Milano, caos e tensione nel carcere Beccaria

MILANO- Resta alta la tensione nell’Istituto penale per minorenni di Milano. Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, racconta quanto è avvenuto nelle ultime ore nella struttura detentiva Beccaria: “Ieri, nel tardo pomeriggio, un detenuto straniero ha aggredito, per futili motivi, tre poliziotti penitenziari, spintonandoli e colpendoli. Purtroppo, a farne le spese, sono stati gli stessi Agenti che per evitare il peggio hanno dovuto ricorrere alle cure del caso con una prognosi di 20, 7 e 5 giorni. Molteplici sono i problemi che affronta ogni giorno il personale penitenziario maschile e femminile dello stesso istituto, dove nel giorno di Pasqua un altro Agente è stato aggredito con sputi e spinte, e nella tarda serata dello stesso giorno un altro detenuto ha incendiato un materasso, dove il tempestivo intervento del personale ha evitato il peggio”. Per Greco, “il personale di Polizia Penitenziaria dell’IPM Beccaria è ormai piombato nello sconforto più totale. Si sente abbandonato dagli organi superiori e dalle istituzioni. Ancora una volta siamo costretti ad intervenire in difesa di poliziotti penitenziari costretti ad operare in condizioni limite per la penuria di uomini e mezzi, nella più completa indifferenza delle Istituzioni. Atti di aggressione come questi non possono e non debbono essere considerati semplicemente rischi del mestiere, da annoverare tra gli episodi di ordinaria amministrazione riconducibili al contesto penitenziario”.

“È inaccettabile lo scenario quotidiano in cui opera il Corpo di Polizia Penitenzia, tra aggressioni, rivolte ed altri eventi critici: sono troppe e tutte inaccettabili le aggressioni contro la Polizia Penitenziaria, troppo pochi i poliziotti in servizio (la scopertura dell’organico della Polizia penitenziaria è pari al 16%: su 42.850 unità gli agenti presenti in servizio sono 35.717)”, commenta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. Nelle carceri della Nazione serve forte ed evidente la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci. E servono con urgenza quelle riforme più volte chieste dal SAPPE, altro che le panzane dello sciopero della fame che taluni percorrono solamente per avere un po’ di visibilità mediatica. Da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dall’universo penitenziario minorile: abbiamo registrato e continuiamo a registrare, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia. Da anni, specie da quando la politica ha deciso che anche i maggiorenni fino a 25 anni possono essere ristretti nelle carceri minorili, abbiamo chiesto inutilmente ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti. La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il SAPPE, è più complessa e problematica di quello che si immagina”, conclude il leader nazionale del primo Sindacato dei Baschi Azzurri.

Dott. Donato CAPECE – segretario generale SAPPE

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