Nel mio cellulare

di Emanuele Ramundo
C’è una malattia nel mio cellulare
C’è una pandemia
Un’epidemia virale
C’è un’infezione inflazionata
C’è una curva ondulata
Sempre diversa
Sempre aggiornata
Sembra perversa
È colorata
C’è un balcone nel mio cellulare
Dal quale puoi cantare una canzone commerciale
Può causare commozione a causa di un video amatoriale
Puoi usare una reazione come abuso emozionale
Puoi ridere, puoi piangere, puoi esprimere stupore
Ti puoi arrabbiare oppure puoi toccare un cuore

C’è la condivisione nel mio cellulare
Si può navigare
C’è un barcone di migranti
Sono in tanti
Sconfinati
Sono stati maltrattati
Sono entrati massacrati
Commentati come ingrati
C’è un tricolore nel mio cellulare
C’è il folklore in proiezioni appariscenti
Su tutti i monumenti più importanti
Penso che da spenti siano più elegante
Ci sono incompetenti nel mio cellulare
C’è un parlamentare
Non la smette di parlare
Non permette di ignorare il suo discorso
È la sponsorizzazione in corso di un prodotto contrattaffato
È il frutto riprodotto di un corrotto del partito
Di un patito del niente
È un’invito al voto per un pubblico ignorante
Forze armate nel mio cellulare
Vedo bare deportate
Con i carri e le sfilate
Non ci credo! C’è la guerra! Cade a terra il cellulare
Non riesco a respirare
Lo raccolgo, mi concentro
Guardo dentro
C’è perfino un militare
Controllore a controllare se possiedi l’edizione più attuale di un’autocertificazione
Serve per andare a comprare da mangiare
A non indurre in tentazione
E menomale, per produrre il minimale c’è qualcuno che va ancora a lavorare
La cassiera che ogni sera non fa altro che pregare
C’è un altare nel mio cellulare
C’è una messa in scena
La scommessa che qualcuno ci potrà salvare
C’è un’emergenza nel mio cellulare
Un’ambulanza
C’è un dottore da guarire e un infermiere che sta male
C’è la morte a porte chiuse in ospedale
Non c’è neanche un funerale nel mio cellulare
Ma c’è una diretta
C’è la fretta di tornare alla vita normale
Quella precostituita
Quella che ci andava stretta
Quella che sembrava certa e ci faceva sospirare
C’è l’Ansa nel mio cellulare
C’è l’ansia nazionale
C’è la depressione
La costrizione personale
C’è che me ne voglio andare
Che ho voglia di cambiare tutto e che devo rimandare ogni progetto nel quale potrei riuscire
Per il quale dovrei poter uscire di casa e della mia testa invasa dalla pratica sintomatica
della psicosomatica protesta
C’è una festa nel mio cellulare se lo lascio a caricare
Se mi vado a coricare
Se non digito più nulla
Che non faccio che posare il dito tutto il giorno
sulla superficie dello schermo
Poi mi fermo
Sono felice ora che dormo
Fa sognare
C’è una sveglia nel mio cellulare
Sette ore e mi farà svegliare
Domattina ci sarà una malattia nel mio cellulare
Ci sarà una pandemia
Ci sarà questa poesia virale
CELLU

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