La tragedia che a Montefiascone ha distrutto una famiglia e anni di lavoro, affetto e quotidianità

di ANNA MARIA STEFANINI-

MONTEFIASCONE (Viterbo)- Un terribile fulmine. Nella prima domenica di giugno in cui sembra essere arrivata l’estate e non si prevedono temporali, se ne è abbattuto uno terribile a Montefiascone, devastante, capace di distruggere una famiglia e anni di lavoro, affetto, quotidianità. È mattina. I ristoratori, si sa, si alzano presto. Per loro non esistono domenica, Natale, Pasqua, Ferragosto. Le feste sono i giorni in cui si lavora di più. Specialmente se c’è il sole e se il ristorante ha una terrazza affacciata su uno dei panorami più belli della Tuscia, sul lago di Bolsena.
È calmo stamattina il lago, dopo giorni di inconsueta pioggia primaverile.
C’è da fare. Paolo, conosciuto da tutti come Paolino, è al lavoro dall’alba. È abituato ad alzarsi presto; lo fa da sempre, anche quando aveva i dolori all’anca o il raffreddore. Gli piace il suo lavoro, anche se talvolta si arrabbia con qualche cliente troppo esigente o è nervoso se c’è troppo da fare. Vuole accontentare tutti, desidera dare il massimo e che tutti escano contenti e soddisfatti dal suo locale. Ed è sempre così per noi clienti fissi e anche per chi è di passaggio. Si esce sempre contenti e soddisfatti del servizio, del cibo, dell’accoglienza, della cordialità. E anche del conto, mai troppo alto. È un ristorante di famiglia, da Paolino al Miralago. C’è Paolino, il titolare, 72 anni, magro, simpatico, accogliente, con gli occhi sempre vispi, c’è il figlio Daniele, e ci sono la moglie e la sorella in cucina. Tutti aperti, socievoli, dediti alla loro attività.
In cucina il lavoro è duro, ma è particolarmente difficile per chi è sempre davanti al camino, a controllare fuoco e brace, in qualsiasi stagione, per cuocere il galletto, la bistecca, le salsicce e il pesce alla perfezione. Nelle serate d’estate i clienti sono sulla terrazza a godersi il tramonto e a rilassarsi davanti alla tavola. Paolo è davanti al camino, sempre. Solo. Di tanto un tanto si allontana, sudato e accaldato, per salutare i clienti e racconta del nipote, dell’orto, delle sue olive e del suo vino, custodito in cantina. Era lì stamattina. Un boato…
Solo l’altro ieri ero a pranzo da lui. Mi aveva portato il coregone e ci aveva aggiunto delle alici fritte, per coccolarmi. Finito il pranzo, l’ho salutato. Era a guardare i lavori iniziati per ampliare il locale. “Finalmente ci hanno dato l’autorizzazione per realizzarlo. Vedrai come verrà bello!” – mi ha detto felice. Ero cliente da anni e anni e mi voleva bene. Anche io ne volevo a lui, a sua moglie, alla sua famiglia. I figli li conoscevo da quando erano piccoli. Il temporale oggi ha colpito anche me, Montefiascone e tutti coloro che lo conoscevano. Addio, Paolino.

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