L’UCSI a Roma fa il punto su PMI tra appalti, concorrenza e PNRR

ROMA- Si è tenuto a Roma l’incontro ‘L’Italia siamo noi. Le piccole e medie imprese tra appalti, concorrenza e Pnrr’, organizzato dall’Unione Consorzi Stabili Italiani (Ucsi), per fare il punto sulla funzione che le piccole e medie imprese (Pmi) svolgono nel sistema degli appalti pubblici, anche nell’ottica di garantire il rispetto del prinipio di concorrenza e alla luce della cornice europea che si è andata delineando in virtù del Recovery Fund e del Pnrr. L’obiettivo è porre al centro del dibattito il tema dei consorzi stabili, che rappresentano oggi l’unico strumento pro-concorrenziale di accesso alle procedure di evidenza pubblica per Pmi, da sempre considerate il vero ‘motore produttivo’ del Paese.

Il contesto di riferimento
Le Pmi costituiscono, da sempre, la spina dorsale dell’economia italiana. Un’eccellenza fatta di competenze altamente specialistiche e con una presenza capillare sul territorio, che fornisce un contributo fondamentale all’occupazione e al Pil del Paese. Questa considerazione è ancor più valida riguardo il settore delle costruzioni, caratterizzato da una maggioranza di Pmi attive sia in ambito pubblico sia privato. Il punto di partenza, pertanto, è senza dubbio collegato alla necessità di introdurre interventi legislativi efficaci, accompagnati da scelte chiare e coraggiose che consentano ai comparti produttivi – a partire da quello edile – di rimettersi pienamente in carreggiata per sostenere il Paese nei programmi di efficientamento e modernizzazione delle infrastrutture realizzabili con i fondi del Pnrr.

Gli interventi
Per Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, “è assolutamente necessario comprendere che tutte le norme, anche procedimentali, hanno un valore economico, che incide sui diritti delle Pmi. In tal senso, lo Stato offre la possibilità di intraprendere percorsi di legalità. Senza imprese e professionisti non c’è Paese. L’obiettivo del ministero, che oggi si presenta come un interlocutore, è quello di confrontarsi e dialogare con gli imprenditori”.

Secondo Erica Mazzetti, membro commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei deputati, “siamo coscienti che il nostro Paese è fatto di piccole e medie imprese. L’obiettivo del Governo è quello di aprire il mercato a tutte le Pmi che rappresentano il tessuto economico italiano. Stiamo cercando di affrontare il tema degli appalti e dei consorzi per aiutare il comparto. In tal senso, il nostro intento è quello di far lavorare tutte le aziende fornendo strumenti per consorziarsi tra loro e per poter concorrere con quelle più grandi”.

Per Giuseppe Costantino, presidente Ucsi, “i consorzi stabili hanno svolto, e continuano a svolgere, un ruolo di fondamentale importanza a tutela delle Pmi del settore, offrendo una reale opportunità all’Italia di portare a termine la realizzazione di grandi opere pubbliche. Per i consorzi stabili, però, esiste un problema concreto che sta in quel ‘gigantismo’ che, se agevolato con interventi legislativi, potrebbe determinare il grave rischio di un concentramento di poteri, in fase di aggiudicazione e di realizzazione delle opere, nelle mani di 2/3 grandi player. Da qui la necessità di intervenire per apportare delle piccole, ma sostanziali, modifiche al Codice dei contratti. In particolare, deve essere chiaro il sistema di qualificazione dei consorzi stabili, ossia attraverso il meccanismo del ‘cumulo alla rinfusa’. Inoltre, c’è una contraddizione in termini che l’impresa designata esecutrice debba avere gli stessi requisiti previsti nel bando di gara”.

Secondo Arturo Cancrini, professore Legislazione delle Opere Pubbliche Università Roma Tor Vergata, “il nuovo Codice dei Contratti Pubblici non risolve e, anzi, acuisce alcuni dei problemi che, nel corso degli ultimi anni, hanno impedito di realizzare opere pubbliche. In questo senso preoccupano: la reintroduzione della colpa grave ai fini del danno erariale che potrebbe portare di nuovo al blocco della firma e alla ‘burocrazia difensiva’; la circostanza che è sufficiente per un’impresa, un avviso di garanzia o una richiesta di rinvio a giudizio per essere esclusi da una gara; il disinteresse nei confronti delle piccole e medie imprese soprattutto laddove non sono favorite nella partecipazione alle gare in forma consortile o associata; la mancata previsione di regole per la fase esecutiva; l’assenza di tutele per le imprese subappaltatrici. Questi sono soltanto alcuni dei rilievi che, da una prima lettura, emergono, ma sono il sintomo che il nuovo Codice rischia di non determinare quel passo in avanti in termini di concorrenza, trasparenza e tutela delle Pmi che ci si aspettava”.

Francesco Zaccone, avvocato esperto in materia di Appalti Pubblici, ha dichiarato che “lo schema di Codice dei contratti, pur se nelle enunciazioni ispirato al favor per le piccole e medie imprese, non offre elementi di lettura tranquillizzanti in tal senso. Prova ne è la emananda disciplina in tema di consorzi stabili, notoriamente strumento di aggregazione delle piccole e medie imprese in chiave pro-concorrenziale, i cui tratti essenziali risultano fortemente depotenziati nello schema del nuovo Codice. Anche in vista delle sfide poste dal Pnrr, sarebbe al contrario opportuno dare definitiva stabilità e continuità a un istituto dimostratosi ormai da anni valido strumento di accesso al mercato per le PMI, assicurandone una disciplina non deteriore rispetto a quella tradizionalmente conosciuta”.

Per Fabio Valerio Ferrillo, vicepresidente Unione Soa Italiane, “con alcune recenti sentenze della magistratura si corre il rischio di arrecare un vulnus all’obiettivo della sburocratizzazione e della semplificazione, aspetti essenziali per dare attuazione al Pnrr. Determinate sentenze, quindi, potrebbero creare un’incertezza a danno degli operatori economici, per cui occorre una responsabilizzazione di tutti i soggetti che hanno un ruolo determinante per il futuro del Paese”.

Maurizio Crispino, professore ordinario di Costruzione di Strade, Ferrovie e Aeroporti Politecnico di Milano: “In merito alla bozza di riforma del Codice degli appalti emergono alcune criticità. Per le piccole e medie imprese si pongono diverse tipologie di problemi. C’è il rischio di favorire il subappalto, un aspetto che svilisce molto le aspettative e le professionalità delle Pmi. È stato eliminato, inoltre, il progetto definitivo, un livello fondamentale della progettazione, come se fosse stato cancellato un grado di giudizio. Per esperienza professionale diretta, peraltro, trovo abbastanza critico bandire un appalto integrato su un progetto di fattibilità che è ancora a uno stato embrionale, delegando alle imprese ruoli e responsabilità che sarebbero propri delle stazioni appaltanti e dello Stato”.

Angelo Contessa, componente Direttivo Ucsi, ha infine affermato che: “l’Italia è stata ricostruita nel dopoguerra dalle piccole e medie imprese. Le Pmi sono l’ossatura del nostro Paese e hanno bisogno di una crescita dimensionale e di un’organizzazione. I consorzi stabili, attraverso il sistema di ‘cumulo alla rinfusa’ e una comune struttura di impresa, riescono a dare questa dimensione anche alle Pmi e quindi a creare le condizioni per una crescita più importante”.

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