La Polizia di Stato: arrestato a Montalto di Castro un cittadino della Guinea per favoreggiamento immigrazione clandestina

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo il  comunicato stampa della Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Catania, a riguardo l’operazione contro il traffico di esseri umani denominata ”Landaya”, in cui sono state eseguite su ordine del G.I.P. presso quel Tribunale ordinanze di custodia cautelare in carcere, a carico di 25 cittadini stranieri, residenti in diverse città italiane.

In data 3 agosto 2023, Personale della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Viterbo ha tratto in arresto a Montalto di Castro (VT) DOUMBOUYA Sidiki, guineano, classe ’92. Lo stesso, a seguito di strutturata attività d’indagine, coordinata dalla DDA di Catania ed eseguita, anche con l’ausilio di presidi tecnici, dalla II Sezione Investigativa “Criminalità Straniera e Prostituzione” della Squadra Mobile di Catania, è risultato gravemente indiziato delle ipotesi delittuose di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravata dall’aver agito in più di dieci persone e dei reati-fine di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravati dall’avere agito in più di tre persone in concorso tra loro, di avere commesso il fatto al fine di trarne profitto anche indiretto e dalla transnazionalità. Le indagini erano sfociate nell’emissione del decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale catanese ed eseguito in data 19.04.2023 in diverse parti d’Italia.

Questa Procura Distrettuale della Repubblica ha delegato la Polizia di Stato per l’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa in data 1 agosto 2023 dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania a carico di 25 cittadini stranieri (di cittadinanza guineana, ivoriana e maliana).
Nella giornata del 3.8.2023, la Squadra Mobile di Catania, con la collaborazione degli omologhi uffici di Genova, La Spezia, Milano, Pavia, Torino e Viterbo, ha, pertanto dato esecuzione al citato provvedimento nei confronti di:

1. BERTHE Fode, ivoriano, classe ‘94¸ tratto in arresto a Genova;
2. DIALLO Mamadi, ivoriano, classe ‘99¸ tratto in arresto a Genova;
3. DIARRASSOUBA Souleymane, ivoriano, classe’96, tratto in arresto a Genova;
4. KEITA Ibrahim, ivoriano, classe ’97, tratto in arresto a Genova;
5. TOUMA Hadara Arouna, del Burkina Faso, classe ’99, tratto in arresto a Genova;
6. DOUMBOUYA Sidiki, guineano, classe ’92, tratto in arresto a Montalto di Castro (VT);
7. BAYOKO Djiguiba, ivoriano, classe ’99, tratto in arresto a Castellamonte (TO);
8. FOFANA Siriki, ivoriano classe ‘96, tratto in arresto a La Spezia.

La citata misura cautelare in argomento è stata poi notificata, in carcere, poiché già ristretti, ai seguenti ulteriori destinatari:

9. BALDE Zeynoule Abidine, maliano, classe ’90;
10. BAMBA Abdoul Kader, ivoriano, classe ‘97;
11. BAMBA Souleymane, ivoriano, classe ‘97;
12. DIAKITE Amadou, guineano, classe ’89;
13. SANGARÈ Ali, guineano classe ’98;
14. DIALLO Oumar, maliano, classe 2000;
15. KEITA Ousman, guineano, classe ’92;
16. KADOUNO Abdoulaye Eder, guineano, classe ‘96;
17. KONE Yacouba, ivoriano, classe ‘97;
18. KONATE Yaya, ivoriano, classe ’99;
19. SANOGO Alfousseni, ivoriano, classe ’99.

