La scrittura teatrale e il dialetto a Sezze, il libro di Formicuccia

SEZZE – Sabato 14 maggio alle ore 17,30, presso l’Auditorium San Michele Arcangelo a Sezze, Piero Formicuccia presenta il suo libro “Dalla scrittura al teatro: storie di Sezze in dialetto”. L’evento è organizzato dal Comune di Sezze nell’ambito della rassegna “Il Maggio dei libri” – incontro con gli autori. Piero Formicuccia, già apprezzato Dirigente del comune di Sezze, promotore di eventi culturali, noto regista da molti lustri della Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo – ora che può godersi l’agognata pensione – ha dato alle stampe, in questo libro, ben cinque commedie scritte in dialetto di Sezze: “Natale n casa di Pappino”, “I figlio gli medico”, “I curato e la perpetua”, “Na bella sorpresa”, “La gelosia e na brutta uestia (bestia)”.
Tutte le commedie sono ambientate nel centro storico di Sezze; i protagonisti e le protagoniste sono popolani e popolane, quasi sempre legati al mondo contadino. Sono le donne con il loro operato deciso, con il loro linguaggio forte e colorito, con la loro costante presenza in scena il vero motore delle commedie. Questa prevalente presenza femminile è giustificata dal tipo di società contadina di Sezze, essenzialmente matriarcale. Alla donna spettano il governo della casa, l’educazione dei figli e la gestione dell’economia della famiglia. L’uomo ha un ruolo subalterno: lavora sodo in campagna, provvede ai bisogni della famiglia, la sera cena e dopo va a passare qualche ora di svago al bar o in cantina con gli amici. Tutti i veri problemi della famiglia: crescita dei figli, il loro andamento scolastico, i loro fidanzamenti e matrimoni vengono affrontati e risolti dalle donne.
La donna di Sezze ha il privilegio – caso unico rispetto agli altri paesi vicini – di non svolgere lavori in campagna, tranne che in occasione della raccolta dei carciofi. Il ricavato della vendita di questi viene incassato interamente dalla donna che lascia all’uomo i pochi spiccioli per il tabacco e per la bevuta all’osteria.
Nelle cinque commedie pubblicate Piero Formicuccia ci descrive figure di donne che organizzano il cenone di Natale, vanno alle funzioni religiose, puliscono la casa ma, nello stesso tempo, non rinunciano alle loro “prerogative femminili”: il cicaleccio, il pettegolezzo, il pavoneggiarsi nei confronti del vicinato.
Piero Formicuccia, in modo sorridente e con linguaggio semplice, ci rappresenta la società di Sezze negli anni Cinquanta – Sessanta del secolo appena trascorso, l’esistenza di classi sociali ancora molto rigide. Le opere scritte da Piero Formicuccia sono commedie in dialetto accomunate dal lieto fine in cui i protagonisti, inizialmente avviliti dalla risoluzione di problemi o intenti nel portare avanti un progetto, finiscono per riappacificarsi e la commedia termina sempre in allegria ma comunque con una morale. Raccontare del proprio paese, come fa Piero Formicuccia e come hanno fatto altri autori locali, presuppone una profonda conoscenza della gente e del territorio ed in questo, i suoi studi in psicologia oltre all’esperienza lavorativa nell’ambito socio-culturale lo hanno sicuramento facilitato. Scrivere opere teatrali in dialetto e metterle insieme in un libro è un gesto d’altruismo verso le generazioni future: è importante ricordare le tradizioni e la cultura popolare per cementare il domani che, seppur basato su nuovi ideali, ha bisogno di buone fonti da cui attingere ed imparare.

Print Friendly, PDF & Email
Condividi con:
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE