di MARIELLA ZADRO-
VITERBO- Da giovedì 14 a sabato 16 novembre, Viterbo ospita la reliquia del Beato Rosatino Angelo Livatino, Martire della Giustizia e della Fede e tra gli incontri istituzionali programmati per onorarla, oggi presso la sala Alessandro IV si è svolto il convegno che ha visto la partecipazione del Dott. Raffaello Piccirillo, ex Capo di Gabinetto del Ministro di Giustizia e sostituto Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, il Dott. Pierpaolo Manca, referente giuridico Pastorale carceraria, del CDA Caritas e membro collegio giudicante commissione territoriale per l’immigrazione, e il vescovo Orazio Francesco Piazza.
Presenti il Sostituto Procuratore della Repubblica di Viterbo Massimiliano Siddi e don Claudio Sperapani, vicario episcopale per l’ambito della fragilità e legalità.
Ha moderato l’incontro don Emanuele Germani, nel porgere i saluti ai presenti, ha ricordato alcune citazioni del vescovo Piazza, nei vari incontri, durante il peregrinato di Livatino:
“Oggi parliamo di un uomo di pienezza umana;
Un uomo che ha appoggiato la sua vita su due pilastri: il codice penale ed il vangelo;
Un uomo che distingue la persona dall’errore, c’è sempre speranza per la persona;
Un uomo che si occupava dell’umano dietro all’errore;
Un uomo che applicava la legge, ma attento alla persona umana”.
A seguire la riflessione di don Claudio che prendendo spunto dalle parole di papa Francesco:
“Servire significa, in gran parte, avere cura della fragilità. Servire significa avere cura di coloro che sono fragili nelle nostre famiglie, nella nostra società, nel nostro popolo. Sono i volti dei sofferenti indifesi e gli afflitti che Gesù propone di guardare ed invita concretamente ad amare “.
Inoltre si sofferma nelle parole che disse il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho prima che iniziasse il processo di beatificazione:
“Livatino è un modello, aveva la capacità di essere vicino alle persone che soffrono, non giustizialista, ma un giudice giusto, contro la mafia, ma accanto ai fragili “.
Il primo intervento del dott. Manca.
“È un onore essere qui, la giustizia riparativa emerge come un faro di speranza. Ringrazio tutti coloro che hanno permesso questo incontro e che giornalmente affrontano un lavoro non semplice e complesso. Il vostro lavoro quotidiano è fondamentale perché la giustizia non sia soltanto un ideale, ma una concreta azione per tutti. Con la vostra capacità di ascolto, siete mediatori di cambiamento, promotori di una giustizia riparativa che rappresenta un innovativo approccio nel campo del diritto penale, volto a promuovere una risoluzione del conflitto, che sia benefica per tutte le parti coinvolte”.
L’ intervento del dott. Piccirillo, particolare e dettagliato.
“Cercheremo di sviluppare il nostro tema pensando alla vita di Livatino. L’aggancio è la distinzione tra diritto e valori e l’errore tra diritto e fede. Un lavoro complesso che affronta due elementi: l’impegno antimafia di un uomo di fede e i rapporti con le problematiche quotidiane. La pena deve tendere alla rieducazione del condannato, questo sia un valore religioso e costituzionale, ma non possiamo mai dimenticare che parliamo di una persona nella sua completezza. La giustizia riparativa cerca di preoccuparsi del risanamento della “ferita”.
Un saluto da parte del dott. Siddi che ha ricordato due esempi di esecutori di morte nel periodo della guerra mondiale, la chiave di lettura nella giustizia riparativa, parla di misericordia. Poi chiede ai presenti: carità è compatibile con l’ordinamento giuridico? Io credo che il beato livatino si ispirasse proprio a questo: Carità e Misericordia.
Le conclusioni al vescovo Piazza, che con molta gratitudine ha ringraziato i relatori, perché hanno affrontato l’argomento con logica, puntualità e precisone. In particolare l’aver messo in evidenza la dignità della persona, che in qualsiasi modo non deve essere calpestata.