Sono attivamente ricercati altri 6 cittadini stranieri, anch’essi destinatari della misura cautelare cui si è accennato.
I venticinque (25) stranieri, a seguito di strutturata attività d’indagine, coordinata dalla DDA di Catania ed eseguita, anche con l’ausilio di presidi tecnici, dalla II Sezione Investigativa “Criminalità Straniera e Prostituzione” della locale Squadra Mobile, sono risultati gravemente indiziati delle ipotesi delittuose di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravata dall’aver agito in più di dieci persone e dei reati-fine di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravati dall’avere agito in più di tre persone in concorso tra loro, di avere commesso il fatto al fine di trarne profitto anche indiretto e dalla transnazionalità. Le indagini erano sfociate nell’emissione del decreto di fermo di indiziato di delitto emesso da questo Ufficio di Procura ed eseguito in data 19.04.2023 in diverse parti d’Italia.
Dopo le convalide avvenute in diverse città italiane, il GIP in sede, adito ex art 27 c.p.p., sollevava conflitto di competenza presso la Corte di Cassazione, la quale nel risolvere il conflitto, detemrinav la competenza dell’Ufficio GIP catanese, il quale all’esito di tale decisione, emetteva l’ordinanza di cui in premessa con applicazione della misura cautelare del massimo rigore nei confronti di tutti gli indagati, ravvisando la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza nonché tutte le esigenze cautelari contemplate dall’art. 274 c.p.p..
I soggetti indicati con i numeri progressivi da 1 a 8, sottoposti alla misura della custodia personale in carcere, sono stati rintracciati nelle località di cui sopra e, ultimati gli atti di rito, associati presso le Case Circondariali dei luoghi di esecuzione, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Per coloro che erano già ristretti, si è data esecuzione alla misura cautelare attraverso l’ausilio del personale della Polizia Penitenziaria in servizio presso i rispettivi Istituti Carcerari.
Le indagini venivano originate dalla vicenda relativa ad una minore straniera non accompagnata giunta in data 25.1.2021 presso il porto di Augusta, collocata presso una struttura sita nel catanese ma fermamente intenzionata a raggiungere la Francia seguendo le indicazioni avute in Libia da una donna che l’aveva avvicinata mentre ivi si trovava in attesa di imbarco e che le si era presentata come sorella di un soggetto che, in Italia, si occupava di far completare il lungo viaggio dal paese di origine sino alla Francia passando per l’Italia (soggetto che sarebbe stato individuato nell’indagato KADOUNO Abdoulaye Eder) e del quale forniva il contatto telefonico.
La minore, giunta in Italia e collocata in struttura per minori stranieri non accompagnati, se ne allontanava affidandosi alle cure del soggetto indicatole in Libia e grazie all’operato di questo ultimo e di altri indagati, riusciva a fuggire per tre volte dalle comunità in cui veniva ospitata sino a raggiungere il territorio francese.
L’impegno investigativo dedicato alla vicenda di questa minore, caratterizzato da attività di tipo tradizionale e tecnico, permetteva da subito di focalizzare l’attenzione su alcuni soggetti di cittadinanza guineana e ivoriana coinvolti nel trasferimento in Francia della predetta e, partendo da questi soggetti, consentiva di individuare un articolato sodalizio criminale di matrice straniera, a carattere transnazionale, formato da più cellule operative in Africa (Libia, Guinea, Costa d’Avorio, Tunisia e Marocco), in Italia (a Genova, Torino, Asti, Cuneo e Ventimiglia) ed in Francia, dedito al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in favore di una clientela (donne, uomini, bambini e addirittura neonati) che, dietro pagamento di somme di danaro, variabili a seconda della natura degli accordi e della tranche di viaggio da eseguire (oscillando da almeno 200,00 euro per il mero passaggio dei confini sino a 1.200,00 euro circa per fasi di viaggio più ampie), si affidava ad esso perché specializzato nella “gestione” dei viaggi per raggiungere altri paesi dell’Unione Europea, in particolare in sconfinamenti verso la Francia.
