Pillole di scacchi

di FRANCESCO CIUCHI-

Dopo panettoni, pandori e torroni è ora di fare lo zaino, indossare scarponi e guanti per riprendere il nostro viaggio scacchistico e attraversare i Pirenei (dalla Spagna dove eravamo rimasti) per trasferirci nella Francia del XVIII secolo. Il ‘700 e ancor più l’800 sono secoli cruciali per la storia del nostro “gioco”, poiché proprio in questo lasso di tempo si andò delineando la colonna vertebrale di alcuni aspetti del gioco moderno. Dico alcuni perché il vero e proprio stacco, la vera e propria rivoluzione si avrà solo ai primi del ‘900 con Richard Rèti e Aaron Nimzowitsch, ma questa è un’altra storia.
Siamo a Dreux, nella valle della Loira, ed è il 1726; qui nacque il 7 settembre Francois- André Danicán Philidor. Proveniva da una famiglia di musicisti e lui stesso era un compositore, esibendosi addirittura davanti al re Luigi XIII. La svolta cruciale nella vita Scacchistica di Philidor avvenne nel 1740, quando iniziò a frequentare il famigerato Cafè de la Règence, crocevia di scacchisti per oltre due secoli. Qui conobbe il suo maestro Legall de Kermeur che passerà alla storia per il suo famoso ( almeno per noi scacchisti) scacco matto con sacrificio di Regina. Ben presto Philidor superò in forza il suo maestro divenendo a sua volta uno dei migliori giocatori in circolazione. Nel 1747 sconfisse in Inghilterra con un sonoro 8-1 il siriano Philip Stamma, che fu anche un ottimo compositore di scacchi; due anni più tardi pubblicò il suo libro ” Analisi del gioco degli scacchi” che rimase un punto di riferimento per circa un secolo. In esso analizzó e capì l’importanza di un centro di pedoni forte e teorizzó il metodo Philidor, valido ancora oggi a distanza di tre secoli, per ottenere un pareggio forzato in una situazione particolare di svantaggio ( non mi addentreró nei dettagli qui). Fu ancora un pioniere del gioco alla cieca cimentandosi in una simultanea contro tre avversari e impresse al gioco un aspetto logico, di raziocinio piuttosto che pratico e istintivo. Fu il primo a intuire l’ importanza dei pedoni e suo è il motto ” I pedoni sono l’anima degli scacchi”. Si dedicò alla didattica riscuotendo molto successo fino al 1795 anno in cui mancó.
Di seguito una partita di Philidor durante una simultanea del 1790 dove concesse anche il bianco al suo avversario.
Sheldon- Philidor 1790
1.e4-e5; 2. Ac4-c6; 3. Cf3-d5; 4.exd5-cxd5; 5. Ab3- Cc6; 6. d4-e4; 7. Ce5-Ae6; 8. O-O-f6; 9. Cxc6-bxc6; 10. f3-f5; 11. Ae3-Cf6; 12.Cd2-Ad6; 13. c4-0-0; 14. Aa4- Dc7; 15. f4- Cg4; 16. De2- Cxe3; 17. Dxe3- c5; 18. Cb3-dxc4; 19. Cxc5- Axc5; 20. dxc5- Tac8; 21. c6-Tfd8; 22. Tfd1-Td3; 23. Txd3-cxd3; 24. Ab3-Axb3; 25. axb3- Db6; 26. Rf2- Dxe3+; 27. Rxe3-Txc6; 28. Txa7- Td6; 29.Rd2- e3+; 30. Rxe3-d2; 31. Ta1-d1=D ( il pedone si promuove a regina) e il bianco abbandona

Print Friendly, PDF & Email
Condividi con:
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE