Mutilazioni genitali femminili, presentata mozione Regione Lazio

ROMA- Donne, Tidei (Iv) e Bonafoni (Pd): “Stop alla pratica delle mutilazioni genitali femminili. Presentata mozione alla Regione Lazio per maggiori risorse da destinare a contrasto fenomeno”.
“Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminile, una pratica aberrante di cui sono vittime ancora oggi 200 milioni di giovani donne e bambine in tutto il mondo, circa 90mila delle quali residenti in Italia. Secondo i dati forniti dall’UNFA (Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFA) e dall’UNICEF l’interruzione di informazione e sensibilizzazione causata dalla pandemia, potrebbe portare a circa 2 milioni di casi in più nel prossimo decennio”, dichiarano le consigliere regionali Marietta Tidei (Iv) e Marta Bonafoni (Pd).
“Considerato che dal 2006, presso l’Azienda ospedaliera S. Camillo-Forlanini, opera in tale ambito il Centro Regionale per l’assistenza ed il trattamento chirurgico delle complicanze sanitarie correlate alle mutilazioni genitali femminili e che di altrettanto ausilio è anche il ruolo svolto dal SaMiFo (Salute Migranti Forzati), creato nel 2006, si ritiene che implementare tali servizi sanitari consentirebbe di porre fine a questa pratica e rappresenterebbe un fattore chiave per il raggiungimento della parità di genere e degli obiettivi di sviluppo sostenibili in linea con quanto previsto anche dall’agenda 2030”.
“A tal fine, abbiamo depositato in data odierna una mozione che impegna il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, con delega alla sanità, e l’Assessore alle Pari Opportunità Simona Renata Baldassarre ad attivarsi per destinare maggiori risorse sia ai centri già attivi sul territorio, sia per favorirne la creazione di altri. Allo stesso tempo si richiede di istituire un Osservatorio regionale per il contrasto alla pratica della mutilazione, attraverso il quale monitorare i dati relativi al fenomeno e promuovere campagne di sensibilizzazione, comunicazione e protezione nei riguardi delle bambine e delle donne vittime di tale pratica”, concludono Tidei e Bonafoni.

 

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