Nursing up domattina in sit-in davanti al ministero della Salute

ROMA- Riceviamo e pubblichiamo: “Siamo un gruppo di professionisti sanitari, che ha speso la vita professionale, recente o più datata nelle strutture sanitarie italiane.
Sentiamo parlare di sanità, da molti; da taluni, in modo competente, da altri un po’ meno! …durante le elezioni politiche si parla di sanità come argomento cult, il cui valore probabilmente da prestigio sociale, ma non a chi vi lavora.
La sanità è oggetto di attenzione anche da parte dei mass media e numerosi talk show, l’assistenza sanitaria, buona o cattiva, gode di un successo duraturo presso la critica e presso un pubblico, che è coinvolto per definizione, appassionato. Sono numerosi i cittadini, e non solo, che si esprimono come se fossero competenti in materia. Tutto si trasforma e viene partecipato, a torto o ragione, come se fosse una tifoseria di calcio.
La sanità è oggetto di attenzioni e argomenti prolissi, ma nei fatti, noi che viviamo la situazione, insieme ai pazienti “subiamo” una attività professionale discutibile e stravagante.
Ho iniziato con gli studi in infermieristica, durante il passaggio del percorso d’infermieristica, dalle scuole regionali all’università. Molte furono le promesse di miglioramento, autonomia ecc. E’ riduttivo parlare di delusione!
Molti si lamentano di non trovare il personale sanitario per le RSA, …ma perché? Quando mi diplomai infermiera, trovai lavoro per prima, rispetto ai miei colleghi di studi, senza indugi, mi licenziai in modo tempestivo! Saranno cambiate le cose?
Io ho lavorato, da infermiera, in almeno tre case di riposo. Una prima era dislocata su tre piani, dove non era possibile consultare le cartelle cliniche, per ragioni di “ordine”, …quando una paziente fece delle deiezioni, molto, molto scure e male odoranti, ho immaginato “melena (vale a dire presenza di sangue nelle feci, che assumono proprio per questo una colorazione scura)”, ma non mi venne permesso di fare nulla, ne di consultare qualsiasi documentazione, personale, della signora. …e non fu un episodio isolato.
In un’altra struttura, per anziani, mi fecero posizionare un catetere vescicale, nota prestazione da eseguire in modo sterile, con guanti da cucina, utilizzati per fare il giro letti e le cure igieniche, per tutti i pazienti, anche nei giorni precedenti.
Un professionista sanitario consapevole e informato circa le responsabilità professionali, può proseguire con siffatte modalità? …per dieci euro l’ora? Spesso anche meno! Durante un corso di specializzazione, che non credo di citare più, neanche nel curriculum, appresi che secondo fini economisti e politici che “le principali cause di incremento della spesa sanitaria sono il personale”. …mi risentii molto, come si risente ogni collega che ne viene edotto, ovviamente non siamo d’accorto!
Una deduzione che pone il personale sanitario sullo stesso piano delle attrezzature ospedaliere, strutture murarie, apparecchi come RMN, TAC e PET (positron emission tomography) ecc. Un argomentazione che ha indotto chi dirige la sanità, dai politici agli amministratori, da nord a sud, passando per il centro, ad esternalizzare o chiudere molti servizi.
Le esternalizzazioni e le chiusure di strutture sanitarie sono modalità, per salvare “apparentemente” la spesa sanitaria e limitare le assunzioni di personale.
Il “personale esternalizzato” risulterà tra gli “acquisti” dell’economato, come fossero strumenti tipo matite o apparecchi per la Pet.
Il suddetto metodo era studiato per evitare di reintegrare il personale che andava in pensione, benché necessario, assumendo personale tramite società esternalizzate.
L’assunzione di personale, tramite intermediari, non è costato di meno del personale assunto direttamente! …il personale esternalizzato non ha modo di strutturarsi e di fidelizzarsi.
Fidelizzare il personale sanitario, nostra aspirazione, da sempre, dovrebbe mirare ad un insieme di azioni volte al mantenimento del personale, già esistente e si realizza principalmente attraverso una serie di strategie volte a creare il più elevato grado di soddisfazione del professionista sanitario. I diritti del personale sanitario non confligge con i diritti dei pazienti!
I professionisti sanitari, assunti tramite intermediari, alla prima chance di lavoro, migliore, con più garanzie, è letteralmente fuggito verso contesti più garantisti, sicuri e meglio pagati. L’esperienza acquisita dai quei colleghi è stata gettata al vento.
Un professionista sanitario, anche se esternalizzato, se ha acquisito esperienza nella preparazione e somministrazione di chemioterapici, in sala operaria, nel posizionamento di PICC (peripherally inserted central catheter), trova la sua collocazione velocemente e negli stessi contesti. E’ personale prezioso e stimato, ma profeti che non sono graditi nella loro terra. Sto dicendo che i nostri professionisti sanitari, così come infermieri, ostetriche, tecnici di laboratorio e di radiologia, medici, hanno difficoltà ad essere apprezzati nella sanità del loro territorio. I nostri professionisti sanitari, in ambienti lontani, vengono generalmente assunti e apprezzati, hanno meno difficoltà a far valere le proprie capacità e qualità. Non siamo profeti in patria, nei nostri territori originari! Purtroppo!