Le indagini, coordinate da questo Ufficio ed eseguite dalla Squadra Mobile di Catania Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione consentivano di acquisire, allo stato degli atti, elementi che dimostrerebbero come i fermati, per lo più francofoni, della Guinea e Costa d’Avorio, sarebbero in grado di garantire al migrante la realizzazione del progetto migratorio nella sua interezza, dal paese di origine a quello di destinazione, attraverso paesi di mero transito (tra i quali l’Italia) con la pattuizione del pagamento di un prezzo per ogni tappa del viaggio, corrisposto alle diverse persone incaricate di curare la singola tratta, utilizzando allo scopo precipuo del raggiungimento del confine francese treni e macchine (più raramente sentieri di montagna) ed offrendo a tal fine tutti i servizi necessari allo “sconfinamento”: dall’organizzazione dello spostamento del migrante dal centro cui veniva affidato in accoglienza dallo Stato italiano -o, comunque, dal luogo dove si trovava- fino al sito dal quale operare il travalicamento dei confini, la fornitura eventuale di documenti falsi (anche di tipo sanitario quali falsi green pass, falsi esiti del test Covid-19 e patenti di guida), la presa in carico del migrante una volta raggiunto sul luogo in prossimità del confine, l’offerta di ospitalità nelle more, comprensiva di vitto ed alloggio, la reiterazione dei tentativi di sconfinamento, la presa in carico ad opera di altri membri una volta raggiunta la Francia.
Il sodalizio risultava avere struttura fluida perché capace di adattarsi ma in ogni caso ben definita quanto ai ruoli: non vi era evidentemente un capo all’apice, ma quattro capi/organizzatori ciascuno per ognuno dei gruppi, quattro entità collettive operanti con una organizzata gestione di risorse umane e materiali, stabilmente a disposizione le une delle altre e sinergicamente attive con metodi illeciti, con la finalità della commissione di plurimi delitti rientranti in un unico superiore progetto associativo che dall’Italia passava soltanto, in quanto iniziava all’estero e terminava all’estero.
Veniva individuata una struttura complessa e articolata del sodalizio, composto fondamentalmente da tre cellule:
una con sede nel piemontese precisamente a Torino (in cui avrebbero operato il leader KONE Yacouba e gli affiliati KONATE Yaya, BAYOKO Djiguiba ed un terzo soggetto allo stato irreperibile) ed Asti (ove avrebbe agito il cittadino guineano KADOUNO Abdoulaye Eder);
una con sede in Liguria (ove avrebbero operato DOUMBOUYA Sidiki, leader del citato gruppo ed un altro componente dello stesso) ma con un associato dimorante ad Asti (che sarebbe DIAKITE Amadou);
una terza con sede a Ventimiglia ed a sua volta suddivisa in due sottogruppi l’uno riferibile ad un soggetto allo stato irreperibile, leader del gruppo (e che sarebbe composto anche da KEITA Ibrahim e altri due soggetti allo stato irreperibili) e l’altro che sarebbe guidato da SANOGO Alfousseni ( e che sarebbe composto, oltre che dal SANOGO, da TOUMA Hadara Arouna detto Usman, BERTHE Fode, DIALLO Mamadi, BALDE ZEYNOULE Abidine, DIARRASOUBA Souleymane, FOFANA Siriki, BAMBA Souleymane, BAMBA Abdoul Kader, e altri due soggetti allo stato irreperibili )
Accanto a detti gruppi venivano individuati ulteriori due sodali soggetti definibili “cerniera” -che sarebbero SANGARE’ Ali e un altro soggetto allo stato irreperibile- in quanto non inquadrabili definitivamente come soggetti alle dipendenze esclusive di alcuno dei vari leader o come in collaborazione con uno solo dei gruppi in particolare, ma stabilmente disponibili ad intervenire nella catena di azioni necessarie a garantire le azioni di sconfinamento dei migranti rivoltisi al sodalizio.
Nel corso delle investigazioni emergeva una fibrillazione – scaturita ragionevolmente per contese concernenti il controllo del territorio di riferimento – tra antagonisti di diversa cittadinanza (da una parte cittadini nigeriani, dall’altra i francofoni), dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina via terra, fibrillazione che potrebbe avere originato una violenta aggressione ai danni di uno dei destinatari del decreto di fermo, allo stato irreperibile.
