VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Vescovo di Viterbo, Mos. Orazio Francesco Piazza, in occasione della Quaresima. Ricordiamo che mercoledì 22 (mercoledì delle Ceneri) alle ore 21.00 in Cattedrale Il Vescovo Piazza presiederà la Messa con il Rito di imposizione delle Ceneri aperta a tutti i fedeli. “Carissimi Fratelli e Sorelle, amati da Dio, Uno e Trino.
Il tempo quaresimale è opportunità di grazia per ritrovare equilibrio nel cuore e riconsegnare senso alla vita: su tale sentiero ci indirizzano le parole del profeta Isaia. Sono parole che a partire dall’evidenza della fragilità umana, segnata da complessità e difficoltà, da errori e lacerazioni, orientano, in positivo, verso una rinnovata consapevolezza: «Fra le tenebre brillerà la tua luce».
Per essere riverbero di luce nelle tenebre è necessario però rendere trasparente il cuore ripulendolo da incrostazioni, svuotandolo da elementi che lo inquinano. Ci aiuta l’immagine molto cara ad Agostino: non si può mescolare in un recipiente aceto e miele; ne nasce il disgusto e la repulsione! Bisogna svuotare il recipiente dell’aceto, ripulirlo e poi riempirlo di miele. Solo allora si potrà gustare tutta la vera dolcezza di questo alimento che dona energia e vitalità. Sappiamo bene che spesso il nostro cuore è colmo di molto aceto: asprezze, amarezze e disgusto, che inquinano tutto il corpo, indebolendolo; bisogna ripulirlo! Per questo è necessaria un’ascesi personale, un impegno serrato, per creare le condizioni opportune a dare qualità al cuore e alla vita.
Il tempo quaresimale è appunto il tempo di grazia necessario per svuotare il cuore di ciò che genera disgusto e riempirlo del miele della condivisione che rigenera e trasforma la vita; riempirlo dell’amicizia di Cristo Gesù che, con la sua presenza, desidera condividere i nostri pensieri, la fatica del quotidiano, donando nuovo entusiasmo nella vita. La Quaresima, in tal senso, richiede, positivamente, due necessarie condizioni: quella dell’impegno della purificazione personale, della serena verifica delle tante fragilità e limiti; e quella della conversione che, riducendo le distanze da Cristo, ricentra lo sguardo sulla sua Persona, presenza vivente di una vita rinnovata nella misericordia e nella compassione.
La purificazione del cuore non è mai priva di gioia, anzi il sacrificio-offerta che essa richiede è motivato dall’amore, dalla personale risposta a quell’Amore che chiama alla sequela. In queste due condizioni si sviluppa il cammino di perfezione nella carità che rigenera persona e relazioni: un amore che risponde con la concretezza delle scelte in un cammino motivato e coinvolgente. Dalla purificazione personale, frutto di grazia e di serrato impegno nella cura autentica di sé, e dalla conversione della vita, nei suoi modelli comportamentali, matura la reale capacità di ricomporre il tessuto sfilacciato delle relazioni personali, ecclesiali e sociali.
La purificazione personale è certamente un cammino che esige volontà, determinazione e fedeltà. Ma non si supera alcuna sfida senza vincere quella con sé stessi, se non si emerge positivamente da questa serrata battaglia senza accogliere e valorizzare, in questo tempo quaresimale, l’azione di grazia offerta da Dio, in Cristo.
L’azione positiva di purificazione, parafrasando ancora Agostino, è «come un ago che perfora il tessuto lacerato con il filo della misericordia, ma poi l’azione dolorosa dell’ago (purificazione) lascia l’evidenza del filo (misericordia) in un tessuto recuperato e reso nuovamente compatto (la persona e la vita)»: alla sofferenza che la purificazione (ago) richiede, corrisponde l’effetto di una vita (tessuto), personale e sociale, ritrovata nella sua autentica qualità, nella gioiosa bellezza delle relazioni con se stessi, con Dio, con gli altri, con il creato. Il laborioso impegno quaresimale ricompone i notevoli sfilacciamenti e le tante lacerazioni che tutti sperimentiamo a vario livello: è la conformazione, personale e comunitaria, all’amore misericordioso del Cristo che ci immerge, con amorevole pazienza e umile riconoscimento, nelle fragilità personali e nei bisogni umani che caratterizzano il quotidiano.
In questo motivato impegno siamo chiamati a dare evidenza al vissuto della fede con l’affidamento fiducioso a Dio, fonte di misericordia e perdono, purificando personali fragilità e chiusure egoistiche, causa di disorientamento, confusione, prostrazione, per ritornare a casa attraverso sentieri di sicura speranza. Condizione, questa, che matura non solo dalle prove della vita, ma è causa di nuove e più dure difficoltà generate da noi stessi. La purificazione e la conversione aprono il cuore e la vita al sereno affidamento a Chi continua a far sentire la sua confortante voce, con la sua Parola, fonte di fiducia certa e rinnovata vitalità nel cammino. La realtà che viviamo spesso diviene una nube oscura, ma non basta desiderare di uscirne, è necessario mettersi in cammino, attraversandola, avvertendone tutto il peso e la fatica. La condizione positiva della purificazione-conversione quaresimale, nell’affidamento e riconoscimento della presenza misericordiosa di Dio, non è data da un percorso semplificato, senza ostacoli o prove, ma dal modo di vivere con misura e realismo le contraddizioni del quotidiano, al punto che «cresce lungo il cammino il vigore» e la «valle del pianto è cambiata in sorgente» (Cf Sal 84, 8). Si potranno sperimentare così la semplificazione e la trasparenza del cuore che consegnano la giusta misura delle persone e delle vicende, per occuparsi della vita, senza che le occupazioni divengano pre-occupazioni.
