La seconda vita di “A noi toccò l’Africa”, il libro di Pina Carbone

di ANNA MARIA STEFANINI-

I grandi libri hanno molte vite. “A noi toccò l’Africa” è già alla sua seconda vita; dopo l’uscita nel 2022, il 13 novembre scorso, nel salotto letterario del Caffè Greco di Roma, il libro di Pina Carbone torna a radunare un cospicuo pubblico desideroso di condividere la propria esperienza di lettura immersiva in questo che può essere considerato un reportage nell’anima.
Perché questo ritorno di interesse? Perché “A noi toccò l’Africa” attraversa e intreccia tre piani narrativi.
il primo di questi è il piano storico, perché il racconto di Pina Carbone si dipana entro la cornice di una fase particolarmente importante della nostra contemporaneità, quello della poderosa rinascita dell’Italia uscita a brandelli dalla seconda guerra mondiale, e perché Pina Carbone è stata testimone oculare di uno dei momenti più esaltanti di questa rinascita: la parabola di Enrico Mattei e della sua creatura, l’E.N.I., che corre lungo l’intero quadrante che dal Medio-Oriente muove verso l’Africa.
Il secondo coincide con la strategia narrativa perché Pina Carbone sceglie il format del diario intimo per implicare il lettore in una complicità emotiva in grado di innalzare il lettore a testimone dell’avventura italiana lungo le rotte del petrolio e delle lotte feroci per il suo controllo.
Lo sguardo di Pina Carbone sulla vicenda africana dell’ente petrolifero nazionale non è quello analitico dell’osservatore geopolitico ma quello di una donna innamorata al seguito di un alto dirigente dell’ENI, che condivide con lui le battaglie per assicurare all’Italia la sua quota di oro nero.
Il terzo piano narrativo è quello stilistico perché Pina Carbone impiega un lessico al femminile e il registro dell’intimità, che rilasciano aromi e sfumature di acquerello e leggendo il libro si sperimenta quel particolare processo psicologico sinestetico per cui mentre leggi vedi, ascolti e persino percepisci i colori.
Convitato immateriale all’evento il manager fondatore dell’ENI, Enrico Mattei, colui che ha cambiato i destini di Pina Carbone e di tutti gli italiani.
Nato nella provincia di Pesaro-Urbino nel 1906 Enrico Mattei è stato imprenditore, partigiano, manager pubblico e politico, protagonista assoluto della rinascita italiana del secondo dopoguerra.
Da giovanissimo fonda un’azienda chimica, nel 1945 viene chiamato a fare il commissario liquidatore dell’AGIP; nel ‘53 trasforma questo rottame industriale nell’ENI, “ente nazionale idrocarburi.
Più tardi sarà eletto parlamentare nell’ambito della sinistra della democrazia cristiana; è vicino, in particolare, a Giorgio la Pira.
Fra le altre cose trova anche il tempo per comprare il quotidiano “Il Giorno”.
Sotto la guida di Mattei l’ENI diviene uno dei maggiori enti petroliferi mondiali e questo lo porterà in rotta di collisione con il monopolio di allora, le compagnie petrolifere anglo-americane che lui chiamava “le sette sorelle”.
Chiunque sarebbe rimasto schiacciato sotto lo strapotere geopolitico dei sette colossi ma Enrico Mattei poteva giocare tre assi vincenti: una straordinaria visione manageriale, l’equità e l’incorruttibilità.
Soprattutto l’equità: Mattei rovescia il rapporto di profitto allora in uso e concede agli stati proprietari dei giacimenti il 75% dei profitti petroliferi trattenendo il restante 25% nelle casse dell’ente nazionale idrocarburi.
Ma quel 25% sarà il capitale in grado di rimettere in moto l’intera economia italiana uscita stracciata dalla 2^ guerra mondiale.
In poco tempo l’ENI diviene il più affidabile partner commerciale dei paesi produttori ma anche il più temibile concorrente delle 7 sorelle.
Enrico Mattei morirà in un tuttora controverso incidente aereo nel 1962 a Bescapè, comune in provincia di Pavia. Ma tutti ritengono che non si sia trattato di un incidente.
Collegata alla morte di Mattei è anche la sparizione del giornalista Mauro De Mauro, autore di una puntigliosa inchiesta giornalistica sulla morte del manager pubblico italiano.
Per l’evento letterario romano un panel di riguardo: Fausto e Carlo Pellegrino, la dirigente scolastica ed esperta di formazione Rosetta Attento e lo storico dell’arte prof. Vittorio Maria De Bonis. Assente, per motivi di salute,la giornalista Anna Maria Stefanini.

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