La giurista Solange Manfredi interviene sulla Talete

VITERBO – La Giurista Solange Manfredi interviene sulla situazione della Talete spa. In merito, in primis, a quanto incida il referendum sull’acqua pubblica sulle scelte della politica, dichiara: “Situazione nazionale inspiegabile. La politica non ha un mandato in bianco. Nel 2011 si decise per l’acqua pubblica. I cittadini italiani sono stati più saggi dei loro rappresentanti. Hanno guardato avanti vedendo che, nell’ipotesi di crisi, l’acqua pubblica ci avrebbe salvato. Eppure la maggioranza degli eletti va in altra direzione”. Come si spiega? “Molti politici non hanno interesse per i diritti della loro comunità. In campagna elettorale promettono l’acqua pubblica per ottenere consenso. Poi una volta eletti assecondano i desiderata delle lobby a garanzia della loro qualità di vita. Scatta così la selezione degli argomenti necessari a giustificare le privatizzazioni”. In che senso? “Si spaventano le popolazioni parlando di fallimento delle società e necessità di cedere quote ai privati, se si vuol continuare ad avere l’acqua nelle case. È un fenomeno ricorrente”.

Anche nel caso di Talete si chiede di cedere quote ai privati per salvarla dal fallimento, ma qual è l’alternativa che proponete? “È molto semplice. Si realizza di due passaggi. Il primo sta nel sostituire l’Amministratore privatizzatore con uno per l’acqua pubblica. All’epoca della nomina proponemmo la candidatura dell’ex Presidente dell’Acquedotto di Napoli, che ha portato alla ripubblicizzazione in una grande città. Il secondo passo sta nel fare la stessa identica procedura seguita a Napoli, deliberare la trasformazione della Spa pubblica in un’azienda speciale. Per legge non può fallire ed è più controllata dai Comuni e dalla Corte dei Conti. Perciò è più difficile che commetta i gravi errori che registriamo oggi con la Talete”. Chi ha messo gli occhi su Talete? Secondo la sua analisi stanno accontentando qualcuno. “Certamente. Le società francesi hanno preso il controllo di quasi tutto il centrosud Italia con lo stesso meccanismo che stanno attuando con la Talete. Si crea una condizione di crisi se necessario, si cedono le quote di minoranza e, attraverso i patti parasociali, i francesi controllano l’intera azienda. Uno dei loro bracci armati è l’Acea che è controllata dalla francese Suez Italia a sua volta nelle mani della Veolia. Queste società dipendono dal Parlamento francese e gestiscono persino le fonti idriche del centro sud, il rubinetto principale. La nostra fonte di vita è nelle mani di uno Stato estero. Controllano Acquacampania, Sorical, Siciliacque; la gestione delle francesi va dalla Toscana alla Sicilia, ma stanno andando oltre. Talete è solo un tassello di questo puzzle che stanno completando e ampliando. Per questo i francesi sono preoccupati dell’avvento in Italia di un Governo nazionalista”.
Come rimediare allora alla situazione debitoria di Talete? “Tutte le Aziende hanno debiti e crediti. Si parla di dieci milioni di crediti che la Talete deve riscuotere, non sono debiti. I crediti si cedono alle banche e si ottiene liquidità. Se fossero solo sulla carta, ma non esigibili perché prescritti, sarà bene che la Corte dei Conti accerti le responsabilità. Nel frattempo, chi ha generato il disastro dovrà essere sostituito con urgenza. Poi si elabora un piano industriale e si programma come rimettere le cose a posto. Semplicemente quello che proporrebbe il socio privato, che certamente intende fare profitto. Se c’è crisi energetica e aumento dei costi, il problema esiste sia che a gestire sia il pubblico che il privato. C’è una differenza non da poco però. Se si trasformasse Talete in un’Azienda speciale, le tariffe aumenterebbero di meno, perché gli enti pubblico non hanno scopo di lucro e non devono fare profitto. Questo il senso del referendum del 2011”.

 

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