VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “La tematica dello sviluppo sostenibile è oggi di grande interesse in quanto, a conti fatti, sembra portare sempre più verso una inevitabile differenziazione. Nel rispetto dei principi della Costituzione viene attribuita la “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”, in ossequio alla quale sarebbe auspicabile individuare un limite non valicabile delle disuguaglianze e dunque quali considerare eventualmente sostenibili.
L’ ultima “trovata” della nostra ineffabile amministrazione, al termine di un brainstorming accurato e lucido, ha partorito una decisione che ipso facto ha portato alla ribalta cittadina le potenziali disuguaglianze “sostenibili” nel sistema scolastico, a partire dagli asilo nido!
Già antecedentemente alla positivizzazione dell’autonomia scolastica, le differenziazioni erano una componente del sistema in questione che avevano condotto, in origine, alla necessità di predisporre delle misure di tenuta del sistema. In relazione alle disuguaglianze, occorre premettere che la Costituzione declina una uguaglianza sostanziale, ma la disuguaglianza è nei fatti. È dunque importante che le disuguaglianze siano corrette con eguali opportunità che le rendano sostenibili. La rilevanza giuridica del sistema di istruzione è centrale e, occorre indagare su quali principi fondamentali si fonda. Vi è infatti un interesse collettivo che giustifica ’intervento istituzionale ad ogni livello, rappresentato dalla solidarietà nei confronti delle altre generazioni e nello sviluppo della persona nella società e non ostacolarne la formazione agli albori della sua stessa vita di discente ignaro, puro e scevro da ogni ignominia burocratica e pleonastica.
Prendendo spunto da un acclamato blockbuster cinematografico, sembra sempre più evidente la rincorsa verso “giorni di un futuro passato” che rievocano il conflitto tra patrizi e plebei, ovvero, tra optimates e populares, che fu uno scontro politico basilare nell’antica Repubblica romana. Le cause dei contrasti sociali tra le due parti furono comunque di natura sia economica che politica, essendo chiaro per i plebei che se non si riscattavano politicamente non avrebbero neppure ottenuto un’equità economica. Tito Livio, nella sua Ab Urbe Condita, narra che i patrizi, una volta preso il potere esecutivo detronizzando Tarquinio il Superbo e cacciando definitivamente la monarchia nel 509 a.c., stabilirono di limitare ai soli componenti del loro ordine il governo annuale della città con il titolo di console.
Leggendo fra le righe di questa ricostruzione storica appare evidente, sovrapponendola alla cruda attualità, di come certi processi politico-decisionali siano eufemisticamente difficili da cambiare, riluttanti alle voci del popolo che vorrebbe chiarezza e sostegno ed invece si dimena nell’indifferenza di un’ovattata sordità.
La domanda che tutti si pongono ma pochi hanno la fibra morale di sostenere è “ma la nostra classe politica, intesa sia in termini di maggioranza che di opposizione, razionalizza sulle decisioni prese?” “Sono realmente coscienti sui risvolti ad impatto sociale che scaturiscono da decisioni così palesemente inique e vessatorie per i “plebei” che costituiscono ancora oggi la base della nostra comunità?
I più possibilsti diranno che chiunque è al timone prende decisioni difficili, in un contesto spesso non florido e quindi scomodo da gestire ed amministrare ma è altresì vero che nascondere la testa sotto la sabbia dinnanzi a cotanto pressappochismo è utopia allo stato puro.
Questa vicenda degli asili nido dovrebbe segnare la linea di demarcazione sulle reali competenze di chi ci sta amministrando, abili conducenti verso la fine di un viaggio mai veramente partito”.
Associazione La Tuscia nel Cuore.
L’Associazione La Tuscia nel Cuore interviene sulla vicenda degli asili nido
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