Il cammino quaresimale è offerto, ora, perché la persona e la vita possano brillare. Siamo chiamati all’esercizio che allena il cuore per renderlo abile e pronto alla vita in pienezza, in tutte le sue situazioni e condizioni. La grazia, per sostenere questo impegno, è offerta con un triplice dono:Preghiera, digiuno e carità. La Preghiera: dialogo intimo e vero con il Signore Gesù, intenso e profondo, alimentato dalla consapevolezza che il suo Spirito, fonte di vita, permea il nostro cuore fino a renderlo sereno e disponibile, paziente ma determinato; il Digiuno, esercizio di libertà che conduce a vivere la signoria di sé e non la schiavitù, l’asservimento, nelle varie dimensioni della persona; la Carità, segno effettivo di una progressiva attenzione centrata su coloro che condividono il nostro cammino, soprattutto se fragili e bisognosi; carità che riconosce il volto dell’altro e diviene fraterna cura.
Questi tre doni – preghiera, digiuno e carità – non riguardano solo la persona nell’esercizio di purificazione-conversione, ma riguardano e toccano concretamente la vita: le persone, le relazioni; il contesto familiare, sociale, ecclesiale. Con l’esercizio della preghiera, del digiuno e dei segni di carità, possiamo cambiare lo stile personale con una lotta interiore che contrasta la tentazione dell’egoismo, dell’autoreferenzialità, e convertire la persona alla solarità della vita, inesauribile dono di Dio. In questa azione quaresimale, meticolosa e attenta, ci guida la Parola di Dio: essa fa piena luce su scelte lontane e contrarie alla relazione fiduciosa e amicale con Dio, gli altri, il creato; smaschera il demone di una libertà senza responsabilità, dell’affermazione di sé senza cura dell’altro. Degli effetti di una libertà onnipotente, senza cura e responsabilità, siamo tutti testimoni, soprattutto in questo tempo che crea commistioni di aceto e miele nel cuore di molti.
Le strutture di peccato, effetto della perduta relazione con Dio e tra gli uomini, sono divenute strutture di morte che inquinano i vari ambiti vitali della comune esperienza: portiamo i segni dolorosi e laceranti dell’esasperazione di interessi egoistici e di parte, tanto da vedere snaturati economia, ambiente, politica, istituzioni, famiglie e anche comunità ecclesiali. Sono strutture di peccato che schiacciano nell’emergenza di una marginalità umana sempre più esasperata, fino a limitare o addirittura negare l’energia delle buone qualità, ecclesiali e sociali, che caratterizzano le nostre Comunità.
A questo invito pressante, che genera il necessario lavorio di ogni persona su sé stessa, per il bene di tutti, corrisponde l’esperienza condivisa da chi, volendo rinascere a vita nuova e a condizioni qualitative veramente umane, vive l’auspicio di una vita compiuta: «La rinascita che mi va riplasmando dal profondo continua a operare in me. Ora però me ne sono convinto e più debbo rinnegare me stesso, più ne provo gioia. Sono come un architetto che, volendo costruire una torre, aveva gettato male le fondamenta, se ne capacita in tempo, non esita a demolire quanto aveva già elevato da terra, e cerca di ampliare, di migliorare il suo disegno» (J. W. Goethe, Viaggio in Italia).
Per dare concretezza a questo auspicio sono date utili istruzioni dalla Parola di Dio attraverso preghiera, penitenza e carità per non stancarsi «di estirpare il male dalla nostra vita». La conversione del cuore, offerta come chiamata all’impegno nella fede, è un processo molto faticoso e lento, che ha bisogno di vera disposizione, di desiderio e grande volontà, nel cercare di procedere sul sentiero dell’autentico ritorno a sé stessi e verso la semplificazione della vita. Anche questo impegno di volontà e cuore è una progressione che passa attraverso la conversione, decisione della volontà di ricentrare lo sguardo su Chi chiama alla vera vita e attende il ritorno a casa, ben oltre limiti e fragilità; attrazione, che si evidenzia dapprima come nostalgia della bellezza, pacata e serena, di quanto prima abitava il cuore e poi come necessità, bisogno di ritrovare la casa e abitarla con la gioia dell’incontro; conformazione, quale vera e propria immersione nel cuore di Chi ci attrae fino alla immedesimazione, alla condivisione dei sentimenti, della volontà, del cuore e della vita. Questo ritorno a casa, nella profondità dell’amore accolto e ricambiato, genera uno stile di vita in cui si vede la trasparenza della vera fede in Dio: il cuore si fida e si affida totalmente a Colui che è riconosciuto nell’amore incondizionato e fedele, malgrado limiti e fragilità. Si scopre, in modo sorprendente e paradossale, che questo amore è riconoscibile anche e soprattutto nelle prove più dure e laceranti: la prova si trasforma in opportunità per mostrare l’intensità dell’amore, la sua qualità e la volontà di non vederlo disperso tra le proprie paure; attratti e assorbiti nel cuore di Cristo, ne sperimentiamo l’intensità fino a trasformare la sostanza delle prove in sentieri di vita.
