Lorena Paris propone la lettura di un breve testo di Maria Grazia Calandrone

di LORENA PARIS-

Nel ringraziare le lettrici e i lettori di Tuscia Times, per seguire così numerosi la mia rubrica poetica del Martedì, oggi, propongo la lettura di un breve testo di una poetessa, scrittrice, giornalista, divulgatrice, Maria Grazia Calandrone. Come è noto, quest’anno, è stata annoverata nella cinquina dei finalisti al Premio Strega con il suo romanzo: “Dove non mi hai portata”, Einaudi editore.
Sul sito della Calandrone, e di cui per buona nota trascrivo qui sotto il link, si ha la possibilità di trovare notizie interessanti, pubblicazioni, note bio, interviste, video e recensioni sulle sue variegate opere letterarie e attività.

mariagraziacalandrone.it

Immagine WhatsApp 2023-07-10 ore 09.04.18Segnalo anche il suo canale youtube

La poesia che ho scelto di presentare contiene un messaggio poetico nello stile che caratterizza questa autrice, riconosciuta da vari critici letterari come una tra le voci più interessanti e valide del panorama letterario contemporaneo. Ella, infatti, da sempre ci regala versi permeati di vita vissuta e “da vivere” non estranei a intense
quotidianità. Le sue parole, “osservanti” nel profondo, indagano e scompongono la realtà, l’esistenza, il luogo, lo spazio. I componimenti di M.G. Calandrone vivisezionano la concretezza e nel contempo la rispecchiano. Niente è ridondante, tutto è preciso, vero, calibrato a cominciare dalla scelta delle parole da usare asciutte, sobrie e anche intime. In molteplici sue poesie si respira un intreccio vitale fra il suo essere poeta e ciò che la circonda, in ogni sua manifestazione, anche tra le cose, gli oggetti,
che “ridisegna” e colloca dentro diversi significati e concetti.

“se, da adulti, riappare
la bianca terra iniziale
che avevamo negli occhi da bambini,
siamo tornati quelli che eravamo
bassi, vicini al senso delle cose,
corolle aperte
a un palmo da terra.”

Una bellissima comunicazione poetica senza alcuna retorica e che ci offre la delicata metafora di poter/voler guardare il mondo con gli occhi dei bambini. “Corolle aperte a un palmo da terra” è una immagine che racchiude il desiderio o la necessità di “spogliarci”, “rinascere” e riappropriarci del verso senso della vita. Un viaggio a ritroso verso una prospettiva che riporta al disincanto e alla purezza. Il battesimo di una nuova esistenza, dove è meta raggiunta se restituisce al cuore e agli occhi il colore candido e concreto dell’animo di un fanciullo.

#dimartedìpoesiaparoleevoce
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Ascolta la poesia dalla voce di Lorena Paris


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