VITERBO – Riceviamo da Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) e pubblichiamo: “Litorali, boschi, campi coltivati, pascoli, tombe etrusche, macchia mediterranea, paesi medievali, campi di girasoli, corsi d’acqua, terre collettive, questo è il paesaggio storico proprio del territorio a cavallo di Lazio e Toscana.
Maremma e Tuscia, luoghi di natura, arte, agricoltura di qualità, cultura.
Tuttavia, se andrà avanti in assenza di alcuna concreta pianificazione la proliferazione selvaggia di centrali eoliche, centrali fotovoltaiche, centrali agrivoltaiche, potremo scordarci questo lembo del Bel Paese così com’è conosciuto in tutto il mondo.
Potremo scordarci anche qualsiasi richiamo turistico.
Il fenomeno della speculazione energetica, oltre che in Sardegna, è pesantemente presente in modo particolare nella Tuscia, in Puglia, nella Maremma, in Sicilia, sui crinali appennnici.
Essere a favore dell’energia prodotta da fonti rinnovabili non vuol dire avere ottusi paraocchi, non vuol dire aver versato il cervello all’ammasso della vulgata dell’ambientalismo politicamente corretto.
Ma non sono solo le associazioni e i comitati realmente ambientalisti a sostenerlo.
Qualche sintetica considerazione sulla speculazione energetica in corso in Italia è stata svolta da tempo autorevolmente dalla Soprintendenza speciale per il PNRR, che, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “… è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) … tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno … previsto … a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024)”.
Qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria.
L’associazione ambientalista Amici della Terra sta predisponendo una banca dati degli impianti eolici realizzati e in progetto e inizia a render bene la realtà in divenire.
In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 28 febbraio 2025 risultano complessivamente ben 6.110, pari a 354,80 GW di potenza, suddivisi in 3.874 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 153,213 GW (43,19%), 2.051 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 109,77 GW (30,94%) e 131 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare 88,59 GW (24,97%). Poche richieste (in tutto 54 per 3,22 GW, 0,92%) per idroelettrico, geotermico e biomasse.
Un’overdose di energia potenziale che non potrebbe esser nemmeno esser consumata. Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti).
Solo nella fascia di confine fra Toscana e Lazio almeno un mega-progetto di centrale agrivoltaica, sei progetti di centrali eoliche per complessive 65 “torri” eoliche, in una zona ricca di emergenze ambientali, archeologiche e storico-culturali, nonchè di grande richiamo turistico.
E sul settore turistico l’industrializzazione a fini energetici della Maremma avrebbe effetti semplicemente disastrosi, se ancora qualcuno non l’avesse capito.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) è intervenuta con specifici atti di “osservazioni” in ogni procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.):
* progetto di centrale agrivoltaica con centrale di accumulo proposto dalla milanese EDPR Centro Italia PV s.r.l. in località Campigliola, nella Maremma grossetana di Manciano, al confine con il Lazio;
* progetto di centrale eolica proposta dalla San Nicola Energia s.r.l. (del pugliese Gruppo Hope) nella località agricola di Campo all’Olmo, in Val di Cornia, nella Maremma livornese, fra Campiglia Marittima e Piombino, nei confronti del quale il GrIG è intervenuto (19 dicembre 2024) con un atto di “osservazioni” nel relativo procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.);
* progetto per la realizzazione della centrale eolica “Pellestrina Wind” proposto dalla società veneta Pellestrina s.r.l. sempre in Val di Cornia, fra Campiglia Marittima, Piombino e Suvereto, nei confronti del quale il GrIG è intervenuto (12 novembre 2024) con un atto di “osservazioni” nel relativo procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.);
* progetto per la realizzazione della centrale eolica “Energia Sorano” della società romana Olsen Renewables Italy s.r.l. nella Maremma etrusca fra Sorano, Pitigliano, Ischia di Castro e Manciano, nei confronti del quale il GrIG ha effettuato (18 ottobre 2024) un atto di intervento nel relativo procedimento di V.I.A.;
* progetto di realizzazione del “Parco eolico Pitigliano” della società milanese Gruppo Visconti Pitigliano s.r.l. nelle località di Pian di Morrano e La Rotta, nei Comuni di Pitigliano e di Manciano, avverso il quale il GrIG ha già inoltrato (16 agosto 2024) un atto di intervento nel relativo procedimento di V.I.A.;
* progetto di realizzazione della centrale eolica “Pitigliano” sempre della società romana RWE Renewables Italia s.r.l. fra boschi, campi e macchia mediterranea al confine fra Toscana e Lazio, nei Comuni di Pitigliano, Sorano, Manciano (GR) e Onano (VT), nei confronti del quale il GrIG aveva già depositato (18 luglio 2024) un atto di intervento nel relativo procedimento di V.I.A.;
* progetto di realizzazione della centrale eolica “Rempillo” da parte di Sorgenia Renewables s.r.l.in località Rempillo, nel territorio comunale di Pitigliano, avverso il quale il GrIG aveva già depositato (12 febbraio 2024) un atto di intervento nel procedimento di V.I.A.
