La potenza del linguaggio non verbale

Un’emoticon, un colore, un simbolo: sono tantissime le espressioni del linguaggio non verbale. Le abbiamo intorno a noi continuamente: mentre leggiamo un messaggio sul cellulare, quando guardiamo video su Youtube tramite il nostro Pc portatile, tutte le pubblicità li contengono. Come fanno ad essere così efficaci sulla nostra mente e dove li troviamo nella vita di tutti i giorni?

Consideriamo ad esempio tutte le emoji che abbiamo sulle nostre applicazioni di messaggistica, come fanno ad influenzarci e perché le usiamo? La motivazione di base è sicuramente per dare una sfumatura a ciò che stiamo scrivendo, per far capire agli altri il nostro stato emotivo e come stiamo affrontando la conversazione. Ad esempio, se stiamo messaggiando con qualcuno che non conosciamo molto bene, aggiungiamo una faccina sorridente per esprimere affetto o piacere e mandiamo ai nostri amici faccine arrabbiate o GIF per esprimere al meglio il nostro stato d’animo. Gli altri leggono il messaggio unendolo alle emoji presenti, ci risponderanno a loro volta con il tono che a loro sembra più appropriato alla situazione.

In passato uomini e donne hanno utilizzato questo tipo di comunicazione per raggiungere i loro obiettivi e tutt’ora politici e personaggi pubblici ne fanno il loro punto forte. Pensiamo ai dittatori, a partire da Hitler e Mussolini, che, con i loro gesti esagerati e ripetuti, hanno portato intere popolazioni a seguirli in tutte le loro scelte: sembravano tutti ipnotizzati da questo linguaggio, probabilmente perchè è accessibile e comprensibile per tutti. Un pugno ha sempre inteso violenza come una colomba è sempre stata segno di pace. Qualcosa che in tanti capiscono e condividono da un senso di unità a un gruppo di persone che prima non si sentiva legato da niente, e l’uomo è nato per preferire la socialità alla solitudine: ci fa sentire più forti.

Il linguaggio non verbale può anche essere usato per cercare di convincere le persone che qualcosa è giusto o sbagliato. Pensiamo ad esempio nelle pubblicità progresso o i volantini che involgono aiuti umanitari. Mettere foto e immagini di persone sorridenti o tristi va a toccare il nostro lato più sensibile, chi crea questi contenuti cerca di coinvolgere le nostre coscienze per farci prendere decisioni che ci portano a pensare che stiamo facendo la cosa giusta. Bisogna fare attenzione però perchè a volte comunicazioni di questo tipo non sono volte a fare del bene ma a confonderci, e potrebbero portarci a dei pensieri sbagliati o distorti.

In conclusione, spesso ci troviamo a sottovalutare il linguaggio non verbale in quanto non ci crediamo così soggetti e suscettibili a questo tipo di comunicazione. In verità, con la digitalizzazione e l’avanzamento della tecnologia multimediale, siamo sempre più sottoposti a segnali e simboli che non hanno bisogno di parole per acquisire significato; ad esempio, manifestazioni come “Fridays for future” o “Black lives matter” fanno del loro punto forte raffigurazioni simboliche e gesti fisici e non fraintendibili per raggiungere il maggior numero di persone possibile.

I.P.

 

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