L’Ospedale Gemelli Isola Tiberina lancia il progetto San Bartolomeo in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e Deloitte

Roma – Ampliare e facilitare l’accesso ai servizi sanitari alle persone con particolari fragilità, favorendo l’inclusione sociale e il diritto alla salute. Questo l’obiettivo del progetto San Bartolomeo, lanciato oggi dall’Ospedale Gemelli Isola Tiberina, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e con Deloitte e Fondazione Deloitte.

L’iniziativa è stata presentata presso l’Aula Magna dell’Ospedale Gemelli Isola Tiberina alla presenza di: Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, Giovanni Leonardi, Segretario Generale del Ministero della Salute, Paolo Nusiner, Presidente del Gemelli Isola Tiberina, Daniele Piacentini,  Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gemelli Isola Tiberina, Sergio Alfieri, Consigliere di Amministrazione dell’Ospedale Gemelli Isola Tiberina, Gennaro Capalbo, Direttore Sanitario del Gemelli Isola Tiberina, Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, Giusi Lecce, medico referente del progetto della Comunità di Sant’Egidio, Fabio Pompei, CEO di Deloitte Italia e Guido Borsani, Presidente della Fondazione Deloitte.

Il progetto si fonda sui principi guida del diritto alla salute, l’equità nell’accesso alle cure, l’inclusione sociale e la solidarietà. L’obiettivo è quello di poter offrire ulteriori servizi clinico-assistenziali e aumentare la platea dei beneficiari.

Al fine di garantire un’assistenza dedicata, i pazienti vengono accompagnati nelle fasi di individuazione del bisogno e prenotazione dell’appuntamento e facilitati grazie a un sistema di supporto che prevede anche servizi come la mediazione linguistica.

La “fase pilota” del progetto è iniziata nel gennaio 2023 e da allora più di 170 utenti hanno avuto accesso agli ambulatori di Ginecologia, Ostetricia, Senologia e Odontoiatria. I servizi clinici sono rivolti a persone provenienti da più di 30 Paesi (es. Perù, Ucraina, Siria) colpiti da conflitti o da altre emergenze, persone per le quali è difficile, se non impossibile, accedere alle cure, e a cittadini italiani in condizioni di fragilità.

“Il progetto San Bartolomeo vuole essere l’espressione chiara dei valori di umanità, accoglienza e ospitalità che, da sempre, muovono coloro che operano nell’ambito della sanità cattolica, proprio perché sono alla base della missione che, nel corso dei secoli scorsi, ha portato numerosi e illuminati (ma direi anche coraggiosi) cattolici ad impegnarsi per creare e gestire strutture di cura e assistenza ai malati.” ha dichiarato Paolo Nusiner, Presidente dell’Ospedale Gemelli Isola Tiberina. “L’iniziativa nasce proprio con questa ambizione e, in tale contesto, si è rivelata fondamentale la collaborazione con due partner d’eccellenza come la Comunità di Sant’Egidio e Deloitte, con cui condividiamo uno dei principali valori che guida il progetto, ovvero quello dell’inclusione sociale”.

“Nell’ascolto delle persone che si sono rivolte ai centri della Comunità di Sant’Egidio”, afferma Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, “abbiamo rilevato un bisogno di informazione e di aiuto relativo alla salute: molti tra loro non avevano avuto accesso ai servizi sanitari da molto tempo e presentavano diverse patologie, anche gravi, non adeguatamente trattate. E’ quindi assolutamente necessario sostenere e accompagnare chi è più fragile nel suo percorso di cura. Il Progetto San Bartolomeo, frutto di una positiva sinergia tra Sant’Egidio, il Gemelli Isola Tiberina e Deloitte, vuole essere una risposta solidale per difendere la salute, la prevenzione e l’accessibilità alle cure. Speriamo che iniziative simili si possano moltiplicare allargando il numero di persone che in questo modo potranno usufruire del diritto, che è di tutti i cittadini, alla salute”.

“Vogliamo affrontare le grandi sfide sociali del nostro tempo attraverso iniziative concrete”. ha sottolineato Fabio Pompei, CEO di Deloitte Italia. “Con la partecipazione al Progetto San Bartolomeo il nostro network ribadisce questo impegno, puntando a promuovere un equo accesso a cure di qualità per tutti, a prescindere dallo stato socio-economico, dal genere di appartenenza, dalla provenienza geografica. Già da tempo, a livello globale, stiamo sviluppando collaborazioni tra soggetti appartenenti a diversi settori per affrontare le disparità presenti nei sistemi sanitari nel mondo. Crediamo fortemente in questi progetti ad alto impatto sociale per continuare a essere attori protagonisti di un cambiamento imprescindibile”.

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