Nemmeno la previsione di alcuna prestazione di fideiussione (art. 1936 cod. civ..) per eventuali danni all’ambiente e agli interessi pubblici nelle fasi di cantiere, di gestione dell’impianto e del ripristino ambientale (decommissioning).
La pianificazione paesaggistica – il piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico (P.I.T.) della Toscana e il piano territoriale paesistico regionale del Lazio – e la siti rientranti nella Rete Natura 2000 purtroppo non costituiscono una garanzia assoluta di salvaguardia del territorio, nè lo sono le fasce di rispetto dal limite di numerose zone tutelate con vincolo culturale e/o con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), posta dall’art. 6 del decreto-legge n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022, in attesa della prevista individuazione delle aree non idonee all’installazione degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, come previsto dal D.M. Ambiente 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili).
In proposito, la Giunta regionale della Toscana ha approvato (deliberazione GR n. 2 del 2 dicembre 2024) la proposta di legge regionale “Disciplina per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti di produzione di energia a fonte rinnovabile in attuazione dell’articolo 20, comma 4, del d.lgs. 199/2021” (+ redazione illustrativa, relazione tecnico-normativa, relazione tecnico-finanziaria, scheda aiuti di Stato, allegato 1), ora in discussione in Consiglio regionale. La Giunta regionale del Lazio finora si è limitata a una proroga dell’efficacia delle misure provvisorie per il rilascio del provvedimento unico regionale (PAUR) per gli impianti eolici e fotovoltaici a terra (deliberazione Giunta regionale Lazio 28 novembre 2024, n. 1021).
Tante realtà locali si battono strenuamente per la difesa del loro territorio. Per esempio, il comitato di Magliano ha avviato una petizione popolare (da firmare!) avverso la realizzazione della centrale eolica “Parco eolico di Magliano” con 13 “torri” eoliche altre 200 metri e potenza complessiva di 72,8 MW, mentre ci sono imprese agricole che non si arrendono e coltivano Girasoli e Grano al posto di pannelli fotovoltaici.
Uno degli aspetti particolarmente critici è la mancanza di informazione sui reali costi della speculazione energetica.
Gli unici che guadagnano in ogni caso sono le società energetiche, che – oltre ai passati certificati verdi e alla relativa commerciabilità, nonchè agli altri incentivi – beneficiano degli effetti economici diretti e indiretti del dispacciamento, il processo strategico fondamentale svolto da Terna s.p.a. per mantenere in equilibrio costante la quantità di energia prodotta e quella consumata in Italia: In particolare, riguardo gli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili, “se necessario, Terna invia specifici ordini per ridurre o aumentare l’energia immessa in rete alle unità di produzione”, ma l’energia viene pagata pur non utilizzata.
I costi del dispacciamento sono scaricati sulle bollette degli Italiani.
Inoltre, la Commissione europea – su richiesta del Governo Italiano – ha recentemente approvato (4 giugno 2024) un regime di aiuti di Stato “volto a sostenere la produzione di un totale di 4 590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili”. In particolare, “il regime sosterrà la costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie innovative e non ancora mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa. Si prevede che le centrali immetteranno nel sistema elettrico italiano un totale di 4 590 MW di capacità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. A seconda della tecnologia, il termine per l’entrata in funzione delle centrali varia da 31 a 60 mesi”.
Il costo del regime di aiuti in favore delle imprese energetiche sarà pari a 35,3 miliardi di euro e, tanto per cambiare, sarà finanziato “mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali”.
Insomma, siamo all’overdose di energia producibile da impianti che servono soltanto agli speculatori energetici.
Il GrIG ha avanzato la proposta della verifica nazionale del quantitativo di energia elettrica realmente necessario e della successiva pianificazione statale in base ai reali fabbisogni energetici delle aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), successivamente da assegnare mediante bandi pubblici al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.
La prima cosa necessaria, a breve termine, sarebbe una moratoria nazionale (non regionale, già dichiarata costituzionalmente illegittima con sentenza Corte cost. n. 27/2023 e sentenza Corte cost. n. 28/2025), una sospensione di qualsiasi autorizzazione per nuovi impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Oltre l’individuazione normativa delle aree idonee e inidonee a breve termine, a medio termine, è certamente necessario completare il processo di pianificazione paesaggistica.
Il GrIG ha recentemente promosso in proposito la petizione popolare Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica!, che ha ormai superato le 21 mila adesioni, dove sono esposte chiaramente le ragioni perché si possano finalmente pianificare gli interventi di una vera e condivisa transizione energetica senza stravolgere superstiti aree agro-naturalistiche, eccellenze alimentari, campi, pascoli, boschi, coste, crinali, avifauna, siti archeologici, beni artistici e culturali, sentieri, cammini, ciclovie, itinerari turistici enogastronomici scampati ad un vorace consumo di suolo e ora gravemente minacciati da questa arrembante deriva affaristica mascherata di verde e senza rischio d’impresa perchè incentivata con le nostre bollette.”