Machiavelli, homo novus

Machiavelli vive in un’epoca di forte tensione politica a seguito della fine della pace di Lodi che, nel 1494, preannuncia l’imminente invasione dei sovrani stranieri nella penisola italiana. È questa l’epoca del Rinascimento che evidenzia la visione antropocentrica della storia: l’uomo cerca di riscattarsi dal proprio passato medievale attraverso la capacità di dominare gli eventi nonostante alla fine egli sia costretto a riconoscere che non sempre l’esperienza permette di fare previsioni esatte sul futuro. Una concezione questa che contiene in nuce elementi di sociologia e politica fusi insieme: l’esternazione del proprio genio allo scopo di dare lustro alle proprie origini e, nel contempo, far coincidere immanente e contingente deve fare i conti con il disordine dei vari Stati italiani. Da un lato l’idea del voler essere, dall’altro la realtà multiforme degli sconvolgimenti storico-politici vissute entrambe da Machiavelli. È a tal proposito che egli vuole trovare una soluzione a questa mancata coincidenza, a questo sfasamento tra idea e realtà. Infatti nell’ultimo capitolo del Principe egli esorta Lorenzo II de’ Medici a confidare nella popolazione d’Italia che per liberarsi dallo straniero ha bisogno di valenti capi; in altre parole la passione politica di Machiavelli deriva da un ottimismo di matrice neoplatonica che obbliga a rendere la realtà come l’idea. È per questo che la sua formazione è non solo politica e giuridica, ma anche letteraria e filosofica: infatti copia di sua mano il De rerum natura di Lucrezio e legge la prima copia dell’Orlando furioso di Ariosto. Grazie al suo ruolo di segretario della Cancelleria fiorentina egli può continuare a sviluppare la propria capacità riflessiva attraverso la lettura dei testi antichi i quali gli offrono testimonianze per analizzare la realtà vista nei suoi rapporti di potere. Nel corso della sua esperienza politica Machiavelli arriva alla convinzione che uno Stato può essere tale solo se si dota di un esercito costituito dai suoi stessi abitanti: l’idea di nazione che affonda le proprie radici nell’italianità è tutta qui come si evince dalla cosiddetta Ordinanza cioè dalla leva militare cittadina realizzata da Machiavelli nel 1506. In questo periodo l’idea è rivolta alla costruzione del sé, diversamente che nel Medioevo, la realtà invece offre occasioni per riempire quei momenti di indecisione che derivano ancora dai dubbi sul passato che l’idea non ha rimosso del tutto. Machiavelli incarna questi due modi di porsi del soggetto pensante; è dallo sfasamento tra idea e realtà che deriva il profondo realismo di questo personaggio che, nonostante non abbia sempre potuto piegare gli avvenimenti storici alle proprie esigenze, ha avuto senza dubbio il merito di creare uno stretto connubio tra virtus e fortuna ovvero ha dotato il suo umanesimo di un profondo impegno civile e ha svincolato la politica dalla morale contrariamente alla concezione metafisica del pensiero medievale.

Biagio Lauritano

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