“L’albero del “pianto”

di ROSANNA DE MARCHI-
VITERBO – Oggi voglio parlarvi di una tradizione, che è andata perduta nel tempo. Del resto non poteva che essere così, visti quanti cambiamenti ci sono stati a partire dagli anni 1900 ad oggi.
Molti anni fa, non c’erano le automobili, per circolare venivano usate le carrozze, che però le possedevano le persone di un certo ceto sociale, mentre il popolo, che era prevalentemente non abbiente, andava a piedi. Per trasportare i generi alimentari o altro materiale, c’erano i carri tirati dai buoi oppure dagli asini.
Per altre cose, esistevano i carretti spinti a mano. Nel corso della vita, come è inevitabile, le persone morivano e dovevano essere portate al Cimitero.
Viterbo ha il Cimitero Monumentale san Lazzaro, progettato dall’architetto Renzo Vespignani all’indomani del 1870, anno dell’annessione di Viterbo al Regno d’Italia.
E’ un cimitero che merita di essere conosciuto per la sua bellezza, per le magnifiche cappelle gentilizie delle famiglie aristocratiche di fine Ottocento: la cappella Vanni-Calabresi, la tomba Polidori, la tomba Crispigni, quella della famiglia Parri, con un angelo realizzato dallo scultore Giulio Monteverde, considerato modello insuperabile nell’arte funeraria.
Basti pensare che alcune sue copie si possono ammirare al Verano di Roma, al cimitero monumentale di Milano e al Nordwood Cemetery di Londra.
Poi, all’interno del Cimitero ci sono tantissime altre tombe che hanno un’importanza storica non indifferente.
Ma torniamo all’albero del pianto. Quando veniva a mancare una persona, veniva ovviamente fatto il funerale, più o meno sontuoso, sempre in base alle possibilità della famiglia del defunto.
Dopo la funzione religiosa si formava un corteo, composto dai familiari, amici e conoscenti. Questi arrivavano fino al cancello di Prato Giardino, si fermavano sotto un albero che era stato rinominato “l’albero del pianto”, il motivo non serve spiegarlo, qui si scambiavano gli abbracci, dopodiché dopo i doverosi saluti, il corteo si interrompeva. La carrozza con il defunto si avviava verso il Cimitero, seguita a piedi dai parenti. Oggigiorno abbiamo tutti un’automobile e il nostro caro lo accompagniamo pressoché quasi dentro il Cimitero.

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