Pesci morti, alghe e pericolo batteri: la difficile estate del mare di Feniglia e Ansedonia, frequentato anche dai viterbesi

di ANNA MARIA STEFANINI-

ORBETELLO – A giugno, le spiagge della Feniglia e di Ansedonia, abitualmente frequentate anche dai viterbesi e dagli abitanti della Tuscia, apparivano limpide e trasparenti, con la sabbia dorata e con quei panorami stupendi che l’Argentario sa regalare ai suoi ospiti. A distanza di un mese di temperature elevate, tutto è cambiato: morie di pesci, aumento di batteri nei frutti di mare, alghe maleodoranti hanno invaso le spiagge, mucillagine e fioriture particolari. Il paradiso si è trasformato in un inferno. Nell’estate italiana di fine luglio gli effetti dell’aumento delle temperature dei mari non sono più soltanto percepibili a sensazione, ma sono visibili a tutti con effetti che, alla vigilia delle ferie di agosto, potrebbero provocare danni a livello turistico ed economico.
Le alghe, il cattivo odore e i grandi disagi anche agli ecosistemi naturali, in certi casi pericolosi per la salute dell’uomo, sono continuamente monitorati.
In Toscana, come già accaduto anche nel 2015, nella laguna di Orbetello, si sta verificando una grave moria di pesci legata al surriscaldamento delle acque, alla decomposizione delle alghe e soprattutto all’anossia, la scarsità di ossigeno. Migliaia di carcasse, in questa zona di allevamenti ittici, sono emerse in superficie portando disagi ai bagnanti e cattivo odore percepibile anche sulla riva del mare. Gli allevamenti locali parlano di gravi perdite anche se è ancora presto per stimare i danni per il numero di orate, spigole, anguille e altri tipi di pesci morti, una cifra che sembra però purtroppo superiore ai tragici eventi di nove anni fa.

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