Orvieto, al teatro Mancinelli “L’ombra di Toto”

ORVIETO –  Il sipario del Teatro Mancinelli si alza Domenica 20 febbraio alle ore 17 per lo spettacolo “L’OMBRA DI TOTO’” con Yari Gugliucci, Sara Ricci e Vera Dragone scritto dalla giornalista e critica teatrale Emilia Costantini. Adattamento e regia di Stefano Reali. Scene di Carlo De Marino. Costumi di Laura Denavesques. Luci di David Darittoni. Produzione Nicola Canonico per Good Mood.

Lo spettacolo è ambientato a Napoli al Rione Sanità dove, il 17 aprile 1967, si sta celebrando il funerale di Totò. Nella folla che si accalca lenta, accaldata, ondeggiante in piazza Mercato davanti alla Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore, un fiume di gente attonita, addolorata e scomposta rende l’estremo omaggio ad Antonio de Curtis, morto due giorni prima a Roma.
La Questura parla di centoventimila persone, una ressa incredibile ma non imprevedibile che quasi impedisce alla compagna dell’attore, Franca Faldini, e alla figlia Liliana di seguire la bara.
Una donna col fazzoletto nero in testa lancia un grido stridulo, additando un individuo che procede lento dietro al feretro. “Sì! Oddio! È proprio lui!”. Un uomo esclama: Guardate là! Totò è vivo! Totò non è morto! è resuscitato!”. Gli fa eco un’altra popolana che stringe il rosario tra le mani… emozionata, il fiato strozzato in gola, le manca il respiro, si piega sulle gambe e sviene. Ma che sta succedendo? Il personaggio che viene indicato è sconosciuto ai più, ma per molti anni è stato a fianco del grande attore: lo ha seguito, sostenuto e spesso sostituito, soprattutto da quando Totò divenne completamente cieco. Dino Valdi ne è stato infatti la controfigura, affezionata e devota. Durante il funerale – il secondo dei tre che furono celebrati in onore del defunto – Valdi viene avvicinato da una giornalista del quotidiano Il Mattino di Napoli che, incuriosita dalle urla e dagli svenimenti, gli chiede di rilasciargli un’intervista, proprio per raccontare, a modo suo, la vita del Principe della risata.
La pièce teatrale è un’intervista immaginaria, che traccia la biografia “non autorizzata” del celebre Totò – il Principe Antonio De Curtis – la cui vita viene raccontata in maniera inedita da colui che ne ha rappresentato l’umile ombra, Dino Valdi appunto – nome d’arte di Osvaldo Natale – per anni controfigura ufficiale di Totò, che almeno una volta nella sua vita, diventa, improvvisamente e inconsapevolmente protagonista assoluto di una storia che non è la sua e che attraverso i suoi ricordi fa riemergere fatti e personaggi del percorso artistico e familiare, pubblico e privato, del celebre attore.

Yari Gugliucci è nato a Salerno ed è laureato in sociologia e in filosofia. Da attore ha esordito nel cinema con il film Isotta (1996) successivamente ha interpretato Giancarlo Siani il giornalista napoletano assassinato dalla camorra nel film E io ti seguo (2003)., ha collaborato con grandi registi come Lina Wertmuller in Ferdinando e Carolina (1999) nei panni di Gennarino Rivelli, amico del Re Borbone, e nel film per la televisione Francesca e Nunziata (2001), e con i Fratelli Taviani nella miniserie televisiva Luisa Sanfelice (2004) nel ruolo del giacobino Michele Capopolo. Nel ruolo Caliban ha lavorato con il regista polacco Rebinsky nel suo riadattamento de La Tempesta di William Shakespeare con Michelle Pfeiffer e Kevin Kline. In Inghilterra ha girato il fikm televisivo La mia casa in Umbria di Richard Loncraine (2003) coprodotto da BBC e Hbo accanto a Maggie Smith e Timothy Spall con il quale nel 2008 ha lavorato anche al remake di Camera con vista, di Nicholas Renton prodotto da Itv. In televisione ha interpretato uno strampalato avvocato divorzista in Cuore contro cuore diretto da Riccardo Mosca e Francesco II l’ultimo Re di Napoli in Eravamo solo Mille di Stefano Reali (2006) e Giovanni Caruso in Caruso, la voce dell’amore (2012). Ha scritto Billy Sacramento.
Molto legato sin dall’infanzia alla figura di Totò, che ha interpretato nello spettacolo Un principe in frac al festival di Edimburgo, di Dino Valdi ricorda il legame fortissimo che ebbe con Totò di cui fu più di una controfigura, un amico e confessore, uno di famiglia. Ma di lui quasi non c’è più traccia e resta ormai un personaggio immaginario, morto dimenticato nel 2003.

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