Lettera pastorale per la Quaresima 2021 del Vescovo della Diocesi di Civita Castellana S. E. Mons. Romano Rossi

CIVITA CASTELLANA (VT) – Cari amici, quando, nel febbraio dello scorso anno, fummo aggrediti per la prima volta dal coronavirus, non avevamo la minima idea sui tempi e sui modi con cui questo flagello si sarebbe accanito su di noi. Quanto sarebbe durato? Con quale gravità ci avrebbe colpito?

Tempesta grave e imprevista

Era ancora il tempo dei “negazionisti”, più o meno illuminati, che cercavano audience e facile consenso, gettando il ridicolo e il sospetto sui primi gridi di allarme. D’altra parte, quanti di noi hanno avvertito da subito il pericolo che ci sovrastava? E all’ipotesi di un inarrestabile contagio, con possibile rischio di morte, chi ci pensava?

Non ci ponevamo neppure il dubbio se ci sarebbero state o meno delle conseguenze permanenti e quanto male avrebbero potuto farci. Ci sentivamo sicuri e protetti dagli strumenti del progresso e della tecnologia, e non potevamo neppure immaginare di essere così deboli e vulnerabili.

Quanto tempo abbiamo impiegato ad accorgerci che il “lockdown” non assomigliava ad un supplemento di ferie ma costituiva piuttosto la lugubre premessa di una tragedia che ci avrebbe cambiato la vita?

 Adesso, che è passato quasi un anno, siamo ancora nel pieno della bufera, senza poter prevedere, con un minimo di attendibilità, che cosa ci riserverà il futuro. Di giorno in giorno si aggravano e si allargano gli effetti e le ripercussioni sulla vita familiare, personale, sociale, nazionale e internazionale.

Il peggio, almeno da un punto di vista economico, sociale e politico, speriamo non anche sanitario, è probabile che debba ancora venire, con imprevedibili conseguenze a tutti i livelli della nostra società, soprattutto a danno delle categorie più deboli, le più fragili e le meno garantite…

Non posso astenermi, però, dal condividere con voi alcune riflessioni circa la ricaduta di quanto sta succedendo sulla nostra vita ecclesiale, in questa Diocesi di Civita Castellana.

Pur con qualche mugugno da parte di qualcuno, abbiamo accettato lealmente la chiusura delle Chiese e la sospensione delle celebrazioni liturgiche pubbliche. Chi avrebbe mai potuto ipotizzare quante conseguenze negative si sarebbero manifestate sulla vita delle nostre comunità? …

La sorte della nostra Chiesa sta a cuore a tutti noi e sono certo che non mancherà da parte di ciascuno una partecipazione personale e adulta a questo tentativo di interpretazione. Analizzare ciò che è successo e sta succedendo sotto i nostri occhi per verificare la qualità del nostro cammino, pronti a rilanciare conseguentemente il cuore oltre l’ostacolo. Siamo già stati fin troppo tempo fermi!

       Buona lettura e buon lavoro a ciascuno di voi e alle vostre assemblee parrocchiali!

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