Più Covid meno cultura

di MARCO ZAPPA-

VITERBO- Il quadro italiano riguardo alla cultura già di per se molto depresso è stato ulteriormente offeso dalla pandemia che di fatto dura da Febbraio scorso.
Mi associo a tutti quelli che ritengono assurdo chiudere i luoghi deputati all’edificazione dello spirito e dell’anima in nome di un terrore che appare ingiustificato.
Una recente visita a Pompei mi ha dimostrato per l’ennesima volta l’assurdità di certe chiusure del tutto ingiustificate: nel caso specifico del sito archeologico campano, per lo più all’aperto e talmente vasto da escludere assembramenti, intervengono logiche sindacali che limitano il personale a scapito della fruibilità degli scavi.
Così tante delle attrattive più gettonate di Pompei sono chiuse e quindi inaccessibili, per la gioia di quei turisti che chissà, una sola volta nella vita hanno intrapreso un viaggio magari lungo e costoso.
E poi i teatri, cinema, esposizioni, costituiscono tutto un mondo che prima ancora del covid era già in profonda crisi e smobilitazione…figuriamoci oggi.
Certo, si dirà, davanti all’emergenza e al rischio della morte chissenefrega della cultura, ma si dimentica che oltre all’edificazione dell’anima e dell’intelletto essa costituisce un indotto di sostentamento per moltissime persone così non se ne parla mai al contrario delle continue e giuste polemiche riguardo la ristorazione e altri settori del lavoro.
Solamente negli ultimi tempi qualche esponente di cinema e teatro ha deciso di sollevare il problema mettendoci la faccia…troppo poco per attirare l’attenzione di un governo italiano amministrato male e in ritardo su tutto.
Va considerato poi che non tutti tirano a campare solo con l’unico scopo di lavorare e riempirsi la “pansa”, al contrario, considerano vitale quanto e più di una medicina lo stato ottimale della salute mentale che deriva dallo svago e dalla gioia di vivere.
Insomma ci sono delle attività che grazie al beneficio che sanno trasmettere all’uomo, sono in grado di controbattere le difficoltà della vita, le ansie e paure che derivano da notizie sempre più raccapriccianti e tristi, quelle che sentiamo giornalmente nei tg nazionali.
Ma in un periodo così contrastato il capolavoro l’ha confezionato addirittura il ministro Franceschini, un uomo che si vanta di amare l’arte e la cultura, ma che di fatto ha svenduto la nostra identità.
Come?
Lo leggerete nel prossimo articolo.

 

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