ROMA – “Il Governo garantisca il diritto di accesso a un servizio universale come quello postale per il quale Poste incassa 264 milioni l’anno.” Così il portavoce Bernini Massimiliano che ribadisce il concetto espresso in una precedente interrogazione.“A febbraio – spiega Bernini – ho presentato un’interrogazione al Ministro dello sviluppo economico in relazione a quello che le Poste italiane chiamano “ottimizzazione dei processi di lavorazione della corrispondenza» e che nella pratica si è tradotto in uno svilimento del servizio di posta che sta tagliando costi, sportelli e postini, e sta riducendo la consegna delle lettere a cinque giorni ogni due settimane, anziché cinque a settimana come previsto dalle norme europee. Poste Italiane ha pubblicato l’elenco dei comuni interessati dalla fase III della riorganizzazione, e nella provincia di Viterbo si parla di 52 comuni su 60.
Stessa tematica è stata affrontata pochi giorni fa dalla collega Arianna Spessotto che durante un question time al Ministro ha ribadito la posizione del Movimento 5 Stelle: ““Una nuova ondata di tagli che ha prodotto tonnellate di missive in giacenza, con bollette consegnate anche dopo la scadenza, e compromettendo persino invii prioritari, come raccomandate dell’Inps, avvisi di Equitalia e telegrammi. Non solo – spiega Spessotto – questo scellerato piano di riorganizzazione, messo in atto con il benestare del Governo e che andrà a regime ad inizio 2018 e coinvolgerà 5300 Comuni, contrasta con le norme Ue che obbligano gli Stati membri ad assicurare la raccolta e la distribuzione degli invii postali al domicilio del destinatario ‘come minimo cinque giorni lavorativi a settimana’ e che, solo in presenza di circostanze o condizioni geografiche eccezionali, sia ammissibile la fornitura per un numero inferiore di giorni. Profili di eccezionalità che, per ammissione delle stesse Poste Italiane, sono assenti: difendendosi davanti al TAR, Poste Italiane ha infatti ammesso che la riduzione del servizio non dipende da particolari difficoltà nel raggiungere le località interessate bensì da un mero calcolo di convenienza economica. Anche il Parlamento europeo è intervenuto sulla materia: oltre un anno fa ha approvato una risoluzione che ribadiva la necessità, da parte degli Stati Ue, di garantire il servizio universale e il mantenimento degli sportelli postali proprio in quelle aree remote, montane, disagiate e a maggiore rischio di isolamento. Perché l’Italia sta facendo tutto l’opposto, rischiando di incorrere in una procedura d’infrazione europea per violazione del diritto degli utenti? Un ulteriore danno che sarà scaricato sulle teste e sulle tasche dei cittadini”.
Nel contempo la nostra interrogazione, nella quale esponevamo le stesse criticità e preoccupazioni, rimane inevasa.

M5S, Bernini su Poste: “Il Governo garantisca il servizio universale”
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