Le inchieste del Rapporto Centro del Sole 24 Ore. In edicola il 22 gennaio in Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Umbria, Molise e Abruzzo

ROMA – Il focus di apertura del Rapporto Centro del Sole 24 Ore in edicola venerdì 22 gennaio in Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Umbria, Molise e Abruzzo punta i fari sull’allarme delle imprese per la ripresa e le loro richieste a Regioni e Governo tra preoccupazione per la crisi e il pressing per cogliere l’occasione del Recovery Plan. A indicare le priorità sono i Presidenti regionali di Confindustria nelle interviste esclusive al Rapporto Centro: accelerare su scuola, infrastrutture e transizione digitale. Queste le priorità per ripartire.

L’industria fa pressing per cogliere l’occasione del Recovery Plan per sbloccare opere e risorse capaci di creare posti di lavoro e rilanciare l’economia dei territori piegati dal Covid. Che sia il nodo del Passante di Bologna o la tratta ferroviaria tra Roma e Pescara o, ancora, il rilancio del porto di Civitavecchia e di Gaeta, di Livorno, le imprese delle regioni del Centro Italia chiedono alla politica centrale e locale di accelerare.  Il peso dell’export delle Marche sul totale nazionale è sceso dal 2,6% al 2,5%. Nel 2020 l’occupazione delle camere negli alberghi di Roma è scesa del 90%. In Emilia Romagna la stima di crescita per il 2021 è +5% dopo il -9% del 2020. L’industria umbra vale il 50% del valore aggiunto regionale, tra produzione diretta e indiretta.

Il Rapporto Centro del Sole 24 Ore di venerdì 22 gennaio propone le interviste esclusive ai presidenti di Confindustria Marche, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo.

La candidatura di Roma per l’Expo del 2030 o del 2035, la nascita di un Politecnico di Roma e del Lazio, il potenziamento dell’asse portuale Civitavecchia- Gaeta. Al Rapporto Centro del Sole 24 Ore di venerdì 22 gennaio Angelo Camilli, presidente di Unindustria Lazio, mette in fila le priorità per il rilancio della regione per inizio 2021. L’altra proposta forte di Unindustria è sull’istruzione. «Abbiamo lanciato l’idea di creare un Politecnico di Roma e del Lazio”. C’è poi il potenziamento delle infrastrutture. «L’asse portuale Civitavecchia- Gaeta va rilanciato, non solo per il settore crocieristico, ma anche per il traffico merci». Sul fronte delle grandi opere stradali, per Camilli «va trovata una soluzione definitiva alla costruzione dell’autostrada Roma- Latina. Tra le priorità vanno inserite anche la Orte-Civitavecchia, la Cisterna- Valmontone, la chiusura dell’anello ferroviario di Roma, il raddoppio della Salaria”.

Tra le esclusive del prossimo numero del Rapporto Centro c’è anche Terna che scommette sul Centro Italia: piano da 1,3 miliardi investiti tra Lazio, Marche, Umbria, Toscana ed Emilia-Romagna da qui al 2025, con circa 300 imprese in prima linea e 1400 tra operai e tecnici impegnati in attività di cantiere e lavorazioni in fabbrica (ai quali si aggiungeranno circa 170 tra professionisti e studi tecnici). Tra gli interventi principali messi nero su bianco dal management della spa dell’alta tensione, figura il nuovo collegamento elettrico Sacoi 3, un progetto strategico per la Toscana e per l’intero Paese che punta a rinnovare con moderne tecnologie l’attuale cavo marino tra Sardegna, Corsica e la penisola. Una grande opera che comporterà un investimento di 600 milioni per Terna. Il Sacoi 3, però, è solo uno dei tanti tasselli del piano di opere per il Centro Italia che destinerà oltre 530 milioni, sugli 1,3 miliardi complessivamente programmati, a interventi per l’ammodernamento e la resilienza degli asset esistenti. 18 mila sono i chilometri di linee in alta e altissima tensione che la società guidata da Stefano Donnarumma gestisce nelle Regioni del Centro Italia.

Il Rapporto Centro del Sole 24 Ore dedica ampio spazio alla nuova scommessa di Menarini. Auto-analisi a casa per il Covid-19. Dopo la pandemia l’azienda toscana ha aggiornato le strategie produttive: punta a decentrare la risposta diagnostica portando i tamponi vicino ai pazienti così non si ingolfano le aziende ospedaliere. La società del gruppo farmaceutico fiorentino Menarini ha messo sul mercato uno strumento innovativo con le dimensioni di un vocabolario che consente di analizzare il tampone molecolare per la rilevazione del virus in soli venti minuti. E di farlo in strutture periferiche, non solo negli ospedali. Così l’attività dell’azienda di Firenze, una dei leader della diagnostica con 300 milioni di fatturato 2019, per il 70% all’export, e 700 dipendenti negli stabilimenti di Bologna, Pisa e negli Stati Uniti, oltre che in dieci filiali in Europa più una presenza commerciale in Cina e a Singapore – si è rifocalizzata sull’emergenza Covid. L’obiettivo a breve termine dell’azienda è sviluppare uno strumento che consenta l’auto-analisi del Covid: «In questo modo si potrà testare da casa il proprio stato di salute» spiega il direttore generale, Fabio Piazzalunga, che annuncia un’altra sperimentazione in atto: «Uno strumento che permetterà di avere una prognosi nella fase iniziale del contagio, per capire se la forma è seria o lieve. Questo consentirebbe al sistema sanitario la gestione ottimale del paziente, così da dedicargli le cure più appropriate. Contiamo di avere a breve risultati importanti da queste sperimentazioni».

Partiti e immobili, il Pd romano acquisisce le 19 sezioni dell’ex Pci. Il Pd romano ritrova casa, e in un certo senso rimette a posto i propri conti saldando nel contempo i conti con il passato storico proprio a ridosso del centenario della nascita del Partito comunista italiano. Un patrimonio immobiliare di tutto rispetto, che vale 4 milioni di euro. Certo, con la fusione il Pd romano acquisisce non solo gli immobili ma anche i debiti, comunque molto inferiori al valore del patrimonio: 900mila euro.

Nell’Appennino bolognese nasce la valle delle api. Nuovo piano industriale triennale di Conapi: crescita del 30% entro il 2023 e investimenti per 3,5 milioni in un nuovo magazzino e nuovi impianti per lavorare il miele. Il Conapi è arrivato a rappresentare oltre 600 apicoltori dal Piemonte alla Sicilia, con il nocciolo duro tra Emilia e Toscana e alcuni soci anche in Spagna e Ungheria (il cammino per diventare Consorzio europeo del miele è in nuce) e ha un patrimonio complessivo di oltre 107mila alveari, una produzione di circa 20mila quintali l’anno di miele con un fatturato alla produzione di 23,8 milioni che arriva a 65 milioni al consumo. Su un mercato nazionale che si stima valga circa 150 milioni, dove Mielizia contende ai marchi Ambrosoli e Rigoni la leadership nella Gdo, controllando però da solo il 25% del segmento biologico.

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