Marco Presta “ruba” Viterbo: sala gremita per la sua presentazione

di SIMONE CHIANI-

VITERBO – C’era grande attesa per l’evento che avrebbe portato Marco Presta a Viterbo, ed è stata completamente ripagata: nel pomeriggio di questo nebuloso sabato viterbese, i cittadini si sono letteralmente ammassati (certo, nel rispetto delle normative anti-Covid) all’interno della saletta messa a disposizione da Med-Imm per Marco Presta.

Con lo scrittore, almeno in teoria (non è ancora totalmente noto se anche Chiara Gamberale dovrà recuperare l’appuntamento saltato per quarantena), si conclude la catena di incontri letterari che ha accompagnato i viterbesi nei week-end di febbraio. E lo fa con l’incontro che potremmo definire “la punta di diamante” della trafila.

L’attore, conduttore radiofonico, scrittore e conduttore televisivo italiano, ha raggiunto la Città dei Papi per raccontare il suo ultimo romanzo, “Il prigioniero dell’interno 7“; l’opera è stata pubblicata nell’anno corrente da Einaudi per la collana Coralli, riscuotendo già a oggi un incredibile successo di vendite. L’argomento è quanto mai contemporaneo: il protagonista-prigioniero, Vittorio, deve contrastare la Pandemia e tutto ciò che deriva dalla nuova “vita di condominio” che essa ha generato.

Ha presentato il proprio lavoro interrogato dal docente dell’Unitus, Federico Meschini.

Credo che una situazione come quella che abbiamo vissuto sia una situazione ideale come osservatorio della specie umana” esordisce, spiegando “è la stessa cosa che capita durante la guerra: la gente si manifesta per quello che è, viene tutto fuori.“.

Il lockdown lo costringe a mettersi in gioco – racconta di Vittorio, il protagonista – anche se è uno che non vuole scendere in campo.

Questa è una situazione che in qualche modo avrà degli effetti… Credo che le persone, dopo questa esperienza, debbano cambiare qualcosa. I piccoli cambiamenti sono possibili. È quello che capita a Vittorio.

È stato divertente scrivere in prima persona, perché puoi far dire al narratore ciò che non hai il coraggio di dire” ammette.

Presta ha deciso di raccontare le connessioni tra vere notizie e scrittura, nelle quali Meschini ha rintracciato un’incredibile componente “meta-narrativa”, elogiando peraltro la notevole capacità dello scrittore di dare un’insolita rapidità al concatenarsi degli eventi.

C’è stato anche modo di scandagliare l’intimità del personaggio, costretta a “un esercizio di umanità” non indifferente e non consueto; discorso che è stato poi allargato, universalmente, agli uomini come specie, ritenuti “Tutti in grado di cambiare, tranne alcuni politici…”.

Dimensioni incontrate, queste elencate con altre, che hanno portato, peraltro, tra un aneddoto biografico e l’altro, l’autore a una rivelazione: “Si potrebbe fare una serie/fiction, tipo quelle di Netflix, con ‘Un calcio in bocca’… ma sono preoccupato. Spero che non si faccia, perché vogliono cambiare la storia.”

In conclusione, in seguito a una serie di osservazioni sugli ambigui comportamenti umani, Presta, con la sua nota ironia: “Se volete metto la mascherina e vi firmo le copie… La mascherina, per un punto di vista estetico, per voi, così non mi vedete…

Print Friendly, PDF & Email
Condividi con:
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE