Lettera aperta al papà di un gay

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Conosco bene Claudio e il suo impegno umano e sociale in difesa di chi, come suo figlio, vive bene la sua vita di diverso dagli schemi. Ma… poi, perché “diverso”? La sessualità prima di essere un incontro tra apparati genitali diversi, è un incontro tra persone. E in questo incontro sboccia una relazione. Questa relazione dà origine alla vita e “Vita” vuol dire tante cose, non solo un fiocco rosa o azzurro. La recente espressione usata dal Papa e che ha offeso molti, uscita con malizia (penso io) da un incontro privato dove il giornalista non era presente. La “gola profonda” mi fa pensare che qualcuno voglia fare le scarpe al Papa e non trova altro che minuzie “infelici” per screditarlo. Non sto scusando l’espressione usata e il Papa, appunto perché Papa, dovrebbe stare un po’ attento alla sua spontaneità. Ma invito a non dimenticare il cammino già avviato da Francesco. Certo lo vedo quasi obbligato a fare marcia indietro e poi di nuovo avanti, per accontentare tutti. Ma spesso le pezze sono peggiori del buco. Vedi la questione sollevata dalla lettera “Fiducia Suplicans” (dicembre 2023). Io l’ho letta e non vi ho trovato nulla di scandaloso o di eretico. Basta leggerla senza paraocchi e pensando alle persone, non alle chiacchiere. Io mi ritengo una persona libera e, spero, rispettosa. Quando in Canada mi chiesero di benedire una coppia gay che avevano celebrato il loro matrimonio civile, io non ho avuto problemi. Adesso uno della coppia, Michael Battista, avvocato per i diritti umani e mio consulente per i problemi che capitavano nelle mie mani, è stato nominato Giudice nella Corte Federale del Canada. Sarò presente come invitato, alla cerimonia l’11 di settembre p.v. E’ nipote di italiani e lo inviterò a Viterbo prima o poi. L’avvocatessa Simmy Jellinek, anche lei vestita di arcobaleno, mi ha ricordato, leggendo quello che scrivo, quando mi invitò a cena la sera che disse ai genitori che aveva una compagna. E’ avvocato che aiuta le vittime degli abusi per pedofilia e non raramente mi consultava a riguardo. Perché dico questo? Per aiutare chi ha ancora timore e chi, senza rispetto e senza capire, giudica e condanna. Suggerirei, se posso permettermelo, di non concentrarsi solo sulle “parade” per affermare la propria presenza, spesso negata. Educhiamo la società, aiutiamo le famiglie a non immaginare l’inferno dantesco per i figli “gay o lesbians”. Io quando dissi in radio che non si va all’inferno per l’orientamento, fui accusato di eresia dal gruppo “LifeSite” canadese. L’eresia è un’altra cosa. E’ condannare le persone ed emarginarle perché sono quello che sono e non sono quello che una società bigotta e cieca vorrebbe. Vorrei aggiungere un’altra osservazione: ma chi desidera servire la Chiesa come ministro, deve mostrare la patente: etero o omo? A me sembra una questione senza significato. Il problema eventualmente non è nell’orientamento, ma nella gestione dello stesso. Anzi con questa richiesta si peggiorano le cose, si spingono le persone a mentire e a vivere la loro condizione nel segreto e nella negazione-rifiuto della loro realtà con conseguenze non positive sulla maturità ed equilibrio emozionale delle persone. Se crediamo che “Dio” ha “creato” tutto e tutti/e (: anche su questo dovremmo riflettere meglio) dobbiamo accettare con rispetto che la sessualità non la si legge negli organi, ma nella vita”.

don Gianni Carparelli

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