La statua del Cristo Risorto di Michelangelo, concluso il convegno a Bassano Romano

di MARINA CIANFARINI –

BASSANO ROMANO (Viterbo) – Michelangelo Buonarroti (1475-1564) sfiorò, lucido e attivo, il traguardo dei novant’anni, disponendo di oltre sette decenni di lavoro d’artista. Le sue mani, vibranti di poesia, sono percepibili nel Cristo Risorto, custodito presso la Chiesa di San Vincenzo Martire a Bassano Romano.L’opera, avvolta da un sottile filo di mistero, accoglie secoli di vicissitudini, arrivando a fermarsi, quasi casualmente, nel piccolo borgo nel cuore della Tuscia.

A raccontare la storia del Cristo e di suo “padre”, il genio Buonarroti, insieme ai misteri e alle curiosità che ruotano intorno alla vicenda, stamani, l’illustre relatore Sandro Barbagallo, curatore delle collezioni storiche dei Musei Vaticani e Direttore del Museo del Tesoro Lateranense. Ad aprire i lavori don Cleto Tuderti del Monastero San Vincenzo, e Claudio Canonici, professore ordinario di storia della Chiesa presso l’Istituto Superiore delle Scienze Religiose di Civita Castellana. Presenti il sindaco Emanuele Maggi, il Vice Sindaco e Assessore alla Cultura Ugo Pierallini, i preziosi organizzatori dell’evento Ennio Francesconi e Sergio Giovannini.

L’evento ha ottenuto anche il patrocinio del Senato della Repubblica, della Regione Lazio e della Provincia di Viterbo.

Un clima di percepibile serenità quello che ha atteso l’apertura dei lavori, avviati dal sindaco Emanuele Maggi: “Si tratta di un convegno di forte spessore in cui la protagonista è l’arte, un’arte che molti possono invidiarci. Cerchiamo di essere consapevoli dell’enorme valore storico-culturale che il nostro paese possiede. Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha destinato 4 milioni di euro per il recupero e per la valorizzazione di Palazzo Giustiniani, una notizia che ci spinge a fare di più. Verranno ampliati gli orari di visita nonché il numero dei visitatori. A febbraio, inoltre, giungerà a Bassano Romano il ministro Dario Franceschini”.

Cristo Risorto ( foto di Anna Moroni)

Il Cristo con la croce è la prima versione del Cristo della Minerva. Ad attribuire la statua al grande artista, gli studi di Danesi Squarzina e Baldriga nel 2001. L’opera venne acquistata sul mercato d’arte dal banchiere Vincenzo Giustiniani nel 1607, all’epoca Marchese di Bassano Romano.

“Ho sentito chiamare la scultura in svariati modi – afferma Claudio Canonici – Cristo Portacroce, Cristo Risorto ma preferisco denominarlo Cristo Salvatore.

Le immagini che l’artista ha dipinto sono legate alla sua visione ideologica. Nel 2002 uscì il libro (Einaudi) di Antonio Forcellino intitolato “Michelangelo Buonarroti. Storia di una passione eretica”. Leggendo accuratamente alcune pagine, emerge immediato il pensiero dell’autore, secondo cui, il Michelangelo, avrebbe fatto ruotare la testa del suo “Mosè” per non guardare l’altare.

Se egli può essere considerato un eretico, questo non è dovuto all’adesione a modelli misterici, piuttosto ad una lettura che ha voluto dare sulla storia della salvezza. Michelangelo arriva a Roma in un periodo in cui l’Italia è scossa da un desiderio di riforma della Chiesa. Egli è vicino alla lettura teologica di Reginald Pole, alla nobile Vittoria Colonna, al cappuccino Bernardino Ochino ma la sua non è una conversione.

Con Girolamo Savonarola  – prosegue – poniamo al centro due elementi: (1) La necessità di dover risarcire Dio del peccato che l’uomo che ha commesso. (2) Cristo ha soddisfatto il debito che l’uomo ha contratto con Dio. Esattamente qui, in queste ultime delicate righe, risiede la lettura Michelangiolesca. E’ la visione che ha nutrito l’artista nelle sue opere giovanili, nella realizzazione dell’incantevole Cappella Sistina, nei suoi disegni.”

Le “Rime”, lette al termine dell’intervento, confermano tale pensiero.

E’ il relatore Sandro Barbagallo a tracciare la storia del Cristo, nonché quella della famiglia che ha permesso alla scultura di pulsare nel cuore del paese: i Giustiniani.

“E’ nel 1590 che i Giustiniani, giunti a Bassano Romano, decidono di costruire il Palazzo, esaltazione della storia imperiale romana. I due busti mastodontici sulla facciata non sono altro che una sottolineare la fastosità che la famiglia s’attribuiva. Questa statua “purtroppo’ è stata rilevata solo nel 2001. Le sua tardiva scoperta ha fatto perdere al territorio enormi opportunità. Per questo desidero rivolgermi al Comune e ai cittadini tutti – incalza Barbagallo – “Non siate gelosi dell’opera. Ammiratela e fatela ammirare, permettete alle persone di conoscerla, fotografarla, pubblicizzarla”

“Un amore o meglio un idillio, quello di Michelangelo con il marmo bianco di Carrara, iniziato con la Pietà. Parlando del Cristo qui esposto, egli lo inizia nel 1513 ma, a lavoro avviato, nota quel “pelo” nero sul volto della scultura. Impazzisce, è in preda alla disperazione. La abbandona. Inizia a fare altro e a realizzare, in seguito, una seconda versione del Cristo, a mio fredda e completamente diversa dalla precedente, una creazione svogliata (oggi nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva)

Nel 1606 la statua del Cristo finisce sul mercato e viene offerta al nipote di Michelangelo, il fiorentino Francesco Borromini, per 300 scudi. La ritiene una bozza di poco valore, quindi la rifiuta. Saranno i Giustiniani ad acquistarla, portandola a Bassano Romano nel 1644. Nel passaggio viene rifinita ed ultimata.

“A mio parere – confida Barbagallo – l’opera Michelangiolesca qui presente è più importante di quella di Roma. E’ la prima, di conseguenza rappresenta il momento in cui l’artista realizza il suo amore. Dal punto di vista statico, è eccelsa e massiccia. La croce sta in piedi quasi da sola, a differenza dell’altra che ha bisogno di entrambe le braccia per essere sorretta. Il volto non è dolente, non notiamo nessun lineamento ricollegabile alla sofferenza o alla preoccupazione ( vengono mostrati, a paragone, dipinti di Antonello da Messina). C’è eleganza, c’è serenità.”

«La storia dell’arte non è solo storia di opere, ma anche di uomini …»

Una straordinaria folla, accorsa al richiamo dell’arte, ha potuto ammirare l’eccelsa mostra fotografica allestita per l’occasione nella Chiesa di San Vincenzo Martire curata da Anna Moroni e Deborah Pozzoli. Una serie di immagini raffiguranti il Cristo, disposte con gusto e delicatezza, accanto al luogo dove la scultura continua a regnare sovrana.

Il convegno fa il pieno di applausi.

 

 

 

 

 

                                                                                                                         

 

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