No all’impianto eolico di Castel Giorgio

CASTEL GIORGIO- Riceviamo dalle  associazioni ambientaliste ed i comitati di cittadini dell’Orvietano, che si oppongono al megaprogetto eolico e pubblichiamo: “Questa volta, ad essere nel mirino di un vasto cartello di soggetti, è un mega progetto eolico che va da Castel Giorgio a Orvieto, lambendo Bolsena: progetto assolutamente fuori scala, secondo gli ambientalisti, che sta allarmando tutti.
La società RWE Renwables Italia srl, ha richiesto alla VIA un progetto di parco eolico per un totale di ben 7 (sette) torri eoliche per un sviluppo in altezza di circa 200 metri ciascuna (!), da realizzarsi nei comuni di Castel Giorgio e Orvieto.
A contorno delle torri il progetto prevede elettrodotti di collegamento, strade di accesso per realizzare le installazioni, una cabina elettrica di grandi dimensioni, espropri di aree private e quant’altro necessario sconvolgendo paesaggio e ambiente. Logica base del progetto sembra essere soprattutto quella di collocare le torri nei punti più ventosi, a prescindere quindi dagli insediamenti abitativi esistenti, ignorando l’incessante rumore dei generatori in funzione, le rotte migratorie degli uccelli, e tante altre cose che fanno unico il comprensorio di Castel Giorgio-Orvieto-Bolsena.
Iniziative a dir poco strampalate che però, se non bloccate per tempo, farebbero correre gravissimi rischi al benessere dei residenti ed alle consolidate attività produttive locali e turistiche. Iniziative poi che non lasciano un soldo sul territorio che sfruttano e con gli utili aziendali che quasi sempre prendono il volo verso l’estero. Senza contare poi che proprio la malavita organizzata ha trovato, in alcune regioni e nelle energie alternative, un ottimo humus in cui seminare e riciclare i propri proventi illeciti.
Il paesaggio non solo definisce il territorio, ma lo condiziona, tant’è che ogni sua modifica si riflette anche sulle altre risorse e valori che il territorio stesso possiede ed esprime. Non solo: il paesaggio è bene primario e assoluto, conseguentemente la tutela del paesaggio è prevalente su qualsiasi altro giuridicamente rilevante (cfr. per tutti Corte Costituzionale n.189/2016, Consiglio di Stato, sez. IV, 29 aprile 2014, n. 2222).
Se viene spianata una collina, com’è già successo e continua a succedere in Italia e nel mondo (la Cina ha già cominciato con le montagne, programmando di spianarne ben settecento nel prossimo futuro!) il paesaggio cambia fortemente con la scomparsa di un bosco o di un campo di grano, di un prato o di un vigneto, di un frutteto o di un oliveto. Il territorio, così, resta intaccato irrimediabilmente e ciò succede anche quando si costruisce una casa o una strada, una fabbrica o un capannone, o quando, s’innalzano i pali con pale eoliche e si stendono sul terreno pannelli solari, che pur producono energia pulita.
In una società, quella che viviamo, dove il sistema è guidato dal profitto per il profitto con il tipo di sviluppo finalizzato a consumare e – visto che si è andato oltre – a distruggere e sprecare, anche un bene come l’energia pulita può trasformarsi in male, nel momento in cui diventa occasione di speculazione e corruzione, grandi affari per pochi, e, ciò che è ancora peggio, a scapito dei valori e delle risorse più importanti del territorio, in primo luogo la terra coltivata, fertile, quella che rinnova la sua capacità di donare cibo.
Questo attiene alla sopravvivenza stessa della attuale civiltà, dove la disponibilità di energia, che non comporti, per la sua produzione, rischi eccessivi per la vita dell’uomo e di tutto l’ecosistema, è fondamentale. In definitiva, quindi, si tratta di scegliere ora, anche se per il futuro, tra privilegiare la bellezza del territorio o la sua vivibilità concreta.
Anche se siamo fermi sostenitori delle energie pulite, rinnovabili, possono essere prodotte solo là dove non si fa agricoltura, attività che ha appunto nel territorio l’origine della qualità e della tipicità dei suoi prodotti.
La stessa priorità, di fronte alle rinnovabili, spetta al paesaggio, nel momento in cui esprime uno straordinario valore, la bellezza, che vale avere a disposizione e spendere per un territorio vocato al turismo: dichiarare il 15 giugno “Giornata mondiale del vento” e renderla occasione di promozione dei pali eolici per una loro diffusione, senza, però, parlare di priorità e di regole da far rispettare, vuol dire non avere consapevolezza dei danni enormi provocati dal cattivo uso del vento e del sole.
Danni enormi come la perdita di territorio, abbandono dell’agricoltura, aumento delle tasse per i cittadini, crescita della disoccupazione e dell’emigrazione dei giovani, incentivi alla speculazione e alla corruzione dilagante, nuovo assistenzialismo nelle campagne che si aggiunge ai vecchi deleteri assistenzialismi.
Una scelta non rinviabile sarebbe quella di bloccare subito questo processo e dare spazio a una programmazione in grado di evidenziare le strategie. In pratica le scelte da fare insieme con tutti i titolari del “bene comune” territorio; i cittadini, e non con le lobby, anche per rilanciare la democrazia messa in crisi dalla mancanza, appunto, di partecipazione, che, nell’era della conoscenza che noi tutti viviamo, rappresenta un grosso limite.
Solo se si opera nel rispetto del territorio, l’eolico e le altre energie rinnovabili definiscono il loro ruolo strategico per l’avvio di uno sviluppo davvero sostenibile, che è tale solo se riporta al centro l’agricoltura e, con essa, gli altri valori e risorse del territorio.
In questo modo si riesce a dare spazio alle vocazioni proprie di questo nostro Paese, quali la cultura, la storia, le tradizioni, la bellezza espressa dai paesaggi, la bontà dell’ambiente e, anche, di una cucina che trova questo carattere proprio nel territorio, quale origine della qualità.
Certo, non saranno contenti i padroni delle multinazionali, gli affaristi, i delinquenti, i corrotti e i corruttori, ma saranno felici le nuove generazioni nel momento in cui sentono salvaguardata la loro identità e si caricano di speranze.
I sindaci dei due comuni coinvolti Andrea Garbini e Roberta Tardani (anche il sindaco di Bolsena Paolo Dottarelli) si mobilitino: le associazioni ambientaliste saranno al loro fianco”.

Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena

Amelia Belli, Associazione Accademia Kronos-sezione di Orvieto, Orvieto; Filippo Belisario, Associazione WWF – sezione di Orvieto, Orvieto; Lucio Riccetti, Associazione Italia Nostra- sezione di Orvieto, Orvieto; Vittorio Fagioli, Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina (CISA), Orvieto; Mauro Corba, Associazione Altra Città, Orvieto; Anna Puglisi, Associazione La Renara per l’Eco sviluppo del territorio, Castel Giorgio; Fausto Carotenuto, Comitato Difesa Salute e Territorio di Castel Giorgio, C. Giorgio; Annalisa Giulietti, Comitato di Castel Giorgio in massa contro la biomassa, Castel Giorgio; Donato Borri, Comitato garanzie per la centrale a biomasse a Castel Viscardo, Castel Viscardo; Marco Carbonara, Associazione sviluppo sostenibile e salvaguardia Alfina, Acquapendente; Piero Bruni, Associazione lago di Bolsena, Bolsena; Stefano Ronci, Comitato tutela e valorizzazione Valli Chiani e Migliari, Ficulle; Massimo Luciani, Associazione Il Ginepro, Allerona; Riccardo Testa, Associazione il Riccio, Città della Pieve.

 

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