“Le principali cause di incremento della spesa sanitaria sono il personale” una frase che mi frulla nella mente da anni! Troppi! Ho voluto verificare e capire ciò che dicono gli eminenti economisti e politici.
Ho visto che un apparecchio PET (positron emission tomography), può costare, poco più, di quattro milioni di euro, spese d’istallazione compresa. Se venissero eseguiti 6760 prestazioni diagnostiche PET, a sei mesi dall’istallazione di un nuovo apparecchio, secondo i miei calcoli, l’apparecchio si è ripagato. Dopodiché si deve considerare le sole spese di manutenzione, che non sono poche!
Ragionando come i fini economisti, di cui sopra, il personale sanitario, dovrebbe costare solo durante i primi sei mesi, al massimo un anno, di lavoro, poi dovrebbe essere mantenuto solo per la manutenzione ordinaria, come per i vestiti e l’alimentazione?
Nessuno considera che i macchinari, sono efficientissimi appena istallati, con il passare degli anni, come succede con le nostre autovetture, la strumentazione si usura, fino al decadimento totale.
Il personale sanitario, diversamente dalle macchine, con il passare del tempo acquisisce esperienza preziosa, che nessuno si è mai preso la briga di valorizzare e/o valutare.
Tutto ciò è imbarazzante e poco costruttivo se si vuole valutare e organizzare il sistema sanitario nazionale.
Tutto ciò premesso, il 29.03.2023 davanti al Ministero della salute, vorremmo poter dire a chi ha la possibilità di cambiare le cose:
 Vogliamo più sicurezza verso gli operari sanitari, ma con fatti concreti. Mi dicono che il Ministro degli Interni sta dando direttive per intensificare la sicurezza negli ospedali, con Forze di Polizia. Le città, al momento designate, per essere attrezzate con le forze dell’ordine, sono le strutture pubbliche, a Milano, Roma, Napoli e Palermo. …ma di fronte a tutto ciò c’è il solito impedimento, manca anche il personale nelle Forze di Polizia.
Vorrei fosse riconosciuto il lavoro usurante ai professionisti sanitari. Non vogliamo un’elemosina, generalizzata. …mi piacerebbe che qualcuno si prendesse il disturbo di studiare il tasso di mortalità del personale sanitario, anche una volta in pensione. Durante il lockdown abbiamo visto ridurre, del 50% gli incidenti stradali. …ma fu vera gloria? Non vorrei aspettare i posteri per la sentenza.
Durante il lockdown poche persone potevano muoversi, che lavoro facevano le persone che hanno avuto incidenti? Qualcuno ha studiato tutto ciò? Una collega, nella provincia di Brindisi, è morta mentre tornava a casa, dopo il turno di notte. Un caso isolato? Secondo l’ISTAT, la collega deceduta, non fa statistica. Quando c’è un decesso, la modulistica, in uso negli ospedali, chiede se il deceduto/a era un dipendente pubblico o privato, dirigente o impiegato, …ma nessuno scrive e/o
registra se era un operatore sanitario o se era smontante da notte?
 Che fine hanno fatto le indennità di pronto soccorso? E’ stato firmato un CCNL nazionale, dove si stabiliva un indennità per il personale che esercita nei pronto soccorso, ma attualmente, fatte regioni fortunate, abbiamo sentito di poche applicazioni. Tra l’altro, sarebbe fantastico veder uniformare i contratti nazionali.
Nel privato ci sono numerosi contratti diversi che afferiscono a trattative diverse e variegate.
Sarebbe fantastico stabilire un reddito minimo garantito, ho visto colleghi pagati anche due euro l’ora, …e con progetti patrocinati dalla regione Lazio.
 La libera professione, questo è un argomento che definirei piuttosto bislacco. Il personale medico può fare la libera professione, esercitare con il privato, benché dipendente pubblico. Se il medico sceglie il rapporto di esclusività, ha diritto ad un prezioso indennizzo. Il professionista infermiere, sorpreso a fare attività extra, rischia il posto di lavoro, potrebbe essere accusato anche di concorrenza sleale verso l’ente per cui lavora. Un infermiere strumentista, ad esempio, che accompagna il chirurgo, in clinica privata, per un intervento chirurgico, potrebbe perdere il posto di lavoro. …ma l’utente si fa operare, nel privato, per seguire il chirurgo, non l’infermiere.
Vi aspettiamo il 29 marzo 2023, dalle ore 10.00, davanti al Ministero della salute, vogliamo aprire un dialogo costruttivo! Vogliamo essere parte in causa di una rivoluzione che porterà vantaggi al personale sanitario, ma soprattutto, alla cittadinanza, …ma anche alla politica che ne intuirà l’efficacia.

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