ROMA – L’Ecmo, ossigenazione extracorporea a membrana, è una tecnica di circolazione extracorporea a cui si ricorre temporaneamente quando i pazienti hanno una grave insufficienza cardiaca e/o respiratoria, tali da mettere in pericolo la vita e che non è altrimenti trattabile.
Nella Regione Lazio, per dotazione tecnologica ed expertise del personale, l’Ecmo è svolta in alcune strutture ospedaliere che fungono da hub: Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, Azienda ospedaliera universitaria Policlinico Umberto I, Policlinico Agostino Gemelli, Policlinico Tor Vergata e Azienda ospedaliera universitaria Sant’Andrea.
Per garantire il funzionamento della rete Ecmo regionale è stato necessario predisporre un servizio di trasporto capace di connettere tra loro tutti i nodi della rete (strutture hub di riferimento e strutture spoke che inviano i pazienti). Un lavoro di messa a punto tra ospedali e rete di trasporto sanitario regionale preceduto da un anno di stretta collaborazione tra Regione Lazio, Centro regionale trapianti, Ares 118 e tutti gli ospedali coinvolti.
Questi trasporti “speciali” hanno richiesto l’acquisto, da parte di Ares 118, di mezzi di trasporto dedicati ed attrezzati e di equipaggi specificatamente formati: l’organizzazione ha inoltre previsto delle simulazioni di intervento in ognuna delle cinque strutture hub coinvolte, cominciando mercoledì scorso 9 ottobre con l’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini.
La realtà dell’emergenza è andata però più veloce: nella notte tra l’8 e il 9 ottobre al Policlinico Umberto I si è presentata una situazione di emergenza reale da affrontare attraverso l’Ecmo.
Un paziente ricoverato presso l’ospedale di Velletri in condizioni estremamente critiche, che non ne permettevano il trasporto con normali centri mobili di rianimazione, doveva essere trasferito all’Umberto I. L’equipe sanitaria del Policlinico è stata allertata e trasportata all’ospedale di Velletri, dove ha applicato al paziente un’Ecmo veno-venoso. Una volta stabilizzato, l’uomo è stato trasferito all’Umberto I in terapia intensiva, dove è ancora attualmente ricoverato.
«Questo è un importante traguardo per una rete sanitaria moderna, tecnologicamente avanzata, professionalmente all’avanguardia e focalizzata sul paziente, per ridurre le distanze ed i tempi terapeutici che ciò richiede nell’emergenza», ha dichiarato Mariano Feccia, direttore del Centro regionale Trapianti del Lazio.