Made in Italy, Narduzzi-Bedini (Fdi): “L’Europa penalizza l’agricoltura italiana”

VITERBO – Riceviamo da Roberto Bedini (Coordinatore Regionale Dipartimento Agricoltura FDI), Pietro Narduzzi (Responsabile Provinciale Dipartimento Agricoltura FDIVT) e pubblichiamo: “In questi ultimi giorni abbiamo appreso una notizia che lascia presagire una preoccupante tendenza europea che penalizzerebbe il Made in Italy.

Stiamo parlando del cosiddetto “Europe’s Beating Cancer Plan”, che prevede un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari come il vino, i salumi e le carni rosse che rischia di penalizzare la filiera nazionale.

In particolare, come si può non pensare ai possibili danni economici, sociali e d’immagine che colpirebbero l’intero settore agricolo con l’adozione del progetto di cui si discute?

Perché continuare a colpire indiscriminatamente una categoria, quella degli agricoltori, che racchiude una delle forme di cultura più rilevanti d’Italia?

Se dovessimo pensare alla nostra Provincia, la Tuscia, dove il segmento agricolo è uno dei pilastri dell’economia, inglobando anche quello turistico, ne resteremmo inorriditi.

Di più, è mai possibile che non si riesca a comprendere che scelte siffatte possano inevitabilmente disincentivare l’imprenditoria agricola giovanile del nostro territorio che attraversa un momento delicatissimo della sua storia, ovvero quella fase transitoria che dovrà portare la nuova generazione di agricoltori a cambiare volto all’agricoltura di casa nostra?”

Appare chiaro che l’Unione Europea, così facendo, disincentiva definitivamente questo passaggio, svilendo la crescita produttiva della zona.

Proviamo ad allargare la visuale e pensiamo al territorio regionale laziale.

Un ulteriore quesito vien da sé: come si può pensare di ripartire senza dare priorità all’agricoltura, intesa lato sensu? Pensiamo anche solamente alle zone terremotate come Amatrice che detengono la “proprietà intellettuale” di uno dei piatti più famosi del paese.

Mutatis mutandis, volgiamo lo sguardo al settore vinicolo che nel Lazio sta crescendo e in generale in Italia, occorre ricordarlo, produce oltre 11 miliardi di fatturato e offre 1,3 milioni di posti di lavoro.

In conclusione,  è ora di porre fine a questi provvedimenti insensati e cominciare una vera e propria campagna a favore della nostra storia agricola e della nostra ricchezza; questo lo può fare esclusivamente un Governo che abbia come principio ispiratore l’interesse italiano e dei suoi cittadini”.

 

 

 

 

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