso nella zona più a Sud della regione.
Le varietà che caratterizzano il territorio delle Province di Rieti e Viterbo sono Montepulciano, il Ciliegiolo, il Merlot ed il Cabernet Sauvignon, relativamente alle uve rosse, mentre per le uve bianche soprattutto: Malvasia Bianca Lunga, Malvasia bianca di Candia, Malvasia del Lazio, Trebbiano Giallo e Trebbiano Toscano e Trebbiano del Lazio. Doveroso poi fare una menzione particolare al Grechetto, coltivato soprattutto nelle zone del Viterbese.
Nella provincia di Viterbo hanno sede sette delle 27 DOC presenti nella regione Lazio e le IGT, Civitella d’Agliano IGT e la Colli Cimini IGT.
Sul territorio di Rieti ha sede solamente una DOC, la Colli della Sabina DOC, in condivisione con la provincia di Roma. La provincia di Rieti è, anche, all’interno della denominazione regionale Lazio IGP.
Analizzando i dati relativi alle superfici vitate si evince che le provincie di Rieti e Viterbo si caratterizzano per un trend differente rispetto a quello che si evidenzia nel territorio regionale. La Regione Lazio ha visto aumentare le SAU ad uva del 21,45% rispetto al reatino ed al viterbese, nei quali si segnala una contrazione della coltura. Tuttavia è doveroso sottolineare, il differente trend riscontrato tra le due aree oggetto di studio rispetto alle produzioni DOC, DOCG, IGT ed IGP.
Dai dati relativi alle produzioni di uva da vino per l’annata 2021 si è calcolato che il territorio viterbese produce circa l’11% delle uve laziali mentre il reatino ne produce solamente il 2,20%. Tali dati se confrontati con quelli dell’annata precedente, il 2020, permettono di definire stabile l’andamento.

Dai dati relativi al 2021, si osserva come l’area Viterbese sia più vocata alla produzione di vini bianchi rispetto all’area reatina, Quanto evidenziato dalle produzioni di uve viene confermato dalle produzioni di prodotti vinicoli, infatti dei 1.488.582 ettolitri prodotti nella regione Lazio 145.010 sono di origine viterbese e 31.793 vengono, invece della provincia di Rieti più avvezza
alla produzione di vini rossi e/o rosati. Nella Provincia di Viterbo si è notato una maggiore diffusione dei regimi di qualità con un aumento della SAU del 60%  rispetto alla provincia di Rieti dove si è registrato una riduzione della SAU iscritta ai regimi di qualità del 30% circa.
Tale tendenza è confermata anche dalle produzioni vinicole 2021 attraverso la discriminante della classificazione: vino da tavola; vino DOP; vino IGP.
Dalla tabella sottostante si evince come i viticoltori reatini realizzano soprattutto vino da tavola, realizzando quasi il 9% di quello regionale.
L’area viterbese, al contrario, si contraddistingue per una maggiore produzione di vini assoggettati a disciplinari, infatti questa produce circa il 7% dei vini DOP ed il 18,58% dei vini IGP laziali. In conclusione, i dati rispecchiano la morfologia del territorio, evidenziando una migliore attitudine alle produzioni vinicole del territorio viterbese rispetto a quello reatino. Ulteriore, riguarda le produzioni di qualità, le quali hanno un peso maggiore in provincia di Viterbo piuttosto che nella provincia di Rieti.

Olive ed Olio
Il settore olivicolo nazionale si muove da tempo tra luce ed ombre. Se da un lato il consumo interno rimane saldo ed elevato, attestando l’Italia come primo Paese consumatore di olio di oliva a livello internazionale; dall’altro lato non riesce a soddisfare la domanda interna.
L’Italia si qualifica quindi come un importante snodo commerciale per l’olio evo, sia esso in entrata che in uscita. Tuttavia, se mediamente la qualità delle esportazioni è molto elevata e riconosciuta, non si può dire lo stesso per le importazioni. Sul mercato interno, il Paese soffre una competizione dalla difficile risoluzione. La domanda interna di olio evo a basso costo viene infatti soddisfatta in larga parte dalle importazioni, in particolare dalla Spagna. Pur avendo 200 cultivar di olivo censite
rispetto alle oltre 500 italiane, la Spagna ha da lungo tempo cominciato un processo di ammodernamento, ricerca varietale ed intensificazione degli impianti che in Italia raramente è stata osservata.
Dall’analisi dei dati, Ismea appura che la produzione olivicola Italiana è caratterizzata:
– da una frammentazione molto elevata in fase agricola (la dimensione media aziendale al 2016 è pari a 1,8 ha/cadauno);
– da una frammentazione molto elevata in fase di trasformazione (i frantoi attivi sono oltre 4.800 rispetto ai 1.700 spagnoli);
– da un’età media degli imprenditori agricoli molto elevata (solo il 4,6% ha un’età inferiore ai 40 anni);
– da una contrazione complessiva delle produzioni, in parte dovuta da una recente ed inaspettata volatilità dei raccolti;
– da una bassa propensione alla certificazione (appena il 3% della produzione nazionale è certificata DOP o IGP).
In un tale contesto la capacità di innovazione ed ammodernamento è molto limitata. Negli ultimi anni di fronte ad una crescente perdita di redditività e produttività si è risposto con il disinvestimento, riducendo l’attività di campo. Tuttavia il calo delle concimazioni, dei trattamenti, delle lavorazioni del suolo, delle potature e persino delle raccolte, hanno avuto l’effetto di
lungo periodo di aggravare le rese e la produttività, determinando un invecchiamento complessivo degli impianti.
Degli oltre 4.800 frantoi operanti sul territorio Italiano, il 70% sono localizzati nel Sud ed in particolar modo in Puglia con il 51%. La grande maggioranza dei frantoi sono caratterizzati da delle dimensioni medio-piccole in cui, nelle annate normali, il 90% lavorano meno di 1.000 t di olive all’anno (RRN, 2020).

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