Riceviamo da Vittorio Filippi e pubblichiamo: “Pian di Spille, litorale laziale prossimo a Tarquinia, nel viterbese, a tanti potrebbe non dire nulla. Ma chi ha vestito con orgoglio la divisa delle Forze Armate italiane è un posto che resta scolpito nella memoria, nell’animo e quel ricordo diventa assordante e metallico rumore guardando i polpastrelli delle dita e chiudendo gli occhi.
E’ solo allora che risenti il sudore e la tensione che salgono, ripensi alla Squadra, all’allineamento, torni a controllare le sicure delle bombe SRCM mod. 35, controlli i caricatori, conti e accarezzi i 7,62 Full Metal Jacket del tuo munizionamento individuale, controlli l’allacciatura dell’elmetto, cerchi lo sguardo complice del pilota VTC-M113, poi dentro….pronti…senti il fuoco amico delle Squadre in azione prima della tua, ti concentri sui tempi, sulla tua arma, sul tuo FAL e, nel mio caso, sulla fedele mitragliatrice MG 42/59 con i suoi nastri da 50 colpi che dovranno scivolare e allora parli con il “servente”, gli ricordi che dobbiamo avanzare e coprire gli altri, che noi siamo la loro assicurazione e che appigli tattici e mimetizzazione dovranno essere perfetti, niente è dato al caso (imprevedibilità ed improvvisazione non sono il menù di oggi) e per questo fondamentale è l’esplorazione e la ricognizione preventiva …. Il cuore del carro puzza di carburante. C’è silenzio. Si avanza e si attende il comando. Poi il portello che viene giù, fuori !! Tutti per uno e uno per tutti !!! Pochi secondi per prendere posizione, sbalzi e senti i cardi che ti entrano nella pelle se non sono altro poi ecco, il segnale ! Si avanza !! Fuoco, sbalzo, fuoco, sbalzo, fuoco, … e ogni sbalzo diventi più adulto. Quando ci si torna molte settimane dopo sei un altro uomo e un altro soldato. Il FAL e la MG 42/59 sono diventati il tiro di Browning 12.7 con munizionamento PIT (perforante, incendiario, tracciante): se da quelle parti passasse un B-747 e sfuggisse allo sgombero lo tireresti giù come un piattello all’Olimpiade.
Pian di Spille è uno zainetto tattico che diventa casa, è uno strumento tattico che diventa latrina, è turni di guardia, è una spiaggia d’estate dove l’anfibio non sarà mai infradito perché devi imparare a diventare uomo prima che soldato, è il sacrificio senza la certezza dell’obiettivo.
Correva l’estate del 1989, come oggi. Là sparava il 136° corso AUC. Anche la si formava la mia leva e una parte sana di quell’Italia per la quale imparavamo a lottare.
Dicono che a Pian di Spille quel sudore, i cardi, i bossoli, le maglie dei nastri MG, le nostre orme, le asperità del terreno, i solchi dei carri diventeranno presto un parcheggio.
Eppure il mio sguardo è ancora là, fisso sull’obiettivo. Non falliremo. Eravamo e siamo il 136°.
Fortior ex adversis resurgo.
136° Corso Allievi Ufficiali – 1989
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