Mostra sui falsi nell’arte a Viterbo. Ecco chi era FRATE ANNIO, falsario d’autore

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO- Papi, umanisti e dotti: tutti caduti nella rete di Joannes Annius Viterbiensis (talvolta “Iohannes Nannis Viterbiensis”). La vera abilità di Annio da Viterbo non è quella di aver raggirato contemporanei e posteri ma nell’aver saputo costruire verità parallele, inventando fonti storiche inesistenti e resoconti assolutamente credibili e se fosse vissuto in età moderna avrebbe probabilmente guadagnato lo status di maggior scrittore fantasy dopo J. R. R. Tolkien.

Colto ed erudito domenicano, dal convento viterbese di S. Maria in Gradi scala rapidamente le gerarchie ecclesiastiche, ottiene i favori dei papi Sisto IV e Alessandro VI arrivando guadagnarsi il grado di “Maestro del sacro palazzo apostolico”; tutto questo grazie anche a millantate conoscenze delle lingue orientali e persino della lingua etrusca.

Tracce del suo passaggio si riscontrano anche nel convento di S. Maria Novella di Firenze dove era stato destinato probabilmente per compiere il suo tirocinio di formazione e dove sono rimaste alcune sue postille autografe nella “Summa theologica” di San Tommaso.

Nella seconda metà del 15° secolo è documentata la sua presenza a Genova dove, tra vari altri incarichi, svolge anche quello di predicatore quaresimale, presumibilmente su mandato del cardinale Niccolò Forteguerri, in quel periodo autorevole frequentatore di Viterbo.

È durante questo suo soggiorno nel nord-Italia che Annio avrebbe “scoperto” le antichissime fonti storiche per le sue contraffazioni d’autore.

Il suo maggiore falso storico è un’opera di manipolazione filologica intitolata “Antiquitatum variarum”, meglio conosciuta come “Antichità di Annio”, un ponderoso trattato in 17 volumi recanti testi da lui inventati e attribuiti a numerosi autori antichi effettivamente esistiti, tra i quali il poeta greco Archiloco (7° secolo a.C.), lo storico e geografo greco Megastene (4° secolo circa a.C.) e lo scrittore e politico romano

 Marco Porcio Catone, il celebre “Cato Censor” (234-149 a.C.).

L’opera è così ben costruita e falsamente realistica da trarre in inganno generazioni di studiosi, tanto da venir ripubblicata a stampa, in latino e in volgare, in pratica sino al 17° secolo.

Tra i “meriti” di Annio vi è anche quello di aver spodestato Ercole da mitico fondatore della città di Viterbo attribuendone l’origine addirittura a Noè, giunto nell’alto Lazio dopo l’approdo sul monte Ararat con il nome di Vetumno ed è da questo nome che poi sarebbe derivato quello di Viterbo.

Degne di nota sono

anche le false fonti storiche, costruite ad arte a sostegno della fantasiosa ricostruzione delle nobilissime origini della sua città natale.

Secondo alcune fonti la parola “FAUL” deriverebbe da “FAVL”, un acrostico di sua invenzione ottenuto unendo le iniziali di Fanum, Arbanum, Vetulonia e Longula, i nomi dei quattro antichi nuclei da cui sarebbe suc

cessivamente sorta la Viterbo etrusca.

Alla sua memoria è intitolata la via cittadina che collega via Cavour con via Cardinal La Fontaine.

In mostra a Viterbo ora ci sono opere d’arte di noti falsari, oltre a quelle del frate domenicano Annio: di Alceo Dossena di origine cremonese e de “l’ultimo degli etruschi” Omero Bordo.
“Gatti e Caricature” del Dott. Franco Maria Cordelli completano la ricchissima mostra, che resterà aperta fino al 20 febbraio 2023 e si potrà visitare nei giorni di: giovedì̀, venerdì̀, sabato, domenica e festivi ore 10.30-18.30.
Ingresso 5 euro (gratuito per under 12, disabili e possessori Viterbo Pass MuVi). Info: 0761.348299 – 0761.222966

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