di MARIA ANTONIETTA GERMANO –
VITERBO -La Sala Regia di Palazzo dei Priori accoglie in questo weekend di ottobre, da venerdì 11 a domenica 13, la prima edizione di un innovativo festival dal titolo “Economia della Cultura”, evento promosso da Lazio Innova per porre l’attenzione sullo stato dell’economia e della cultura in Italia, un binomio perfetto che, sin dai primi incontri, ha dato modo di esplorare con lezioni magistrali, dibattiti e tavole rotonde, alcune politiche di marketing, di diplomazia e cooperazione internazionale, turismo e nuove tecnologie.
Nel pomeriggio di oggi, 11 ottobre, è stato ospite del festival Mario Tozzi geologo, divulgatore scientifico, saggista, autore e conduttore televisivo, che in una lezione magistrale ha tracciato la storia dell’evoluzione dell’uomo rispetto ad altri esseri viventi.
In una piacevole disamina spiega che “anche i capodogli che vivono in mare aperto e profondo, comunicano tra di loro. Noi cosa facciamo? Raccontiamo storie, anche gli altri esseri viventi, a modo loro, si raccontano storie. E anche loro producono cultura”. E continua:“La cultura non è necessariamente intelligenza o meglio l’intelligenza non è necessariamete la differenza tra noi e gli altri viventi. Bisogna riportare tutto all’interno di un’organicità complessiva che è biologica e culturale. Non siamo gli unici che producono cultura. Questo è già seccante. La cosa interessante
che emerge di vari studi è che certi atteggiamenti non sono unicamente nostri. Parlo in particolare delle emozioni, e non dei sentimenti. Duecentocinquantamila anni fa quando si palesa l’homo sapiens, nascono anche le emozioni. Prima non c’erano. Siamo individui empatici”.
Poi affronta il tema turismo e chiede al pubblico: “Perchè prima di venire in Italia i turisti preferiscono andare in Spagna, in Cina e anche negli Stati Uniti? Perchè Roma che è la città con la maggiore aspettativa di visite ha la minore volontà di ritornare o rimanere a lungo? E non si parla solo dei costi, dei servizi, no, c’è un’altra cosa: che fa Parigi o un altra città della Francia di diverso da Roma o Viterbo? Quando tu vai a Parigi e ti metti sotto braccio una baguette di pane presa nelle bulangerie, ti senti francese. E’ l’dentità che fa parte della cultura. E se vediamo la nostre città d’arte, sono desolate. Chi è rimasto al centro storico di Firenze, Roma e Venezia? Ormai ci sono
pochi cittadini e tanti souvenir e B&B. Non siamo in grado di usare bene questo patrimonio culturale. E’ un problema non solo culturale, ma economico. Questo per me è un problema vero. Chi siamo noi? Ogni paese d’Italia ha una sua identità, perchè perderla?”.
Poi Mario Tozzi parla della tecnologia; fa l’esempio delle macchine da scrivere di una volta. Avevano tasti e martelletti che sbattevano su un nastro di seta imbevuto di inchiostro su un rullo dove era inserito un foglio di carta, e lì appariva lo scritto: “le lettere sulla tastiera del vostro telefono è impostata come quella del PC ed è uguale identica a quelle delle macchina da scrivere di una volta. La spiegazione usuale è che la tastiera Qwerty impediva che la macchina si inceppasse e quindi hanno deciso di mantenere per tutti la stessa impostazione delle lettere dell’alfabeto. Abbiamo così tanto bisogno di macchine precise che fanno lavori che non riusciamo a fare”. E in chiusura fa un breve accenno all’innovazione dell’intelligenza artificiale. La tecnologia diventa slegata dalla scienza”. L’incontro si chiude tra i calorosi applausi del pubblico e tante foto ricordo.








