di ROSANNA DE MARCHI-
VITERBO- Lungo le mura della nostra città possiamo ammirare ancora delle bellissime Porte lignee; altre purtroppo sono state abbattute per dare un aspetto più moderno e agevole alla città; una delle più antiche e importanti porte di Viterbo era la cosiddetta “Porta della Libertà”. Porta Sonsa o Sonza.
La porta Sonza, attualmente scomparsa, si ergeva in via Corso Italia, nei pressi dell’attuale piazza Giuseppe Verdi. Un’epigrafe che inizialmente era posta su di essa è oggi murata all’incrocio tra via Mazzini e Corso Italia, all’esterno dell’ex chiesa di S. Matteo in Sonza.
L’epigrafe, in caratteri del XII secolo, riferisce che fu costruita sotto il pontificato di Pasquale II (1099-1118) e l’impero di Enrico IV (1056-1106).
I primi versi dell’epigrafe ricordano il privilegio che Arrigo VI, imperatore di Germania figlio dell’imperatore Barbarossa, accordò ad essa, essi recitano infatti: “Mi chiamo Sonza, porta della splendida Viterbo, ho un grande onore e privilegio perenne.
Chiunque sia gravato da condizione servile, se diventerà mio cittadino sarà considerato un uomo libero”.
Murata sotto la lapide vi è la mostra di una piccola fontana la cui forma ricorda l’imbotte di una porta, questo fa sì che molti cadano nell’errore di credere possa trattarsi della porta Sonza, purtroppo è errato, una scritta sull’arco della piccola fontana ricorda infatti che un certo Martinelli aveva trovato a sue spese l’acqua e l’aveva resa di pubblico utilizzo nel 1634.
Tutto ciò che resta, dunque, dell’antica porta, è solo la lapide marmorea sopra citata”.
Tratto dal libro: 1900” Cent’anni di Storie Italiane”