La Quaresima è il tempo giusto per rientrare in sé stessi e verificare le fondamenta, per affrontare l’erosione interiore che, attraverso rilassamento e superficialità, conduce a costruire uno stile di peccato: alienazione da se stessi, dagli altri, da Dio. Si potrà sperimentare, come suggerisce la Parola di Dio, che soprattutto nel sacrificio personale sono poste solide basi per riuscire realmente in ogni cosa. Nell’intervenire con decisione su se stessi, operando sacrifici e rinunce tra le varie forme di esaltazione egoistica, si scoprirà l’intima gioia di rinascere, di sbocciare a vita nuova soprattutto tra le difficoltà. Si giunge all’unità interiore che dona equilibrio e misura: «Ho conosciuto persone felici, che lo sono perché sono intere; anche la persona più infima può essere felice e perfetta a suo modo, quando è intera» (J. W. Goethe, Viaggio in Italia).
Fratelli e Sorelle, ascoltiamo con attenzione la Voce che chiama all’unità interiore; ma per poterla ascoltare «bisogna fare silenzio. Ogni parola, anche umana, vuole che ogni rumore cessi.
[…] Quanto più lo esige il Verbo, quando vuole parlare nel profondo. Se la voce umana non può essere percepita nel frastuono, la Parola interiore non può essere ascoltata che da un’anima pacificata; da un’anima che ha fatto cessare ogni rumore esterno, che ha fatto tacere ogni voce che proviene dal di dentro; un’anima che si è inoltrata nella pace del silenzio attorno ad essa ed in essa» (F. Pollien, Il Verbo silenzioso). Proprio «grazie al silenzio, l’uomo si immerge in se stesso e scopre l’essenza spirituale che lo fonda. In questo modo si scopre in accordo con il proprio silenzioso Creatore» (J. Guitton, Il libro della saggezza e delle virtù ritrovate) ritrovando la sintonia perduta: si scopre rivestito di pazienza e carità, vera energia per affrontare le durezza delle prove; capace di porre solide basi per riuscire realmente in ogni cosa.
È qui proposto un sentiero quaresimale che, avendo il riferimento certo nella Parola di Dio, può essere da tutti percorso: la purificazione-conversione del cuore e della vita, con il triplice aiuto della preghiera, digiuno e carità, è cercato nella propria persona, nel contesto abituale delle relazioni, nel lavoro che si è chiamati a svolgere. Di seguito è offerto anche il criterio per un’azione graduale e progressiva che si svilupperà in quattro tappe: Deformata reformare – Reformata conformare – Conformata confirmare – Confirmata transformare. In pratica è necessario cercare, nel desiderio di un’effettiva trasformazione e con la grazia di Colui che ci avvolge nella sua misericordia, di identificare dentro di sé e nella vita: ciò che è particolarmente deformato per riformarlo, cambiarlo; ciò che si riesce a cambiare, deve essere conformato al nuovo riferimento interiore; ciò che ha preso nuova forma va confermato, stabilizzato; questa nuova condizione interiore deve generare un nuovo stile che dona «il gusto del miele» e una «trama compatta» nella fatica del vivere.
Carissimi, con l’aiuto di Dio, nel fiducioso affidamento al suo Amore provvidente, diamo tempo e volontà al cuore in questo opportunità di grazia! Esercitiamoci con vera dedizione e grande determinazione, senza lasciarci illudere da un effimero e superficiale ritorno a casa: siamo chiamati
ad essere pronti e disponibili a rendere fruttuose le stesse prove della vita. Il frutto fecondo di questo lavorio personale, come sole che irradia il mattino dopo il freddo e le tenebre della notte, non è solo il ritrovato calore nel proprio cuore, ma la gioia di una effettiva voglia di fraternità, di amicizia e di sincera condivisione della vita. E se questo è un desiderio essenziale ed autentico che tutti avvertiamo, non ci fermeremo sulle difficoltà del percorso, ma renderemo ancora più intenso lo sforzo per giungere a destinazione. Sia accanto a tutti noi, in questa Quaresima, l’amore della Madre nostra Maria, amata e venerata con il titolo Della Quercia; ci sostenga l’intercessione dei santi patroni Rosa da Viterbo, Lucia Filippini e Bonaventura da Bagnoregio, nella convinzione che è sempre possibile rigenerare e trasformare, attraverso fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda, la nostra persona e la vita.
Vostro Padre nella fede
† Orazio Francesco
La Lettera di Quaresima del Vescovo Orazio Francesco Piazza alla comunità diocesana di Viterbo
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