“Numeri 10: Incontri con i grandi del calcio” – Walter Veltroni presenta il suo ultimo libro a Ombre Festival

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO- Maria Rita De Alexandris ha intervistato stasera, 12 luglio, a Ombre Festival, alle ore 21, Walter Veltroni, che ha presentato il suo libro “Numeri 10”. 10 è il numero del calcio: di Pelè, di Maradona, di Zico, di Platini, di Antognoni, di Rivera. Nel libro di Veltroni ci sono interviste fatte a famosi numeri 10.

“Oggi non abbiamo i numeri dieci dei quali parlo nel libro. Ieri era l’anniversario della vittoria mondiale del 1982; quest’anno i giocatori non vedevano l’ora di andare in vacanza e non ho visto elementi capaci di risolvere le partite, come Paolo Rossi, Bruno Conti o Giancarlo Antognoni. Per giocare bene a calcio, servono buoni piedi, ma anche e soprattutto buona testa.”
Walter Veltroni ha poi continuato:
“Per me il modello è Platini, che è stato più volte capocannoniere, come Gianni Rivera, Totti, Baggio, Del Piero”. Ho cercato di intervistarlo non tanto come campioni, ma a livello personale: giocavano a pallone sotto casa in cortile; erano poveri. Oggi tutti devono avere le scarpette firmate, vanno alle scuole di calcio, a pagamento. Zoff lavorava in un’officina; Tardelli faceva il cameriere. Si diventa campioni passando per la sofferenza, facendo gavetta, come i medici, gli attori, i politici bravi. La storia che mi ha colpito di più è quella di Roberto Baggio, che cominciò la carriera con un incidente bruttissimo.”
Calcio è sacrificio, passione, genio e impegno. I numeri 10 spesso sono numeri “uno”, hanno radici popolari vere, a volte agiscono d’ istinto. Lo stessoTotti, come ben si sa, è semplice, umano e generoso con la parte di Roma che lo ama. “Una volta – racconta Veltroni – andò a conoscere una bimba al reparto oncologico, che aveva questo desiderio, talvolta a Regina Coeli a trovare i detenuti. Il calcio purtroppo oggi si sta trasformando in algoritmo e tattica, senza anima, poesia, tecnica”. “Agli inizi degli anni 80 c’erano in italia: Falcao, Rumenigge, Maradona. Oggi facciamo fatica ad avere integrazione nel calcio italiano, a differenza di quello europeo, con gli stranieri.”- ha dichiarato Veltroni.
Egli ha molto amato anche Bearzot, che sembrava un padre con i ragazzi dell’82 e ha ripercorso alcuni episodi salienti di quegli anni, anche nel ruolo di insegnanti e genitori. Le chat dei genitori sono quanto di più eversivo ci possa essere. Alla base dell’insegnamento e dell’apprendimento c’è la fiducia.”
Veltroni dialoga sul filo della memoria con i fuoriclasse che hanno fatto la storia di questo sport. La prefazione è di Thiago Motta.

I famosi numeri 10 hanno sempre avuto la capacità e il dono di farci sognare, trasmettendoci ogni volta emozioni che si generano non solo attraverso le loro invenzioni in campo, ma anche attraverso il loro ruolo in squadra: che non è solo quello di andare in gol, o di facilitarlo per i grandi bomber, ma soprattutto di coinvolgerci emotivamente e sentimentalmente attraverso il loro momentum creativo.

È idea comune ormai considerare che il calcio di oggi, a causa dell’evoluzione imposta dalla tecnologia e dell’esigenza di un ritmo di gioco sempre più alto, sia un nemico della creatività e in particolare di quella dei numero 10: non sono d’accordo.

Ogni allenatore, infatti, idealmente aspira a costruire una squadra che riproduca collettivamente le stesse emozioni, gli stessi sogni, le stesse passioni che un numero 10 è in grado di trasmettere, toccando il cuore dei tifosi. Veltroni ha parlato anche di Gianluca Vialli, della sua malattia e della sua grandezza, di Pelè, di tanti campioni che hanno fatto la storia della nostra società. Lo sport è un proseguimento della nostra infanzia: è un gioco, in particolare il calcio. Nel tifo c’è una dimensione ludica, c’è passione. Come nella vita.

 

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