Ulteriori evidenze investigative emergevano dagli accertamenti patrimoniali svolti sincronicamente alle attività tecniche e tradizionali, accertamenti che permettevano di apprezzare un considerevole giro d’affari: sebbene la maggior parte dei movimenti dei flussi di denaro avvenisse in contanti (soprattutto per la clientela agganciata alla spicciolata in prossimità dei confini) ed un’altra parte attraverso sistemi basati sulla mera fiducia, definita dai monitorati con il termine “landaya”, l’analisi delle postepay in uso ad alcuni degli indagati consentiva di attestare che uno dei sodali aveva effettuato l’acquisto on line di titoli di viaggio in un limitato arco temporale per un ammontare di circa 26.000,00 euro.
L’analisi dei flussi di denaro relativi alle carte postepay utilizzate restituiva per ciascuna un saldo pressoché pari a zero: dette carte venivano infatti utilizzate quali meri contenitori precari, con transazioni complessivamente ammontanti a 800.000,00 euro solo considerando le carte postepay intestate a diversi indagati e dovendosi, comunque, tenere in considerazione che spesso nel settore dello smuggling e del trafficking, i flussi di denaro di rilievo avvengono utilizzando soggetti apparentemente non legati agli autori del reato, onde evitare che operazioni di movimentazione di danaro anomale, reiterate e di un certo rilievo, possano esser foriere di attenzione investigativa.
A ciò va aggiunto che l’attività tecnica permetteva di registrare numerose conversazioni espressamente concernenti la bellezza e le fattezze fisiche delle migranti di sesso femminile gestite dal sodalizio ed in alcuni casi anche di rilevare che le stesse, oltre al pagamento in denaro, corrispondevano prestazioni sessuali, anche quando viaggiavano con figli minori, così potendosi apprezzare ancora una volta l’estrema vulnerabilità delle migranti di sesso femminile il cui inserimento nel flusso migratorio e la dipendenza da trafficanti privi di scrupoli determina una seria esposizione a rischi di sfruttamento e una sovrapposizione tra percorsi di smuggling e percorsi di trafficking (quasi tutte le migranti emerse nella indagine risultavano in possesso di plurimi indicatori di tratta).
Sempre avuto riguardo alle vulnerabilità, in alcune occasioni emergevano movimentazioni illecite di bambini in tenera età, accompagnati dalle madri e talvolta da esse momentaneamente affidati ad un componente del sodalizio, nonché la strumentalizzazione della condizione di incertezza del migrante il quale, desideroso di portare a termine il proprio progetto migratorio, veniva in qualche modo anche confuso e catturato da una falsa attenzione ai suoi bisogni, funzionale solo ad assicurarsi definitivamente l’affare ed evitare che il migrante si rivolgesse ad altri operatori del medesimo illecito settore di mercato.
In tal senso varie le strategie psicologiche sperimentate e finalizzate alla massimizzazione dei guadagni derivante dal numero sempre maggiore di migranti che si rivolgevano al sodalizio. I fermati, giunti in Italia a partire dal 2016, avrebbero dimostrato una non comune expertise criminale tanto che avrebbero affinato le tecniche di interazione con la clientela sintetizzabili, tra l’altro, nelle parole utilizzate da uno di essi in un dialogo monitorato: “questa è una cosa che ti ho detto mille volte!!! quando parli con un cliente devi per prima cosa farlo partire, guidandolo da dove si trova, sino a farlo giungere a Milano oppure a Ventimiglia… poi dopo gli puoi chiedere in quale città vuole andare ed infine gli dici il prezzo!!! così hai la certezza di poter trovare un accordo!!! già non arrivano tante persone e quelle poche che arrivano con il tuo modo di lavorare li fai allontanare!!!”. In sostanza, la strategia consisteva nell’imbrigliare il migrante offrendogli quanto da esso atteso e anche di più ed in fretta, portandolo sino ad un punto di avanzamento delle operazioni tale da rendergli impossibile il rifiuto del servizio.
Tra l’altro alcuni degli indagati, avrebbero approfittato in tal senso, del loro inserimento a vario titolo all’interno di strutture di accoglienza per migranti: per un verso accreditandosi presso i migranti per il fatto stesso di svolgere attività all’interno di dette strutture; per altro verso sfruttando tutte le informazioni per tale ragione disponibili circa i nuovi arrivi, le nazionalità e l’età dei potenziali clienti.

Catania, 4 agosto 2023

 

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