“ Lo spazio narrato “, in mostra le opere di Publio Muratore (VIDEO)

di FEDERICO USAI

“ Lo spazio narrato “, la scenografia nell’opera di Publio Muratore, è questo il titolo della mostra inaugurata sabato 9 dicembre al ridotto del Teatro dell’Unione. Curata nei minimi particolari da Vincenzo Publio Mongiardo, il nipote del grande maestro, ha visto la presenza dell’Assessore Alfonso Antoniozzi che ha voluto mettere in evidenza, davanti ai numerosi presenti, una delle principali figure viterbesi che con la sua arte ha dato luce alla città di Viterbo. 

Publio Muratore (1918-1998) – Diplomatosi all’Istituto d’Arte “Bernardino di Betto” di Perugia nel 1937, si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Roma e contemporaneamente frequenta la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza. Dopo la drammatica esperienza della Seconda guerra mondiale, al ritorno in Italia riprende gli studi all’Accademia di Roma, da cui esce diplomato in Scenografia nel 1948; nello stesso anno si diploma anche presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia in Decorazione murale. 

L’inizio della sua carriera si divide tra la scenografia a Roma (Teatro dell’Opera, Cinecittà) e i primi incarichi per affreschi in chiese del Lazio (Capranica, Ronciglione), oltre alla volta del teatro di Amelia. Nel 1951 inizia la carriera dell’insegnamento di Disegno e Storia dell’Arte ( l’autore dell’articolo lo ha avuto come docente e vice preside al Liceo Scientifico Paolo Ruffini).

L’artista Muratore può essere considerato una figura poliedrica, figlia delle antiche botteghe d’arte. La sua produzione si concretizza in una molteplicità di medium, che spaziano dal disegno alla pittura, dalla scultura alla ceramica, nessuno mai abbandonato; ben presto però la pittura diventa il suo modo espressivo principale, dagli affreschi alle tele, protagoniste sin dalla sua prima mostra nel 1948 a Ronciglione. Dal 1960 inizia ad esporre all’estero (Spagna, Francia, Svizzera, Germania, Stati Uniti, Canada), nell’ambito di personali e collettive, ricevendo numerosi premi. La pittura- prima tempera, poi acquerelli e oli- lo accompagnerà sempre. L’olio a spatola diverrà la sua cifra principale, con una produzione vastissima e uno stile peculiare, figurativo ma tendente all’astrazione, con quel rilievo che nasce dalla spatola e che sembra creare una spazialità che emerge dal supporto invitando lo spettatore ad entrare nella scena.

Il lavoro sullo spazio caratterizza l’opera di Publio Muratore sin dai tempi della sua formazione; lo studio della Scenografia e dell’Architettura e poi della Decorazione murale sembrano far emergere in lui il desiderio di comprendere lo spazio nel profondo e da tutte le sue angolazioni, con un approccio che sembra emanare direttamente dai concetti vitruviani di Utilitas, Firmitas e Venustas. La sua conoscenza dello spazio via via si completa, e la costruzione di esso migra dalle tre alle due dimensioni: col tempo, il racconto della scena che si svolge sulla parete affrescata passa sempre più spesso sulla tela, che diventerà il supporto privilegiato di tutta la sua produzione successiva. 

Con il suo intervento, all’inaugurazione della mostra, Vincenzo Publio Muratore ha evidenziato e descritto i primi anni di lavoro di Publio Muratore che lo vedono collaborare con il teatro dell’Opera di Roma e con i teatri di posa di Cinecittà, e ha sottolineato come dai disegni preparatori di queste scenografie è nata la mostra che vuole raccontare un approccio alla concezione dello spazio di matrice classica, e che allestita nel ridotto di un teatro così architettonicamente caratterizzato come quello dell’Unione, archetipo del teatro neoclassico italiano, rappresenta un’opportunità unica in quanto pienamente contestualizzata. 

Visitando la mostra si nota come per Publio Muratore lo “spazio” era il luogo della rappresentazione che comprendeva oggetti, arredi e pannelli dipinti, la scenografia era quindi una rappresentazione che riuniva  tridimensionale e bidimensionale, realtà e immaginazione: il punto di incontro di architettura e pittura. 

Vincenzo Publio Mongiardo ha anche ricordato che con la mostra “ Si è voluto ripercorrere, partendo da una piccola parte della sua opera che è la scenografia, un percorso che porta verso l’opera più conosciuta come il quadro ad olio o spatola, mostrando come dalla sua formazione, questo amore per lo spazio lo porta all’amore per il corpo umano, per l’animo umano e quindi per la scena con la rappresentazione della vita in tutti gli attimi della sua esistenza.”

La mostra potrà essere visitata dal martedi al sabato e nei giorni di apertura del Teatro Unione, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 fino al 6 gennaio 2024.

 

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