di WANDA CHERUBINI-
VITERBO- Oggi a Viterbo c’è stata la troupe di “Mi manda Rai 3” per i rincari sulle tariffe idriche e la presenza di arsenico nelle acque. Presente la consigliera comunale del Pd, Luisa Ciambella, insieme al responsabile del comitato dei cittadini, Riccardo Bettini che ha chiesto di ricalcolare le bollette che sono altissime. “Noi stiamo facendo una campagna anche grazie all’intervento della consigliera Ciambella perchè è necessario fare chiarezza. Invitiamo a compilare i moduli del reclamo. Sono tante le richieste che ci hanno inviato e sono oltre 57 i reclami già inviati alla società. La Talete non ci ha risposto. Il problema – ha aggiunto – è che le fatture sono assolutamente illeggibili. Non c’è una redazione grafica che permette una leggibilità semplice delle fatture, come avviene per altri operatori. A me, ad esempio, è arrivata una bolletta di 650 euro con una sorta di conguaglio ma non era comprensibile il punto da dove era partito il conguaglio dove finisce e con quale tariffazione veniva fatto. Il sistema informatico acquistato poi sembrerebbe non a regola d’arte”. Vincenzo Rienzi del Codacons ha evidenziato: “Ci sono già delle sentenze del tribunale di Viterbo che per eccessivi consumi pregressi hanno stabilito che i cittadini devono riavere indietro i soldi. Questo è quello che stiamo facendo: proponendo un’azione volta a accertare l’effettiva pendenza di determinati importi per i cittadini che vengono normalmente colpiti da tariffe a dir poco impressionanti. Dall’altra parte abbiamo presentato un esposto alla Procura di Viterbo se sia accertato il limite imposto dalla normativa europea rispetto alle emissioni di arsenico captate nei vari comuni. Vogliamo capire se queste emissioni superiori allo zero possano essere nocive per i cittadini ed agire di conseguenza”.
L’amministratore delegato Talete spa, Salvatore Genova ha risposto: “Ringrazio il Codacons per tenere alta l’attenzione su un tema caldo. Riguardo alle bollette, l’Ato di Viterbo è un Ato debole con dei costi alti, perché c’è una densità abitativa molto bassa, quindi un numero elevato di impianti a fronte di un numero medio di abitanti per estensione territoriale e poi c’è il problema dell’arsenico: dal 2018 i costi di gestione dei dearsenificatori sono a carico dei cittadini. La tariffa è composta da tre voci principali: i costi operativi di gestione, di investimento ed i costi ambientali. Talete in questo momento gestisce dei comuni che hanno ceduto il servizio ed altri che fanno parte dell’Ato e quindi le tariffe che sono state approvate sulla base delle regole Arera e che sono state approvate dall’ente territoriale che governa il servizio sono delle tariffe di convergenza per tutti quei comuni che oggi non hanno affidato il servizio a Talete e c’è un piano di rientro fino al 2024”.