VITERBO- Venerdì 14 marzo nella sala Brugiotti (Fondazione Carivit) in via Cavour, 67 l’AFI-sezione Picone di Viterbo, ha organizzato un incontro sul tema a volte scivoloso di “Neuroscienze e Libero Arbitrio”, presenti il prof. Francesco Orzi e Pe Ubaldo Terrinoni ofc. Il libero arbitrio come possibilità di scelta sia nel bene che nel male e la libertà che vive nell’ambito invece della “Verità”che va scoperta e vissuta, altrimenti non si è liberi. Scienza e fede che si incontrano di nuovo per capire il mistero della vita umana. La scienza che non riposa sui dogmi, ma segue il metodo della ricerca, può sembrare deterministica e quindi scientificamente dogmatica mentre segue, se coerente, i cammini della evoluzione che vede davanti a sé cammini sempre aperti, ma all’interno dell’umano senza voli metafisici e tanto meno teologici. Secondo ricerche del Prof. Benjamin Libet il nostro cervello mette in atto una azione prima che noi scegliamo di farlo. Si domanda quindi se la LIBERTA’ sia possibile dal punto di vista fisiologico. Ma le cose non sono poi così chiare anche nella scienza e non deve meravigliarci. Se tutto fosse predeterminato dove sarebbe la responsabilità dell’individuo? La scienza stessa è frutto della mente umana e quindi soggetta a limiti e revisioni. Ritorna la domanda: siamo veramente liberi nelle scelte della nostra vita? Io però mi farei anche un’altra domanda: ma il prendere coscienza che seguirebbe anche se con tempi infinitesimali l’atto, non potrebbe essere a sua volta stato preparato da esperienze, da relazioni, da esposizione a certi valori nell’ambiente dove si cresce e magari nascosti nelle trame dell’inconscio? Domande che possono aprire altre porte. Padre Ubaldo parte dalla considerazione che l’uomo è creatura di Dio con tutta una sua storia. Nel cristianesimo incontriamo Gesù Cristo, che la fede considera: Volto di Dio. Pe Ubaldo ha citato come esempio l’incontro di Gesù con il giovane che chiedeva: cosa debbo fare per avere la vita eterna? Al constatare che seguiva le norme della legge mosaica, Gesù gli fece un invito: “… Va, vendi tutto quello che hai, poi vieni e seguimi” (Lc 18). Emerge la classica divisione tra: “Libertà da e Libertà di”, alla quale aveva accennato nella introduzione il Prof. Marcoaldi, presidente della associazione SFI-Vt. Ed io riflettevo su questo, anche perché pur riconoscendo i diritti della scienza, non potevo accettare di non essere LIBERO nelle scelte della vita e di non poter camminare verso la libertà come Virgilio disse a Catone presentando Dante: “… libertà va’ cercando ch’è si cara, come sa chi per lei vita rifiuta…” (Purgatorio, I, 71). Libertà è un cammino peregrinante sempre in cammino, che va capito, amato, accompagnato, appreso… Si deve andare, liberarsi di tutto (… vendi tutto quello che hai), riscoprire la vera ricchezza dell’essere umano sempre alla ricerca del vero bene. E si può essere liberi anche se incatenati, come Mandela o schiavi anche se con il potere in mano e lo vediamo in questi nostri giorni. Se vediamo migliaia di persone e cose venire distrutte e non sentiamo il sussulto della coscienza, non siamo liberi. Quando poi ci si è liberati “DA”, il cammino continua verso una libertà più profonda. Nella visione cristiana si ritorna ad andare per seguire Cristo. Che non è, questo “seguire”, solo camminare dietro di Lui, ma camminare diventando come Lui. Diventare come la perfezione che sentiamo essere la casa di Dio. Non è, tutto questo, un discorso devoto da farsi in ginocchio con il rosario in mano. Non è neppure possibile racchiuderlo in formule matematiche o da scoprire nelle ricerche delle neuroscienze. E’ affrontare la vita con il suo bagaglio di zavorra accumulata nella storia, fatta di incontri e scontri. Lo vediamo anche oggigiorno dove si definiscono libertà anche le peggiori forme di schiavitù imposte con la forza o dai media commerciali. Non siamo ancora liberi anche se lottiamo per avere certe cosiddette libertà. Pretendere libertà e non rispettarla negli altri non è essere liberi. Non esiste la libertà di offendere, di ferire, di contaminare la natura e la società. Non esiste la libertà di uccidere, di bullizzare, di abusare e violentare… Chi lo fa, non è libero, ma schiavo delle proprie schiavitù. Dobbiamo vivere e crescere verso la libertà nelle relazioni con quello che chiamiamo creato e con tutte le creature che vivono, inanimate e animate.
Per me non è facile ma affascinante come proposta. Come S. Agostino disse nelle “Confessioni” (cap. XI): “… cosa è il tempo? Se non me lo chiedi, lo so. Ma se me lo chiedi non saprei come rispondere”, io lo direi se mi domandassero cosa è la libertà. Ma sento dentro di me questo invito ad essere libero e a vivere nella libertà. Sento che posso fare questo cammino. Cerco di viverlo nel mio quotidiano.
Posso inserire nella mia riflessione nata durante l’incontro del prof. Francesco Orzi e Pe Ubaldo, un invito a un po’ di umiltà? Sia per la scienza che per la teologia o teologie. Chi cerca la verità con la scienza e chi la ricerca con la fede in Dio, stiamo cercando la stessa cosa. Con la stessa mente che pensa e riflette sul suo pensare. Credere che dobbiamo e possiamo raggiungere le vette del “Divino” in cui crediamo, non oscura i cammini della scienza, ma può illuminarli di visione sempre da contemplare e indagare. E i cammini della scienza aiutano il credente a non credere a casaccio, ma ad aggiornarsi. Questo non è negare la fede ma è vestirla di serietà, cosi come la fede può vestire di speranza e visione la scienza. Immergersi nella natura tutta è un bagno scientifico e di fede. CHANDRA=Subrahmanyan Chandrasekkar (Nobel per la fisica 1930, pakistano) diceva che la natura è molto più creativa di noi, ci coglie alla sprovvista e questo ci conduce a intraprendere nuovi percorsi di scoperta. Invito me e voi a nuotare nella ricchezza della natura, anche la nostra natura umana. Scopriremo cose meravigliose e tutte da costruire dentro e attorno a noi.
Don Gianni Carparelli