Ci sono delle “SHOAH” che ci sfuggono, ma che serpeggiano tra l’indifferenza di tanti, forse anche della nostra. Alcune persone che seguono i miei commenti agli eventi, mi hanno chiesto: ma perché non scrivi qualcosa su quello che sta succedendo in alcuni case di riposo per anziani? Mi sono messo a riflettere. Non mi riferisco direttamente a certe situazioni anche non lontane da noi perché so quello che leggo nei giornali e niente altro. Non sempre mi fido degli articoli. Mi fa male sapere che persone, ora incapaci di essere libere e indipendenti, vengono trattate come scarto da buttare via, come spazzatura da riciclare. Sono mamme e papà che hanno lavorato e cresciuto figli. Sono persone che stanno perdendo il senno e ovviamente si comportano senza sapere bene cosa stanno facendo o dicendo. Può capitare a me, anche a voi. E vengono maltrattate, prese in giro, malmenate, non curate adeguatamente… C’è tutta una storia di disagio che le circonda: famiglie che non possono curarle perché diventa difficile, operatori che anche loro incontrano difficoltà nel gestirle. Ma c’è un rispetto da rispettare. Ci sono le leggi , i documenti, ONU, costituzioni. le dichiarazioni, le prediche… “… onde convenne legge per fren porre… Le leggi son, ma chi pon mano ad esse? (Purgatorio XVI, 94-97). Nel 2025 ci sarà anche il “Giubileo” per le famiglie, bambini nonni e anziani (30-31 maggio e 1 giugno). Ci saranno discorsi e applausi, articoli e benedizioni. Ma la PORTA della correttezza, della attenzione, del rispetto… quando la apriamo? Certamente la scorrettezza e la disumanità non sono la regola, ma fa male vederla serpeggiare, spesso nel silenzio noncurante di altri. Come potremmo diventare con la nostra attenzione quella “…legge per fren porre…?”. Parlo della legge della attenzione, dello sguardo empatico che vede, dell’ascolto anche nei silenzi delle persone malate e non curate con dignità. Parlo della legge interiore che nasce dal rispetto per tutti. Forse le famiglie dovrebbero pretendere che ci sia nelle case di cura, una commissione (di poche persone, ma di famigliari) che si faccia carico di stare attenti, di osservare e vedere… senza pretendere i miracoli che noi non siamo capaci di fare a casa e che, forse per senso di colpa, vogliamo che altri facciano. Chi è capace di maltrattare una persona disabile sarebbe anche pronta a obbedire a comandi contro l’umanità. Per questo ho usato il vocabolo pericoloso di “Shoah strisciante o sottobanco”. Quello che persone come noi, con famiglia e figli, sono state capaci di fare nel periodo nazi-fascista in scala industriale (scusate l’espressione, disumana) non è spiritualmente diverso da quello che alcuni/e riescono a fare violentando la dignità di una persona anziana incapace di poter reagine. Siamo noi che dobbiamo aprire gli occhi e alzarci in piedi per dire: NO. Iniziando da quello che facciamo o che non facciamo noi stessi.
Don Gianni Carparelli
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