L’arte di prendersi cura, la lezione del buon Samaritano

di MARIELLA ZADRO-

VITERBO- “Dicono che c’è un tempo per seminare e un tempo più lungo per aspettare, io dico che c’era un tempo sognato, che bisognava sognare “.
Con queste parole “C’è Tempo “di Ivano Fossati, Salvatore Regoli, presidente di Juppiter, ha accolto una numerosa platea martedì 26 novembre, presso il Centro di Produzione Juppiter Villanova, nel Teatro “Giovanni Paolo II” della Parrocchia dei Santi Valentino ed Ilario a Viterbo, per introdurre un pomeriggio di riflessione, dedicato all’arte di prendersi cura, la lezione del buon Samaritano.
Momento completato da una originale rappresentazione da parte del gruppo di ragazzi fragili del centro culturale.
L’incontro, promosso dalla Fondazione Toniolo, ente che sostiene l’opera dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Ospedale Gemelli di Roma, ha visto la partecipazione del Vice Presidente dell’Istituto “G. Toniolo” Giuseppe Fioroni, moderato dal direttore di Tv2000 Vincenzo Morgante.

L’introduzione è stata affidata a S.E. Monsignor Francesco Savino, Vice Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, hanno portato il loro contributo don Massimiliano Parrella, Casante dell’Opera Don Calabria e Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Le conclusioni sono state affidate al vescovo della Diocesi di Viterbo Mons. Orazio Francesco Piazza.

“In un mondo dove la paura del diverso la fa da padrona, ha commentato Fioroni, c’ è sempre più bisogno di bravi samaritani. Incontri come questa sera, apportano un contributo importante per migliorare il nostro agire nella comunicazione con gli immigranti, gli anziani, i giovani e i bambini”.

Per don Massimiliano Parrella, Casante dell’Opera Don Calabria, il “buon samaritano” lo identifica con le persone più vulnerabili e fragili che sono i bambini, infatti la loro opera è presente attualmente con le sue Case e comunità religiose in 12 Paesi e in 5 continenti.
Mons. Savino, vicepresidente della Cei, ha inizia il suo intervento con due considerazioni: “La stragrande maggioranza dei cattolici che partecipano alla messa e all’eucarestia, si rifiuta invece di accogliere le persone fragili “Chi non abbraccia i corpi dei fragili, dei folli e dei disabili e non ne accarezza i volti, si esclude dal regno di Dio e dalla storia della salvezza”
“Quindi, chiediamoci, cosa ci insegna la parabola del Buon Samaritano?”
“La fragilità, la follia, la poesia, la creatività è libertà. Soprattutto oggi, prosegue Mons. Savino, che viviamo il tempo del narcisismo patologico e dell’egoismo collettivo, la comunicazione dovrà aprire i nostri cuori a tutti coloro che hanno bisogno di noi”.

Al termine, dedica un augurio a tutta la comunità credente di Viterbo, attraverso un decalogo di verbi sintetizzati in un messaggio, “Siate Buoni Samaritani nei gesti e nei pensieri, tendete una mano a chi ha bisogno di ascolto, perché l’amore che si dona moltiplica ogni bene. Fate dell’oggi un luogo dove ognuno trovi la speranza. Abbracciate la cura del prossimo e non lasciatevi sedurre dall’egoismo. Riscoprite la lentezza e la calma in tutte le azioni quotidiane”.

Il prof. Gasbarrini, ha comunicato la propria esperienza del suo lavoro quotidiano come medico e come docente.
Le conclusioni al vescovo Piazza: “Voglio lasciare come traccia conclusiva una parola piccola: buono. Parola che racchiude tutte le osservazioni fatte dai relatori che mi hanno preceduto. La condizione del prendersi cura e la relazione che noi dobbiamo curare, per affinare la nostra sensibilità umana, qualità che ci deve rappresentare al meglio, lo dobbiamo fare appunto, con un gesto “Buono”.

 

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