“Le fate non sanguinano più”, spigolature poetiche di Valerio Tomassini Deustua raccolte in volume

di MARIA ANTONIETTA GERMANO –

VITERBO – “Quel che rimane”– Rimane la mia poesia / triste e nostalgica, / maliconica e piena di assenze. / Rimangono i mei libri / sempre accanto a me, / i miei più grandi amici./ Rimangono i ricordi / non ancora caduti nell’oblio. / Rimane la speranza. /  Rimangono i grandi uomini/ in un mondo di uomini piccoli. / Rimane ogni alba e ogni tramonto./ (Valerio Tomassini Deustua 1978-2019).

“A Valerio, poeta e amico, amico e poeta…” è la dedica che apre il piccolo volume “Le fate non sanguinano più” (13 Euro, 80 pag.-Edito da GBE/Ginevra Bentivoglio EditoriA – 2023), 46 poesie inedite, scoperte e selezionate da Matteo Liberti e Ginevra Bentivoglio tra un mare di appunti lasciati, dopo la sua morte, da Valerio Tomassini Deustua, versi raccolti in pagine arricchite dai disegni e dal ricordo dell’amico pittore Alessio Fralleone e dalla prefazione del giornalista e scrittore Sergio Taccone che ne traccia a larghe linee la breve e dolorosa vita vissuta dal poeta: “La cronaca nera della Capitale, lo scorso 23 agosto 2019, ha riportato la fine violenta di Valerio Tomassini Deustua, 41 anni, poeta, tessitore di versi capaci di arrivare direttamente nel fondo del fondo dell’anima. Essenziale e puro. L’hanno trovato tra i cassonetti alla periferia nord di Roma. Una coltellata, letale come il morso di un cobra. Morte per dissanguamento in totale solitudine. Peggio di un cane randagio. Ci sarà un’indagine per chiarire tutti i particolari poi la vicenda verrà archiviata come un fatto di cronaca legato a degrado e tossicodipendenza. Ma Valerio Tomassini Deustua era un autore autentico, prolifico e mai banale, nipote del grande poeta peruviano Raul Deustua (1921-2005), suo mentore letterario. «Tanto mi ha insegnato, mio nonno, sulla vita e sulla poesia. Anche se so bene che tra di noi c’è un abisso», ricordava Valerio”.

La lettura del delicato libro si chiude con i ringraziamenti di Matteo e Ginevra: “Di norma, in un libro, la pagina finale dei ringraziamenti è di competenza di chi il libro lo ha scritto. In questo caso, essendo ciò fatalmente impossibile, a metterci mano sono coloro che il libro l’hanno sia pensato che ‘confezionato’. E, ribaltando le parti (peraltro già ribaltate nella dedica di apertura del volume), a essere ringraziato è proprio l’autore. Grazie Valerio, per tutti gli stimoli che ci hai lasciato e per ogni volta che ci hai detto: ‘Posso leggervi una poesia?!’ “.

-NOTA – Valerio Tomassini Deustua, nato e vissuto a Roma, di madre peruviana e padre italiano, ha scelto di firmare le proprie opere di poesia con il doppio cognome – diffuso in lingua spagnola – quale omaggio alle sue origini sudamericane. Un uomo, un poeta, che ha sofferto. Ha incontrato la droga e ha cercato di rinascere dando un taglio alla sua dipendenza, passando da una clinica e l’altra,  senza un grande successo. Con la GB Editori ha già pubblicato due raccolte di poesie. “Le fate sanguinano e io non so come fare”, vincitrice di più premi letterari (2018), e “Fuoco Nero” (2011). Ha inoltre lasciato ai posteri vari quaderni autografi ancora da esplorare.

 

 

 

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