Piove, governo ladro!

di FRANCESCO MATTIOLI-

“Piove, governo ladro!”. Una espressione che vuole fare il verso a tutti quei cittadini che incolpano il potere, quale che esso sia, di qualsiasi cosa accada, perfino riguardo agli eventi atmosferici, sui quali nessuno può più di tanto. Origine dell’espressione molto dibattuta, ma che comunque descrive bene l’atteggiamento di un popolino qualunquista che ha una sfiducia quasi anarchica nei confronti del potere. D’altronde, un popolo che per quasi due millenni ha patito sotto questo o quel potente, fosse il papa, l’imperatore, il re, il principe, il cardinale, il duca, il conte o il podestà e che ha conosciuto il termine “democrazia” solo nel secondo dopoguerra, e con molte contraddizioni, difficilmente potrebbe grondare fiducia in chi comanda. Perfino se comanda attraverso democratiche e libere elezioni; tanto, in politica, o hai amici, o hai nemici.
“L’italiano ha scarsa coscienza civica” sentenziava Franco Ferrarotti “ è abituato al panem et circenses e si calma solo se pensa di avere la pancia piena”. Così, è difficile persino convincerlo alle rivoluzioni, si lamentava Gramsci.
Ma non è di politica che voglio parlare.
C’è uno sport che a Viterbo non ha mai accusato crisi. E’ quello di lamentarsi di chi amministra la città. Che lo facciano le opposizioni, passi; è il loro mestiere. Che lo faccia il singolo cittadino sarebbe persino il top della democrazia. Solo che per lamentarsi di qualcosa che non va, uno deve avere la coscienza pulita. Ricordo che un mio cuginetto faceva la cacca per terra e poi correva dalla madre gridando: “Mamma, mamma, c’è la cacca per terra”, come se lo scoprisse in quel momento e fosse sconvolto da tanta sporcizia.
Molti viterbesi si comportano così. Certo, è necessario indignarsi per le erbacce che impediscono di usare i marciapiede, per la mancanza di cestini per i rifiuti, per una pavimentazione stradale malmessa, per certe facciate del centro storico degradate, perfino per la mancanza di servizi pubblici efficienti. Ma quanti sono i cittadini viterbesi che abbandonano masserizie e roba dismessa sulla pubblica via? Quanti gettano rifiuti per terra? Quanti si disinteressano del decoro delle loro abitazioni? Quanti lasciano che la vegetazione dei propri giardini si riversi sullo spazio pubblico impedendo di usarlo? Quanti sono indisponibili ad usare i bus urbani (roba da sfigati…) e prendono l’auto pure per percorrere qualche centinaio di metri?
“Medice cura te ipsum (Medico, cura te stesso)!” avvertivano gli antichi. E allora, è evidente che almeno una parte del degrado di questa città che aspira a farsi centro turistico e culturale internazionale, ma esprime ben poca educazione civica, dipende non solo – e cronicamente – dai suoi amministratori, sempre presi da altri problemi (imputati agli impacci della burocrazia, ma più spesso di bassa macelleria politica…) a prescindere dal loro colore politico, ma dipende anche dalla scarsa educazione dei cittadini, dalla loro precaria maturità civica, dal loro pressapochismo nel concepire la vita associativa di una collettività.
“Eh, sì: piove, governo ladro”.

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