VITERBO – L’associazione culturale Il Fascino del Passato E.T.S di Viterbo, da anni ormai operante sul territorio, nell’intento di conservare e valorizzare tutte le testimonianze aventi valore di civiltà, nei giorni scorsi si è recata presso l’Idroscalo di Ostia (RM). Qui purtroppo la notte che separa i santi dai morti, tra il 1 e 2 novembre 1975, il mattino seguente, fu rinvenuto il corpo massacrato del poeta friulano Pier Paolo Pasolini, tra gli intellettuali più infangati e discussi del XX secolo. Fu trovato dalla signora Lollobrigida, proprietaria dell’ormai demolito, stabilimento Buttinelli, omonima tavoletta macera, che avrebbe percosso a morte il poeta. Ella avvisò le autorità, dicendo di aver scambiato un corpo morto maciullato, per un sacco di immondizia.
Marco Rossi, attore-regista e Narratore di Comunità Unitus, da anni studia la figura del poeta, la sua epopea e ciò che ancora ad oggi, Pasolini rappresenta e ha fatto di importante, anche per la Tuscia, in primis l’aver voluto e sostenuto la statalizzazione dell’Università degli studi della Tuscia. Rossi cerca di riscattare l’onorabilità dell’intellettuale, portando avanti alcune tesi, supposizioni riguardanti la sua morte misteriosa, tra i delitti più efferati del secolo scorso.
Nel 2022, l’associazione ha lavorato per il centenario della nascita di Pasolini (1922-2022), toccando molti borghi della Tuscia, cari al poeta, per prima l’amata torre d’avorio di Chia (fraz. Soriano nel Cimino), che acquistò nell’ottobre del 1970, da Augusto Parsi, abitante del posto.
Per l’occasione è stato girato il docufilm “Comizi di Tuscia” – Pier Paolo sapeva farti innamorare, dove molte fonti riferivano della mitezza, gentilezza, garbo, cordialità, che aveva Pasolini con tutti. Fece anche lavorare persone indigenti sia nel film Il vangelo secondo Matteo (1964) e il tanto discusso ultimo film del regista dello scandalo, Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975)
Non mancano testimonianze di “partitelle” di calcio improvvisate, tra lo sterrato della Molinella e il campo da calcio di Bomarzo (VT), che finivano con i ragazzi minorenni del borgo, nella torre medievale di Colle Casale, con meranda a base d’acqua, pane e prosciutto. Spesso vi erano i compagni di vita di Pasolini: Ninetto Davoli, i fratelli Citti e di rado un timido ed introverso Moravia. Tutti hanno detto che mai il poeta si è permesso strane confidenze, o avance sessuali. Anzi, quando nella piazza di Chia, arrivò la notizia della morte, l’aria si paralizzò e nessuno prima di allora, aveva compreso che cosa fosse l’omosessualità, poichè i radiogiornali dicevano che era nella sua macchina (alfa romeo gt Giulia 2000), con un certo Giuseppe Pelosi di anni 16, noto alle autorità, detto Pino la rana, l’unico che poi pagò realmente per l’omicidio Pasolini.
In occasione dell’anno pasoliniano cinquant’anni anni dalla morte dello scrittore-regista (1975 2025), Marco Rossi, si è voluto recare da solo in quei luoghi, così come fece lo stesso Pasolini, nella speranza di riuscire a fare un pò di chiarezza e mettere le testimonianze di due comunità a confronto.
All’Idroscalo, l’atmosfera è cupa, nonostante il sole splendente. Cumuli di macerie, immondizia, fogne che allagano strade sconnesse, cassonetti in fiamme, fanno da cornice ad un bar fatiscente in fondo al molo. Dove invece vi è il monumento dedicato alla memoria di Pasolini, dello scultore Mario Rosati, posto dal Comune di Roma, il 2 novembre 2005, per i trent’anni dalla morte, l’atmosfera è placida e quieta, tra arbusti e conifere di mare. Soffia una soave brezza marina, che alza la sabbia delle dune, al di là della recinzione. Ad oggi vi è il parco letterario, ed è oasi protetta. Intorno al monolite in travertino, vi sono panchine, con vialetto in tufo, con targhe che recano aforismi estrapolati dalle opere dello scrittore. Inoltre vi sono luci, telecamere e anche un
cestino per la raccolta differenziata.
Al bar dell’Idroscalo il Narratore di Comunità, offrendo un caffè, ha cercato di avvicinare qualche cliente, ragazzo di vita, al fine di chiedere informazione. Una volta presentato, la signora del bar ed i clienti, hanno accolto con estrema gentilezza il nuovo ospite, ma hanno cercato di essere evasivi, riguardo ad alcune domande del tipo chi e perché hanno ammazzato Pasolini?
La barista alla fine ha rotto il silenzio e come affermarono alcune donne presenti, la mattina del ritrovamento del corpo, ha detto che aveva fatto la fine che si meritava, poiché da sempre perseguitava i ragazzi.
Il Narratore, chiede se possibile una macchinazione di Stato, per tappare definitivamente la bocca ad un intellettuale, così scomodo.
Un presente, giovane sui quarantacinque anni, sostiene la tesi della signora. Aggiunge inoltre che il parco non gli doveva essere dedicato e che quelle luci, il Comune le poteva installare nelle vie dove abitano loro. Alla fine il signore aggiunge, che qui tutti sanno quella famosa verità, qui tanti hanno partecipato, con altri di zone limitrofe, come: la Magliana, il Tufello, etc. Ormai lo volevano morto per le sue insistenze e strane richieste sessuali. A questo punto Rossi, ha detto che nel viterbese le opinioni erano differenti e contrastanti e anche a Roma vi sono studiosi e personaggi noti, che sostengono il famoso complotto di Stato, con i servizi segreti deviati e loggia massonica P2 etc. Il signore ribadisce ha fatto la fine di tanti altri come lui, quella che meritava. Quaggiù ti ci portano solo per morire.
Noi dell’associazione abbiamo intervistato e mediato opere letterarie di giornalisti, scrittori e professori, che all’unanimità, anche loro più volte hanno sostenuto che fosse una fine annunciata e che proprio quel sottoproletariato suburbano, che tanto il poeta amava nelle sue opere e culturalmente voleva elevare in una denuncia sociale, in realtà vessati dalle continue richieste
sessuali, lo avessero infine voluto morto.
Il Narratore, ha voluto concludere il caso con una strofa poetica scritta da lui:
“Servisti a Dio per non disperarlo/della sua creazione;/ servisti perché raccolto
in un punto:/agile, forte, delicato, fino, piccolo/fosti l’ultimo Uomo sulla Terra./
E fosti il più completo:/eri uomo, donna, anziano/ed eri bambino/ed eri
placenta;/e fosti angelo salvifico/e peccasti,/proprio come il primo
Uomo./Proprio come l’uomo.”
a cura di Marco Rossi
Attore-regista e Narratore di Comunità Unitus”, presidente associazione “Il fascino del passato”